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23/05/2025 06:00:00

Il voto Favignana, l’isola alle urne tra processi, appalti e ritorni eccellenti

 A Favignana si torna al voto il 25 e 26 maggio, ma per molti elettori la sensazione è quella di un déjà vu. È come se il tempo si fosse fermato al luglio del 2020, quando la Procura di Trapani scoprì un presunto intreccio di favori, nomine pilotate e appalti truccati nel cuore delle Egadi. L’operazione si chiamava “Aegades”, e portò agli arresti domiciliari il sindaco in carica, Giuseppe Pagoto, provocando lo scioglimento del Consiglio comunale e l’arrivo, dopo elezioni straordinarie, di un sindaco noto per la sua carriera politica nazionale: Francesco Forgione.

Oggi, tutto è cambiato. E tutto è tornato com’era.
Pagoto è di nuovo candidato sindaco, con lo stesso processo ancora in corso, imputato per corruzione, falso ideologico e turbativa d’asta. E con lui, sulle liste, molti dei volti che in quell’inchiesta finirono sotto la lente dei magistrati. Dall’altra parte, a sfidarlo, c’è Francesco Sammartano, consigliere comunale uscente, ma a tirare le fila della sua candidatura è Gaspare Ernandez, ex sindaco rimosso dalla Regione per gravi inadempienze, e anche lui protagonista — insieme alla figlia Kim, oggi candidata — di uno dei passaggi chiave dell’inchiesta Aegades.

“Quale sindaco oggi non è sotto processo?”, dice Pagoto. E il paradosso più grande è che il Comune, costituito parte civile nel procedimento penale, potrebbe presto essere governato proprio da chi è ancora imputato.

Cinque anni fa, Pagoto venne travolto da un’indagine che ricostruiva un sistema opaco di potere, clientelismo e favori incrociati. Dieci imputati, tra politici, tecnici e imprenditori, accusati di aver manipolato gare d’appalto, nomine e procedure amministrative.  “Quella della condanna è un’eventualità che abbiamo preso in considerazione – dichiara – ma io sono assolutamente sereno”.

La legge Severino prevede la sospensione automatica dalla carica in caso di condanna in primo grado di particolare gravità, ma Pagoto è convinto che ciò non accadrà. E si presenta con una lista — “Movimento per le Egadi” — che ha il sapore di un ritorno. Tra i nomi spiccano Dafne Borgia e Ignazio Lucido, designati assessori, ma soprattutto Pietro Giangrasso, il consigliere del Partito Democratico che fu determinante nella sfiducia a Francesco Forgione, firmata a febbraio da una maggioranza trasversale di centrodestra e centrosinistra.

A sostegno di questa operazione c’è anche il deputato regionale Dario Safina, del PD, che ha sostenuto pubblicamente Giangrasso. Una scelta che ha spaccato il partito e lasciato disorientati molti elettori. “È incredibile che cinque anni dopo l’operazione Aegades, quegli stessi nomi siano ancora protagonisti della campagna elettorale” – commenta Michele Rallo, della segreteria provinciale del Pd.

Dall’altra parte, la candidatura di Sammartano è tutto fuorché una novità. Formalmente è un civico, ma dietro la sua lista “Egadi Meravigliose” c’è l’ex sindaco Gaspare Ernandez, oggi coordinatore di Forza Italia sull’arcipelago. Ernandez fu rimosso nel 2006 dalla Regione Siciliana per gravi inadempienze amministrative, e negli atti dell’inchiesta Egades risulta coinvolto in un episodio emblematico.

Secondo la Procura, infatti, Ernandez avrebbe ottenuto — con vere e proprie minacce rivolte a Pagoto — la nomina della figlia Kim a presidente della commissione consiliare di controllo sull’Area Marina Protetta. Un incarico strategico, gestito secondo logiche che nulla avevano a che fare con il merito o la trasparenza. E oggi Kim Ernandez è candidata al Consiglio comunale nella lista di Sammartano.

Due figure chiave dell’inchiesta che si ritrovano, cinque anni dopo, una in lista, l’altra dietro le quinte, a contendersi il governo dell’isola. “Tra noi candidati c’è massimo rispetto – dice Pagoto – e tutto avviene nella normale dialettica elettorale”.

Forgione, che oggi osserva da fuori, non ci sta. Denuncia il ritorno del “vecchio sistema”, quello stesso sistema che secondo lui ha governato per anni le Egadi e che oggi mira a gestire i grandi appalti preparati dalla sua amministrazione. Il principale è quello da 26 milioni e 350 mila euro per la messa in sicurezza del porto di Favignana, con lavori che comprendono una nuova diga foranea, la riqualificazione delle banchine e opere per garantire sicurezza operativa anche in caso di maltempo. “Devono spiegare perché mi hanno sfiduciato proprio ora che stavamo andando in gara”, accusa l’ex sindaco.

E mentre la campagna elettorale scorre tra vecchie ruggini e nuove promesse, risuona uno slogan che ricorre sempre più spesso: “Favignana ai favignanesi”.
Lo ripete Sammartano, lo dicono e i sostenitori di Pagoto. È il motto della rivendicazione identitaria.  “Per cinque anni abbiamo avuto un sindaco assente – attacca Sammartano – troppo spesso lontano dall’isola e dalle sue necessità”.