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22/06/2025 06:00:00

Perché la cultura fa paura alla politica?

La Cultura perché fa paura alla politica? Me lo chiedo da sempre e l’unica sciocca conclusione dove posso arrivare è che temano i pensieri divergenti, i pensieri che possano confutare realtà non veritiere, pensieri che con lo studio e la lettura ci facciano tutti osservare il quotidiano da altri punti di vista. Pensieri che raccontino altre storie.

Non è più un problema dei migliori a dirigere un museo o un teatro - quello a parole -, i fatti raccontano altro: è con ostinazione voler essere loro egemonia di un processo storico, e allora mi chiedo ma quale egemonia culturale in questo caso? Il problema è che si fatica a fare cultura, punto.
Si parla di Gramsci senza averlo letto, si invoca l’identità italiana mentre la mostra sulle legioni romane sta al British Museum di Londra, tutta la narrazione sulla mostra sul Futurismo alla Galleria Nazionale a Roma di qualche mese addietro è stata disturbante, l’esposizione era bella senza e senza ma. Stucchevole il resto.
Vuoi davvero costruire un’egemonia? Coopta i migliori, non chiuderti nel tuo bozzolo per puro tornaconto e per gestire risorse e posti di lavoro, la Cultura è altro.
Cosa nel 2025 non è limpidamente chiaro alla politica, e fornisco qualche esempio recente così che si possa eventualmente confutare quanto affermo: Agrigento Capitale della Cultura 2025, andai alla conferenza stampa della presentazione del programma a Palazzo Grazioli a Roma con le migliori intenzioni. Ne scrissi con la speranza che questa enorme opportunità venisse colta non dalla sola Città ma dall’Isola intera per andare oltre la narrazione (superba, ma lei sta lì da sempre…) della Valle dei Templi. Senza ombra di smentita, oggi la cosa più dignitosa da fare è riconsegnare il titolo al Ministero della Cultura, hanno miseramente fallito nella gestione - perché il dossier era di livello e il programma anche -, ma quella classe dirigente è stata di una strafottenza unica e miope, e il disastro è arrivato.
Per due anni Christian Greco - attuale Direttore del Museo Egizio di Torino (riconfermato nei giorni scorsi fino al 2028 per la terza volta) - è stato attaccato alzo zero da questo governo e stiamo parlando di uno dei massimi esperti al mondo di egittologia, per una storia del 2018 (biglietti a favore della comunità mussulmana per un accesso agevolato al Museo). Ma si può ragionare in questi termini e una volta alla guida del Paese, pretendere la testa di una eccellenza italiana?
Ultima storia è di questi giorni la deflagrazione del declassamento del Teatro della Pergola di Firenze da teatro nazionale a teatro locale - con evidenti penalizzazioni finanziarie da parte del Ministero della Cultura: mesi addietro fu nominato Stefano Massini, unico drammaturgo italiano a vincere cinque Tony Award per Lehman Trilogy nel 2022, è tradotto e rappresentato in tutto il mondo è una eccellenza del nostro teatro. La miglior risposta a questa politica ieri in Piazza della Signoria - gremita e sotto un sole feroce per la presentazione del programma della prossima stagione.
La cultura non solo è cittadinanza ma partecipazione, ogni sempre è bene ricordarlo a chi ragione a corrente alternata.
Questi tre esempi credo saranno sufficienti (?) alla politica per comprendere che se vuole GESTIRE musei teatri o altri deve cooptare i migliori e non gli amici?
Le comunità ringrazieranno sempre, il fallimento avvilisce ed è senza appello - Agrigento docet -.
Nella narrazione dell’oggi, riprendo un pensiero di Ennio Flaiano, e domani per analizzare quanto stiamo vivendo, oltre agli storici ai sociologi dovremo convocare qualche psicoanalista per comprendere meglio certi processi: noi ne stiamo subendo le cause.

Nel mentre che fare? Resistere, che è già una gran fatica. Studiare, guai a non studiare e pensare di utilizzare altre vie.
Fare rete, che vuol dire confrontarsi e rapportarsi per un fine comune e ultima cosa rompere i coglioni essendo presenti attivamente creando anche contraddizioni, costruendo nuove forme di dibattito.
Si può fare politica in tanti modi anche facendo solo cultura - e aveva ragione Elsa Morante, “anche scrivendo bellissime poesie”.
Per indole in Sicilia siamo inclini al pessimismo cosmico e quando all’angolo citiamo per comodità qualche frase ad effetto de il Gattopardo (spesso senza averlo recepito fino in fondo): proviamo la formula del “pessimismo attivo” come diceva qualcuno?

 


La testa mi dice che la volontà a fare è importante.
Il contrario di volontà è accettazione di uno stato di cose, e per indole sono stato sempre allergico, confido in una Comunità che si rialzi e vada a riempire piazze teatri biblioteche, sarà spiazzante per chi tutto ciò si ostini ancora a non capirlo.


giuseppe prode