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21/06/2015 06:29:00

Trapani, nuovi sviluppi sul caso dell'ex Vescovo Miccichè.Spuntano pure un pc e delle foto

 Un fiume di denaro che lascia perdere le proprie tracce. Banconote ed assegni color rosso porpora che svaniscono tra un conto corrente ed un altro. Ma anche scenari perversi, arricchiti da missive anonime e fotografie indicibili. E' questo il cuore dell'indagine che vede, per ora, stretto all'angolo l'ex vescovo di Trapani Francesco Miccichè. A condurla è il pool di magistrati composto da Andrea Tarondo, Paolo Di Sciuva e Sara Morri coordinati dal procuratore capo di Trapani Marcello Viola.

L'inchiesta ovviamente è da associare all'altro fascicolo in cui sono indagati don Ninni Treppiedi ed altre tredici persone. E chissà che non possano emergere ulteriori link. Al momento i due faldoni ricostruiscono le dinamiche che per oltre un decennio hanno caratterizzato la Curia di Trapani, tra fazioni interne e faide fraticide passate inosservate. Elementi che stanno emergendo lentamente, tra difficoltà consistenti. Andando per ordine cronologico, l'ultima di queste inchieste, è quella che vede Miccichè indagato per appropriazione indebita e malversazione di fondi pubblici. E' l'inchiesta sui fondi dell'otto per mille, nata dalle dichiarazioni di don Sergio Librizzi, il ras delle cooperative diocesane arrestato per reati a sfondo sessuale. Interrogato sul punto Librizzi ha declinato ogni responsabilità legata ai fondi dell'otto per mille destinati alle opere di carità. Non solo. Librizzi ha aggiunto che ad averne la diretta respnsabilità era proprio l'allora vescovo Francesco Miccichè.
In questo contesto la polizia giudiziaria del Corpo Forestale ha svolto delle perquisizioni culminate nel sequestro di «beni di valore storico artistico» che in questi giorni vengono valutati da due consulenti esterni: Mauro Sebastianelli e il sacerdote don Giuseppe Randazzo. Quadri, statue, crocifissi e perfino una fontana sono rientati nell'elenco dei beni sequestrati mentre – nonostante qualcuno ne abbia scritto a gran voce – non c'è alcuna traccia di cassaforti. Piuttosto si tratterebbe di un piccolo tabernacolo. «Su questi beni – afferma Mario Bernardo, legale di fiducia di Miccichè - sono state scritte parecchie falsità. Si tratta semplicemente di riproduzioni, nell'orbita del migliaio di euro. Come si può credere che sia stata smontata e rimontata un intera fontana, senza che nessuno sporgesse denuncia?». Il cuore dell'indagine tuttavia risiederebbe negli approfondimenti della Guardia di Finanza. Lì si sta tentando di ricostruire il percorso dei fondi dell'otto per mille dal 1998 al 2012. Un fiume di denaro che in un solo anno avrebbe oltrepassato il milione di euro. «Bisognerebbe distinguere i fondi dell'otto per mille destinati alle opere di carità dai fondi della Caritas. Sono due questioni distinte – continua Bernardo - e le erogazioni seguono due percorsi differenti. In ogni caso abbiamo fornito agli inquirenti tutta la documentazione, compresi i carteggi di un conto allo Ior intestato personalmente a Miccichè». Gli addetti ai lavori in realtà parlano di meccanismo perverso che vede il denaro evaporarsi tra una selva di conti correnti. Ma non solo. Infatti, agli atti dell'indagine, sono finiti tutta una serie di atti di compravendita di beni ecclesiali presumibilmente falsi, ma accreditati per veri presso il Vaticano.
Infine c'è l'ultimo capitolo – quantomeno in ordine cronologico – che parte da un carteggio articolato di missive anonime. Attraverso parole chiare e nette gli autori degli scritti ricostruiscono un contesto degno delle pagine di Sodoma e Gomorra. Gli anonimi  sembrano ben informati. Ci sono nomi, cognomi e riferimenti in grado di ricostruire una Trapani parallela fatta di feste off limits... Su questo vige il massimo riserbo, ma sembrerebbe che alcune di queste informazioni abbiano trovato riscontro durante una delle numerose perquisizioni a casa di Miccichè e della sorella (che gestisce un Bed & Breakfast). Tutto ruota attorno ad un personal computer sul quale sono stati apposti i sigilli. Al suo interno sono state ritrovate delle immagini fotografiche compromettenti sulle quali vige il massimo riserbo, soprattutto perchè non è ancora chiaro chi utilizzasse realmente il computer. Ma potremmo essere alla vigilia di nuovi colpi di scena. 

Marco Bova