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24/04/2017 06:10:00

Denise, Giacomo Frazzitta: "Rispetto la sentenza, c'è comunque un'ingiustizia sociale"

Avvocato Giacomo Frazzitta, la settimana scorsa la Cassazione ha chiuso definitivamente la vicenda di Denise Pipitone e soprattutto dell’imputata Jessica Pulizzi che era accusata di aver rapito la piccola. La mamma di Denise, Piera Maggio, parla di ennesima ingiustizia italiana. Trecidici anni senza risposte, senza verità, sono tanti.

Non commento la sentenza definitiva di assoluzione. Dobbiamo imparare tutti,  anche quando le sentenze non piacciono,  ad accettarle, perché altrimenti mettiamo in dubbio tutto il nostro sistema giustizia. La sentenza è definitiva, Jessica Pulizzi non è colpevole e noi dobbiamo rispettare questa sua non colpevolezza. Evidentemente, però, c'è un mancata risposta ad una richiesta della madre di avere notizie della bambina e non ne abbiamo avute, di avere notizie di chi l’ha presa, fatto che riguarda anche l’imputata, per tredici anni indagata prima e imputata dopo. E’ un sistema che si accartoccia su se stesso se rimane così lungo nelle risposte, così rischioso per gli imputati e così poco capace di dare chiarimenti alle persone offese. Diciamo che è un'ingiustizia sociale più che un'ingiustizia collegata al caso concreto. Nello specifico noi siamo giunti fino all’ultimo grado di giudizio, che era doveroso farlo, ma non era una scelta forzata. Obiettivamente tra il primo grado e il secondo c’erano stati dei cambiamenti importanti. In primo grado il Tribunale di Marsala non aveva ritenuto sussistente il movente, il secondo grado lo aveva ritenuto granitico oltre ogni ragionevole dubbio. Il primo grado non aveva considerato luogo e ora compatibili in maniera precisa, il secondo grado aveva considerato precisi luogo e ora dei fatti accaduti. Il primo grado aveva addirittura escluso lo sviamento della visita dei poliziotti a casa di Anna Corona, due ore dopo i fatti, dicendo che la colpa era dei poliziotti, il secondo grado aveva riconosciuto al di là di ogni dubbio, invece, un artificio posto in essere diretto ad impedire l’accertamento della casa al secondo piano da parte di Anna Corona.

Avvocato Frazzitta, questo per dire che pur nell’assoluzione ci sono dei punti fermi che rimangono.

Sì, voglio ricordare che è un’assoluzione ex articolo 530 comma II e cioè per insufficienza di prove. Vuol dire che il livello dell’indizio non ha raggiunto quella soglia sufficiente, dal punto di vista della verità processuale necessaria, giustamente, perché il sistema deve essere tarato verso il garantismo, e su questo io sono fermo assertore oggi più che mai, perché oggi ho una sentenza che mi viene contro, ma in questo senso devo rispettare il sistema.

Frazzitta lei in una sua dichiarazione parla di investigatori opachi…

Sì, questo è stato un processo che ha visto un susseguirsi di investigatori e di procuratori inusitato. Un processo con 350 mila pagine, 12 milioni di contatti telefonici, evidentemente siamo dinanzi a qualcosa che è molto complesso. Ci sono stati effettivamente dei momenti scuri in questa vicenda, forse anche in momenti nevralgici che non hanno aiutato evidentemente la storia processuale. Momenti opachi e quindi anche investigatori opachi, non solamente nei confronti della storia stessa ma anche nei confronti della giustizia, innanzitutto. In tredici anni, che sono una vita, può succedere di tutto all’interno di un procedimento, ed è questo che è ingiusto, perché l’immediatezza che prevede il nostro codice di procedura penale non è stata rispettata.