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01/03/2018 06:00:00

Castelvetrano. Forza Italia e il porticciolo "elettorale" di Selinunte

 La bonifica del porto di Selinunte, coi fondali pieni di alghe (posidonia) e sabbia, parte da un incontro di Toni Scilla coi pescatori, avvenuto il 12 dicembre scorso.

Scilla era l’armatore del peschereccio mazarese “Capitan Ciccio”, che il 4 marzo 1998 trovò il Satiro Danzante nelle acque del Canale di Sicilia. Ed il 4 marzo 2018 correrà per il Senato con Forza Italia per le elezioni politiche. Ci aveva provato per le regionali 2017, senza essere eletto nonostante i suoi 6268 voti. Voti che, dopo un paio di settimane dall’esito regionale, lo hanno portato davanti ad una torta decorata con i colori della bandiera italiana e le scritte “Forza Toni” sul rosso, sul bianco e sul verde. Vicino a quella torta, dal suo comitato elettorale avevano detto quanto fosse “doveroso fare tesoro di un interessante bacino di voti come quello raccolto da Scilla, in previsione delle elezioni politiche della prossima primavera”.

Un bacino di voti che andava consolidato ed ampliato con una campagna elettorale efficace, almeno in relazione al potenziale consenso dei pescatori e di tanti “osservatori” nei confronti di Forza Italia, nonostante la sua candidatura sia nell’uninominale di Marsala. Una campagna che si snoda attraverso un’impressionante sequenza di tappe a velocità record, che di fatto concretizzano una promessa prima delle elezioni di marzo.

 

12 dicembre

Scilla incontra i pescatori al porto di Selinunte e si fa carico di concordare a breve un incontro tra una loro delegazione e il neo assessore all’agricoltura e pesca Edy Bandiera (FI), in modo da liberare le  imbarcazioni bloccate dalle alghe e dalla sabbia.

Contemporaneamente, i militari della capitaneria di porto di Mazara del Vallo eseguono i rilievi batimetrici dei fondali. Quando si dice il caso.

La capitaneria verifica che i fondali sono, appunto, pieni di alghe e sabbia. E sottoscrivono il relativo verbale.

 

15 dicembre. La capitaneria di porto pubblica “l’avviso di pericolosità” a causa delle condizioni in cui versa il porto, nell’albo del proprio ufficio.

 

23 dicembre. Edy Bandiera è tra i pescatori di Selinunte e, insieme a Scilla, dichiarano che interverranno nel più breve tempo possibile.

 

29 dicembre. La capitaneria invia tutto al Genio Civile di Trapani, chiedendo di verificare lo stato dei luoghi e di “procedere con urgenza alla redazione di una perizia” per eseguire i lavori necessari a ripristinare la fruizione del porto.

 

10 gennaio. Viene ufficializzata la nomina di Toni Scilla a capo della segreteria tecnica dell’Assessorato regionale per l’agricoltura e la pesca, guidata da Edy Bandiera.

 

12 gennaio. L’ingegnere capo del Genio Civile, Giuseppe Pirrello, effettua un sopralluogo e conferma le criticità del porto.

 

9 febbraio. E’ una delle giornate più importanti. L’ingegnere Pirrello fa un verbale di “Somma Urgenza” per l’intervento di dragaggio dei fondali, stimato in 70 mila euro, e lo invia subito al Servizio infrastrutture marittime e portuali della Regione siciliana che, nello stesso giorno scrive all’onorevole Marco Falcone (FI), assessore delle infrastrutture e della mobilità.

Qui le criticità del porto si scontrano con un’altra criticità: mancano i soldi. Infatti il Servizio scrive con chiarezza: “Si rappresenta all’on.le Assessore, che il capitolo di spesa 672008 (che dovrebbe finanziare l’opera, ndr) risulta privo di stanziamento per l’esercizio finanziario in corso, per cui lo scrivente Servizio 8 non può autorizzare e finanziare nessun intervento, anche se ritenuto urgente per la garanzia e la salvaguardia della pubblica incolumità”.

Si dirà, ma proprio adesso dovevano finire i soldi? Proprio quando ad averne bisogno era il porto di Selinunte?

Ma il testo che segue chiarisce il dubbio: “Lo scrivente Servizio ha più volte rappresentato che già da diversi esercizi finanziari (quindi da diversi anni, ndr) il suindicato capitolo 672008 è carente di risorse finanziarie adeguate a far fronte alle numerose e pressanti richieste avanzate dalle capitanerie di porto competenti per territorio, nonché dagli uffici del Genio Civile dell’isola per la realizzazione di lavori di manutenzione straordinaria nelle strutture portuali di proprietà del demanio Regionale”.

Insomma, i soldi allora mancavano per tutti, non solo per Selinunte. Ma il Servizio 8 della Regione siciliana, che ne sa una più del “demanio”, suggerisce una soluzione alla temporanea mancanza di risorse finanziarie: “Ritenendo urgentissimo l’intervento al porto di Selinunte, si chiede all’on.le Assessore di valutare la possibilità di proporre in sede di giunta regionale, l’impinguamento del capitolo di spesa 672008 delle risorse necessarie per affrontare questo caso ritenuto urgente, a tutela della pubblica e privata incolumità.” E sempre nello stesso 9 febbraio, un venerdì denso di lavoro istituzionale, l’assessore Marco Falcone propone alla presidenza della Regione di deliberare la somma di 70 mila euro per la bonifica e di “incaricare l’Assessore all’Economia di reperire le risorse occorrenti alla copertura finanziaria dell’intervento, dotando il capitolo di spesa 672008 degli importi richiesti”.

 

13 febbraio. La delibera firmata dal presidente Nello Musumeci, assegna 70 mila euro per la bonifica del porto, “subordinando l’intervento alla copertura finanziaria da parte dell’Assessorato regionale all’Economia”.

 

26 febbraio. Il rombo dei motori dei mezzi meccanici sanciscono l’inizio dei lavori, che dovrebbero terminare tra una quarantina di giorni. I soldi quindi sono stati trovati e il relativo capitolo di spesa è stato impinguato.

 

Altro che promesse! Toni Scilla, al di là del fatto che la sua candidatura al Senato riguardi il collegio uninominale di Marsala, è riuscito con un “investimento” non da poco ad  ingrossare i muscoli di Forza Italia.  Che poi è lo stesso partito di Edy Bandiera e Marco Falcone: determinanti per la sua campagna elettorale (fatta di vari incontri con Scilla in provincia di Trapani) e determinanti anche in giunta regionale dove, da assessori, hanno fatto la loro parte affinché la delibera di giunta per la bonifica del porto di Selinunte venisse firmata dal presidente Musumeci.  

L’impresa di Vincenzo Paglino di Alcamo è già al lavoro e dovrebbe finire tra circa un mese.

 

Insomma, il porto  adesso sembra vedere una luce in fondo al tunnel, a parte quella che filtra tra le rocce, insieme alla sabbia e all’acqua. Ed è la luce della promessa che viene mantenuta ancor prima delle elezioni.

Un’iniezione di speranza, per un porticciolo “turistico” che di bonifiche (e di somme urgenze) ne ha viste davvero tante. 80 mila euro nel 2009, 148 mila euro nel 2010, 107 mila euro nel 2012, 57 mila euro nel 2014 ed infine, nel 2015, con10 mila euro si è riusciti a togliere 600 metri cubi di alghe (un po’ come i bimbi quando comprano un euro di caramelle). Senza contare i tentati rimedi “definitivi”, come appunto quel foro praticato nel molo di ponente per dare sfogo alle alghe che entrano dall’imbocco principale, costato 86 mila euro. E siccome da quel buco non è mai uscita nemmeno un’alga, si era pensato ad una saracinesca da alzare o abbassare secondo le correnti, costata 30 mila euro. Ma la saracinesca era “sbagliata”,  perché non si abbassava fino in fondo, fermandosi a pelo d’acqua. Per correre ai ripari il Comune è stato costretto a spendere qualcosa in più per posizionare delle rocce davanti al varco, in modo da tapparlo. E siccome non bisogna mai lasciare nulla d’intentato, il comune ha fatto “riparare”la paratia: 8 mila euro per fare in modo che arrivi fino al fondale, ma senza basarsi sul progetto originario, sparito nei meandri dell’archivio dell’ufficio tecnico. Mistero. Anche questa scelta però si è rilevata fallimentare.

 

Un porto abusivo, come ammesso dall’ex sindaco Gianni Pompeo nel 2009 (“E’ difficile far funzionare un porto abusivo”) e dall’allora capo dell’ufficio tecnico Giuseppe Taddeo (“Non è un porto, è una vasca sbagliata”).

Sarà stato anche abusivo, ma aveva la sua bella gru per la movimentazione delle barche. Installata nel 2007, costata quasi 100 mila euro e dismessa pochi anni fa. Inservibile: troppo bassa. E dato che nessuno la usava, gli ingranaggi sono andati in malora: 5.250 euro di riparazione. “Si rende necessario ed urgente -  si leggeva nella relativa delibera - provvedere alla manutenzione straordinaria della gru a bandiera al servizio dei pescatori e diportisti”. 

 

In tutto fanno più di 530 mila euro. Se aggiungiamo queste ultime 70 mila euro, arriviamo a 600 mila euro.

Ma attenzione, in futuro Forza Italia prevede  altri interventi che risolveranno il problema definitivamente. Primo fra tutti la chiusura del foro nel molo di ponente (quello dove c’è la paratia che non ha mai funzionato). Ironia della sorte: dal fare un buco per risolvere i problemi, al tapparlo per risolvere problemi ancora maggiori.

E siccome siamo sicuri che prima o poi il porto tornerà ad intasarsi, ci si chiede se  l’intervento “istituzionale” di“somma urgenza”potrà essere replicato anche in futuro, oppure se funziona soltanto a ridosso delle elezioni.

 

Egidio Morici