Le banche fuggono dalla Sicilia. Cisl: "Situazione insostenibile"
Un nuovo rapporto di First Cisl denuncia la situazione drammatica in Sicilia, dove quasi 900mila persone e 43mila imprese hanno difficoltà ad accedere ai servizi bancari a causa della chiusura di sportelli.
Il 18% dei comuni siciliani è senza sportelli bancari, 9 in più rispetto al 2023. La situazione è grave anche nelle città, con il 25% che ha solo una filiale disponibile. Comuni come Aci Sant'Antonio, Santa Flavia e Altavilla Milicia, con migliaia di abitanti, non hanno più sportelli bancari.
Le province più colpite sono Messina, Enna, Palermo e Agrigento. In queste zone, la chiusura degli sportelli ha creato enormi disagi per le persone, soprattutto per gli anziani e per chi non ha dimestichezza con i servizi online.
First Cisl chiede al governo di intervenire per contrastare questo fenomeno. Le proposte avanzate includono: incentivi all'apertura di nuovi sportelli bancari in aree rurali e montane; Promozione di servizi bancari digitali; investimenti in infrastrutture digitali per migliorare la connettività in aree rurali.
"Oggi è necessario un impegno comune da parte del governo, delle banche e delle comunità locali - scrivono i responsabili di First Cisl - per garantire a tutti i cittadini siciliani l'accesso ai servizi bancari essenziali.
Altri possibili interventi proposti riguardano: la creazione di sportelli bancari itineranti che servono aree rurali e montane;
la collaborazione tra banche e Poste Italiane per ampliare la rete di sportelli sul territorio; l'utilizzo di sportelli automatici multifunzione per offrire una gamma più ampia di servizi.
La desertificazione bancaria è un problema che non può essere ignorato. Ha un impatto negativo sull'economia locale, sulla qualità della vita delle persone e sull'inclusione sociale.
È necessario un'azione urgente per invertire questa tendenza e garantire a tutti i cittadini siciliani il diritto ad accedere ai servizi bancari essenziali.
Il rapporto di First Cisl evidenzia inoltre anche che il ricorso ai servizi online non è una soluzione efficace per la Sicilia. Solo 35 clienti su 100 utilizzano l'internet banking, il terzultimo posto in Italia. Le banche devono rivalutare la centralità del cliente e il loro ruolo sociale. Non possono continuare a chiudere sportelli senza considerare le conseguenze negative per le comunità locali.

“Quando le banche decidono la loro riorganizzazione territoriale – interviene il segretario generale First Cisl Sicilia, Fabrizio Greco – è bene che si ricordino del ruolo sociale che la Costituzione le ha conferito. L’articolo 41 è in questo senso chiaro. La corsa al gigantismo bancario e alla chiusura degli sportelli non è più sostenibile da intere fette della popolazione, messa in condizione di assoluto svantaggio. Imprese e risparmiatori, soprattutto anziani, non possono più vedersi sottratti fondamentali servizi e in Sicilia i dati dimostrano che l’internet banking non rimedia alla soppressione delle agenzie. Come in più occasioni ha rimarcato il nostro segretario generale Riccardo Colombani, siamo di fronte ad una vera emergenza collettiva che stride con gli obiettivi del Pnrr che punta a favorire proprio l’inclusione sociale”.
"L’abbandono dei territori – le parole del segretario regionale Cisl Sicilia, Paolo Sanzaro – genera anche problemial risparmio e ripeto, in un paese che si caratterizza per popolazione anziana e dalle ridotte competenze digitali, gli
istituti di credito sono indispensabili. Per invertire la rotta va rivalutata la centralità del cliente che ha diritto all’assistenza".
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