
Blu, la sezione degli orrori del carcere di Trapani
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L'inferno? E' di colore ... blu.
La sezione Blu del carcere Pietro Cerulli di Trapani, ufficialmente destinata all’isolamento diurno e notturno dei detenuti, si è rivelata teatro di abusi sistematici e violenze che hanno dato vita a un clima di terrore e disumanizzazione. È quanto emerso dall’inchiesta della Procura della Repubblica di Trapani, che ha portato alla luce una serie di episodi drammatici avvenuti all’interno di questa specifica area della struttura penitenziaria.
Cos’è la sezione Blu?
La sezione Blu è il reparto di isolamento del carcere, dove vengono trasferiti detenuti che necessitano di una sorveglianza speciale o che devono essere separati dal resto della popolazione carceraria per ragioni disciplinari o di sicurezza. Qui, ogni cella è isolata e il contatto tra i detenuti è minimo. Tuttavia, secondo le indagini, questo spazio avrebbe perso la sua funzione istituzionale, trasformandosi in un luogo dove le regole erano sostituite dall’arbitrarietà e dalla violenza.
Cosa avveniva nella sezione Blu?
Secondo il quadro accusatorio, nella sezione Blu sarebbero stati commessi atti di tortura, percosse e umiliazioni sistematiche nei confronti dei detenuti più vulnerabili. In particolare, gli agenti avrebbero instaurato un clima di paura, utilizzando la violenza non come extrema ratio, ma come metodo punitivo e coercitivo. Tra gli episodi contestati:
- Percosse gratuite: detenuti picchiati con schiaffi, pugni, calci e talvolta trascinati lungo i corridoi della sezione, spesso già immobilizzati e incapaci di reagire.
- Lanci di acqua e urina: gli indagati avrebbero utilizzato questi atti come forma di scherno e umiliazione, riducendo i detenuti a oggetti di derisione.
- Denudamenti forzati e insulti razzisti: in diversi casi, i detenuti venivano costretti a spogliarsi davanti agli agenti e ai loro colleghi, tra risate e commenti denigratori, spesso con connotazioni razziste.
- Omertà interna: numerosi agenti, pur essendo presenti durante gli episodi, avrebbero omesso di intervenire, contribuendo a creare una cultura del silenzio e dell’impunità.
Il “clima di terrore” nella sezione Blu
Le violenze all’interno della sezione Blu non erano episodi isolati, ma parte di una gestione che la Procura ha definito “connotata da elementi di sistematicità”. I detenuti vivevano sotto la costante minaccia di ritorsioni, con alcuni episodi che includevano percosse per motivi futili o arbitrarie spedizioni punitive.
Uno degli aspetti più gravi è rappresentato dalle vittime, spesso persone vulnerabili, come soggetti con disturbi psichiatrici o stranieri, che trovavano in questa sezione il culmine delle loro sofferenze. Le telecamere nascoste installate dagli investigatori hanno registrato le immagini di agenti che entravano in gruppo nelle celle, agendo senza alcun rispetto per la dignità dei detenuti.
L’impatto delle indagini
La sezione Blu è diventata il fulcro dell’inchiesta che ha portato all’arresto di 11 agenti e a provvedimenti cautelari per altri 14. Gli episodi documentati non solo violano i diritti fondamentali delle persone detenute, ma rappresentano un tradimento del ruolo istituzionale degli operatori.
Come sottolineato dalla Procura, il carcere dovrebbe essere una “casa di vetro”, dove la legalità e il rispetto della dignità umana sono garantiti. Quanto avvenuto nella sezione Blu, invece, sembra lontano anni luce da questi principi.
Una riflessione necessaria
Le indagini proseguono per accertare ulteriori responsabilità e valutare come sia stato possibile che un’area così cruciale per la gestione penitenziaria sia stata trasformata in quello che è stato definito un “girone dantesco”. La sezione Blu del carcere di Trapani diventa così il simbolo di un sistema che necessita di riforme profonde, sia per tutelare i diritti dei detenuti sia per garantire un ambiente di lavoro sano per la maggioranza degli agenti penitenziari che operano con integrità.

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