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14/10/2025 06:00:00

Trapani, quattro infortuni al giorno: meno morti, ma più malattie da lavoro

A Trapani il lavoro continua a fare male. Ogni giorno, in media, quattro persone subiscono un infortunio sul posto di lavoro e cresce anche il numero di chi si ammala a causa delle condizioni lavorative. I dati diffusi da Anmil su base Inail e ribaditi nel convegno per la 75ª Giornata nazionale per le vittime del lavoro, celebrata nella Sala Sodano del Municipio di Trapani, parlano chiaro: nel 2025 le denunce di infortunio sono state 1.261 nei primi otto mesi dell’anno, in crescita rispetto alle 1.228 del 2024. Le malattie professionali passano da 92 a 100, con un aumento dell’8,7%.

All’incontro sono intervenuti il prefetto Daniela Lupo, il questore Giuseppe Felice Peritore, il sindaco Giacomo Tranchida, il responsabile Inail di Trapani Mario Bosco, il presidente territoriale Anmil Giuseppe Castiglione e l’assessore comunale ai Servizi sociali Giuseppe Virzì. Presenti anche Donatella Di Pietra, madre di Nicolò Giacalone, vittima di un incidente sul lavoro, e Angela Grignano, invalida a seguito dell’esplosione di Rue de Trévise a Parigi nel 2019.

Meno morti, ma tanti feriti e malati

Il numero delle vittime mostra un calo: nel 2025 a Trapani c’è stato un solo decesso, contro i sei del 2024. Ma negli ultimi cinque anni la media resta di 8-9 morti l’anno, con punte di 13 nel 2020 e 9 nel 2024. A crescere invece sono gli incidenti e le malattie, segno che il rischio è ancora alto.

A incidere sono diversi fattori: il tessuto produttivo locale è formato soprattutto da micro e piccole imprese, dove spesso mancano risorse e cultura per applicare tutte le norme di sicurezza; la presenza di lavoro nero e irregolare, che sfugge ai controlli; la carenza di ispezioni per via della scarsità di personale; la formazione insufficiente dei lavoratori, che in molti casi non ricevono addestramento adeguato e finiscono per accettare comportamenti rischiosi.

Lupo: “La sicurezza non è un costo

Il prefetto Daniela Lupo ha ribadito con forza che “nessuno deve morire di lavoro, sul lavoro e per il lavoro. La sicurezza non è un costo ma un investimento. Ogni lavoratore che non ha tutele contribuisce con il proprio sacrificio alla ricchezza di altri”. Ha fatto appello a datori di lavoro e associazioni perché puntino su contratti regolari e formazione: “Il lavoratore deve essere consapevole dei diritti ma anche dei doveri, senza accettare per routine misure ridotte o trascurare dispositivi fondamentali”. Ha poi aggiunto: “I controlli straordinari e quindi aggiuntivi a quelli ordinari fanno emergere una situazione nelle aziende dove c’è nero e lavoro irregolare e dove spesso scattano sanzioni”.

Bosco: “Prevenzione e sinergia”

Il responsabile Inail di Trapani, Mario Bosco, ha sottolineato che i numeri non sono solo statistiche: “Sono segnali concreti che devono orientare azioni condivise. Il lavoratore non deve mai tornare a casa con un infortunio. La sicurezza non è un adempimento burocratico ma un diritto”.

Bosco ha ricordato che l’Inail mette a disposizione 600 milioni di euro a livello nazionale e 28 milioni per la Sicilia per migliorare la sicurezza nelle aziende, ma in provincia di Trapani poche imprese ne approfittano. Tra gli strumenti a disposizione c’è il modello OT23, che consente alle aziende di ottenere sconti sui premi assicurativi se dimostrano di aver fatto investimenti in sicurezza: dall’acquisto di nuovi macchinari ai sistemi di protezione, fino alla formazione avanzata dei dipendenti. Eppure, a Trapani, solo 70 aziende su 20.000 hanno presentato domanda, segno che la cultura della prevenzione è ancora troppo debole.

Invalidità e disabilità: attese più lunghe

Inoltre, a Trapani, le pratiche di invalidità civile richiedono tempi sempre più lunghi: dai 137 giorni del 2024 ai 187 del 2025, a causa della carenza di medici. Per smaltire le pratiche la provincia ha dovuto appoggiarsi alle sedi di Agrigento, Sciacca e Palermo. Nonostante tutto, centinaia di domande sono state chiuse e il presidente del CIV Inps, Proietti, ha definito Trapani “un modello di riferimento”.

La voce delle vittime

Il momento più toccante è stato il ricordo di Nicolò Giacalone, morto a 24 anni mentre guidava un mezzo per il quale non aveva patentino né formazione, nonostante fosse assunto come manovale e categoria protetta per una patologia che lo avrebbe dovuto tutelare da simili mansioni. Sua madre, Donatella Di Pietra, ha lanciato un appello: “Mio figlio non ha perso la vita per un malore, ma per la negligenza di chi avrebbe dovuto proteggerlo. Ai lavoratori dico: non abbiate paura di dire di no quando vi danno mansioni che non vi competono. Il lavoro è importante, ma non vale più della vita”.

Accanto a lei, Angela Grignano ha portato la sua testimonianza da Parigi: “In Francia le aziende organizzano incontri tra vittime e dipendenti. Ascoltare chi ha vissuto sulla propria pelle le conseguenze di un infortunio aiuta a capire quanto sia essenziale non abbassare mai la guardia”.

La politica per i lavoratori

I dati, le voci delle istituzioni e le testimonianze delle vittime restituiscono un messaggio inequivocabile: a Trapani non si muore di meno per caso, ma perché è indispensabile investire di più in sicurezza, prevenzione e cultura del lavoro. Senza formazione, controlli e responsabilità condivisa, dietro ogni statistica continueranno a esserci vite spezzate e famiglie distrutte.

Il sindaco Giacomo Tranchida ha acceso i riflettori sui cantieri edili, indicandoli come i luoghi di lavoro più pericolosi: “Sono i più diffusi sul territorio e spesso gli operai non seguono i protocolli di sicurezza”, ha avvertito.

L’assessore ai Servizi sociali Giuseppe Virzì ha posto invece l’accento sulla carenza di una vera cultura della sicurezza. “La prevenzione deve partire dalle scuole – ha spiegato –. È importante educare bambini e ragazzi affinché ricordino ai propri genitori di usare sempre i dispositivi di protezione, perché la priorità è tornare a casa sani e salvi”.