Regione, depositata la mozione di sfiducia a Schifani: opposizioni a quota 26 voti
È stata depositata la mozione di sfiducia al presidente della Regione, Renato Schifani. Le firme apposte sono quelle dei 23 deputati di opposizione, che fanno capo al M5S, al PD e a Controcorrente. Sud chiama Nord, con Cateno De Luca, aveva già annunciato che avrebbe poi votato in Aula la mozione, aggiungendo così altri tre voti, per un totale di 26.
I punti
Sono diversi i punti presentati a sostegno della mozione. Si parte dalle indagini che hanno coinvolto diversi esponenti di maggioranza, ma anche “componenti del Governo regionale e soggetti da essi nominati ai vertici della sanità regionale, della burocrazia e degli enti collegati, suscitando profondo sconcerto e indignazione nell'opinione pubblica regionale e nazionale”.
Le opposizioni rilevano come il Presidente “non abbia ritenuto di rendere comunicazioni tempestive all’Assemblea Regionale Siciliana, fuggendo al necessario confronto istituzionale sulla rilevanza politica e amministrativa dei fatti oggetto d’indagine e sulle loro ricadute sull’azione di governo”.
Viene evidenziato, nella mozione, che esiste di fatto una frattura nella stessa maggioranza parlamentare: “Nonostante ciò, il Presidente ha imputato tali difficoltà ai deputati dell’Assemblea, senza esercitare in modo efficace la propria funzione di direzione politica della coalizione”.
Sotto osservazione ci sono i rapporti politici con la DC e con la Lega: “Il Presidente ha inoltre privilegiato rapporti politici con ristrette componenti della maggioranza, in particolare con la Democrazia Cristiana e con la Lega, procedendo altresì al reintegro dell’Assessore Sammartino nella carica di Assessore e Vicepresidente, successivamente alla sospensione cautelare disposta dall’autorità giudiziaria”.
Ma è sullo stallo delle riforme che le opposizioni si soffermano: “Nei tre anni di attività del Governo regionale non sono state avviate riforme capaci di affrontare le criticità strutturali della Regione, con comparti ancora paralizzati e gravi disfunzioni nella gestione del servizio idrico e del sistema dei rifiuti; ulteriori elementi di criticità hanno riguardato l’Assessorato al Turismo, interessato da vicende che hanno coinvolto esponenti della maggioranza e che hanno ulteriormente minato la credibilità dell’azione amministrativa”.
Occhi puntati sulla sanità: “Pronto soccorso in costante emergenza, liste d’attesa fuori controllo e una insufficiente vigilanza sui Direttori generali nominati dal Presidente, nonostante gli impegni in ordine alla loro valutazione”. E poi ancora: carenze sui LEA, mobilità passiva sconcertante, lo scandalo del ritardo dei referti istologici nella provincia di Trapani.
Si riscontrerebbe, insomma, “una progressiva e irreversibile compromissione del rapporto fiduciario tra il Presidente della Regione e questa Assemblea, nonché un grave pregiudizio alla credibilità dell’amministrazione regionale”.
In Aula
La mozione è già calendarizzata e verrà votata prima della Finanziaria. Si voterà martedì 2 dicembre, e la discussione a Sala d’Ercole partirà alle 14. Le opposizioni avranno tre ore di tempo per argomentare le ragioni del “No a un governo – dicono i rappresentanti dei gruppi di opposizione all'Ars, Antonio De Luca (M5S), Michele Catanzaro (PD) e Ismaele La Vardera (Controcorrente) – travolto dagli scandali, che fa acqua da tutte le parti e che ha cacciato la Sicilia in un vicolo cieco”.
Nessun voto segreto ma appello nominale: ciascuno dei 70 deputati dovrà dichiarare se vota favorevolmente la sfiducia oppure no. Per passare, la mozione necessita di 36 voti favorevoli: 23 sono i parlamentari di opposizione e 3 quelli di Sud chiama Nord, quindi 26 in totale. Ne mancano all’appello 10.
L’onorevole Ismaele La Vardera pare avere già avviato un dialogo con alcuni esponenti della maggioranza, tra le file di Forza Italia e Fratelli d’Italia. Sarà difficile, però, che con il voto palese e nominale i rappresentanti della maggioranza votino sì alla sfiducia.
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