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16/09/2025 06:00:00

Porto di Marsala: dal dicembre 1977 a oggi non è cambiato nulla...

Quante volte abbiamo scritto del porto di Marsala  e della sua storia. Un’infrastruttura che tutti, reclamano, desiderano, per cui si battono – spesso solo a parole. Perché, se anche una minima parte dei fiumi di parole spesi in oltre mezzo secolo fosse stata trasformata in fatti, oggi Marsala avrebbe un porto vero: operativo, moderno, al servizio della città e del suo sviluppo economico. E invece no. Il porto resta ancora lì, sospeso tra parole, promesse, progetti, ritardi e fondi che non si trovano. 

 

1977: l'allarme di allora

Facciamo un passo indietro nel tempo. È il 21 dicembre 1977, quando il giornale Trapani Sera dedica un articolo al porto di Marsala. Già allora veniva definito “inadeguato alle esigenze economiche della città”. Le mareggiate e i venti di scirocco avevano causato gravi danni alle strutture, rendendolo inefficiente e pericoloso (proprio come oggi). Si parlava da anni di interventi per metterlo in sicurezza, ma tutto restava sulla carta. In Consiglio comunale, il consigliere Carmelo Del Puglia (DC) denunciava le criticità dello scalo; il sindaco di allora, Gaspare Sammaritano, rispondeva elencando iniziative e progetti in corso.

Nell’articolo si ricordavano le categorie che avevano un interesse diretto: portuali, spedizionieri, cantine vinicole (quando ancora il vino partiva via nave). Tutti riconoscevano la centralità del porto per l’economia marsalese, ma la realtà dei fatti era una: il porto non funzionava. Un racconto di quasi cinquant’anni fa che, riletto oggi, sembra identico a uno dei tanti articoli pubblicati negli ultimi vent’anni.

 

2025: il presente che non cambia

E veniamo a oggi. Dopo decenni di rinvii, diverse progettazioni mai andate in "porto",  lo scorso gennaio è stato firmato il contratto con il consorzio incaricato – guidato da Modimar S.r.l. insieme a Technital, Modpro, Ingegneri Guadagnuolo & Partners e React Studio, che aveva quattro mesi di tempo per consegnare il progetto definitivo, per un valore complessivo di 701 mila euro.

Il progetto prevede interventi essenziali: dragaggio dei fondali, costruzione di una diga foranea, realizzazione di un approdo turistico. La scadenza dunque è già stata abbondantemente superata e la progettazione doveva essere consegnata. A cavallo tra aprile e maggio era attesa una riunione tra amministrazione Grillo e progettisti per definire i prossimi passi. Ma su quell’incontro è calato il silenzio.

C'è poi il paradosso del piano regolatore portuale, elaborato ai tempi della “Marina di Marsala” di Massimo Ombra, fa sì che l’attuale porto commerciale insista su un’area destinata al turismo, mentre la zona turistica è collocata sull’area peschereccio/commerciale. Una contraddizione che rende la situazione ancora più complessa e il porto attuale "abusivo". 

 

 

Una storia che si ripete

E non mancano gli episodi che rendono ancora più amaro questo racconto. Nel 2018, durante un Consiglio comunale aperto, Massimo Grillo - oggi sindaco – chiedeva all’amministrazione, allora guidata da Alberto Di Girolamo, e in particolare a Massimo Ombra, concessionario dell’area demaniale, se avessero davvero i fondi per realizzare l’infrastruttura. Sette anni dopo, a qualche settimana dai cinque anni delle elezioni amministrative del 5 e 6 ottobre del 2020 che portarono Grillo al governo della città, la domanda resta  quella: dove sono i fondi per la realizzazione, e quando si farà il porto di Marsala? 

Dal 1977 al 2018, fino al 2025, la storia è sempre la stessa. Marsala non ha ancora un porto vero. Questa, purtroppo, è l’unica certezza.