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20/11/2018 06:53:00

Marsala, chiesta condanna per truffa e falso per Foderà, amministratore Sicilfert

 Richiesta di condanna per Pietro Foderà, 35 anni, amministratore della Sicilfert, processato davanti al giudice monocratico Iole Moricca per truffa e falso materiale e ideologico.

Per l’imprenditore il pm Maria Rita Signorato ha invocato due anni di carcere e 1500 euro di multa. Secondo l’accusa, Foderà avrebbe “barato” sul peso dei rifiuti (organico) conferiti dai mezzi dell’Aimeri per conto dell’Ato Tp1. Fatti sui quali hanno indagato i vigili urbani.

Tra i diversi Comuni costituitisi parte civile, c’è anche Marsala, rappresentato dall’avvocato Luigi Cassata, che nel corso del processo ha chiesto e ottenuto di citare la Sicilfert come “responsabile civile” e che ieri si è associato alle richieste del pm.

La richiesta di risarcimento danni del Comune di Marsala è di 500 mila euro. Gli altri Comuni parte civile sono Paceco (avvocato Vincenzo Maltese), Erice, Valderice, Alcamo, Custonaci, Calatafimi, Castellammare del Golfo. Parte civile, naturalmente, anche l’Aimeri Ambiente. A far scattare l’indagine è stato, infatti, un esposto dell’Aimeri, il cui dirigente operativo Area Sud Italia, l’architetto Giovanni Maria Picone, quando è stato ascoltato in aula, ha dichiarato: “L’esposto nasce dal fatto che i dati delle pesature che facevamo a campione noi in azienda, anche per controllare la produttività dei dipendenti, erano sproporzionati rispetto ai quantitativi che risultavano alla Sicilfert”. Dopo l’avvio dell’inchiesta, seguirono una perquisizione all’impianto di compostaggio (a fine aprile 2014) e il sequestro delle carte relative alla pesatura dei rifiuti e delle attrezzature utilizzate per pesare i rifiuti arrivati con gli autocompattatori. Le bilance non erano truccate, ma secondo gli investigatori emerse che il peso lordo dei mezzi che trasportavano i rifiuti veniva memorizzato nel sistema e poi richiamato utilizzando il relativo numero identificativo, sostituendo, però, in diversi casi, il peso del mezzo in uscita con quello di un altro mezzo meno pesante. Con una “tara” minore, quindi, secondo l’accusa, il peso netto dei rifiuti in entrata risultava maggiore di quello reale. Sarebbe stato così alterato lo scontrino rilasciato agli autisti, sul quale era indicato un peso netto maggiore rispetto a quello effettivamente trasportato. E siccome la Sicilfert viene pagata a peso, gli incassi dell’azienda sarebbero stati superiori a quelli dovuti. Ieri, dopo il pm, hanno tenuto le loro arringhe gli avvocati difensori Diego e Massimiliano Tranchida, che hanno affermato: “Ci sono state lacune nell’attività di indagine. Le pesature dei rifiuti sono state verificate alla carlona. Senza che la difesa abbia potuto controllare. Questo è il vero problema del processo. Non c’è nessuna anomalia nelle pesature da parte della Sicilfert. Anzi, ci sono errori tecnici e anomalie nei formulari dell’Aimeri. Il consulente Casano ha, poi, detto che ‘nessuna ricostruzione a ritroso può essere fatta’. E allora non c’è nessuna ricostruzione. Chiediamo l’assoluzione perché il fatto non sussiste”. La sentenza potrebbe essere emessa il 20 dicembre. Quando è stato ascoltato in aula, Pietro Foderà si è difeso affermando che “dal luogo di partenza in cui l’Aimeri pesava i propri autocompattatori carichi di rifiuti fino alla Sicilfert c’era un calo di peso per la perdita di percolato lungo la strada” e dicendo che non era sempre ad effettuare le pesature, ma talvolta erano i suoi dipendenti.



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