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15/10/2015 07:00:00

Marsala. Processo a don Vito Caradonna. A testimoniare anche Padre Ponte

 Con testimonianze dell’arciprete di Marsala don Giuseppe Ponte e di Gaspare Marino, legale rappresentante dell’Autoservizi Salemi, è stata esaurita la lista testi del pm nel processo che vede imputato, per circonvenzione d’incapace, don Vito Caradonna, ex parroco della chiesa di San Leonardo ed ex cappellano del carcere di piazza Castello. “Don Vito Caradonna – hanno sostanzialmente affermato i due testi - chiese più volte denaro in prestito anche a noi”. Solo Marino ha detto che, dopo varie sollecitazioni e insistenze (varie telefonate), Caradonna gli restituì tutto il denaro che gli aveva prestato in due soluzioni (alcune migliaia di euro). L’arciprete, invece, ha raccontato che soltanto un parte del denaro prestato (in tutto, circa 5 mila euro) gli è stato finora restituito. Sempre dopo varie sollecitazioni. Per l’accusa, Vito Caradonna (attualmente “sospeso a divinis” a causa di una condanna subìta per tentata violenza sessuale su un uomo) si sarebbe fatto consegnare quasi 70 mila euro da un parrocchiano, M.D.G., ex militare della Marina con problemi di natura psichica. E solo a fine ottobre 2011, grazie all’intervento di un legale che abita in quella zona del versante nord marsalese, anch’egli parrocchiano di San Leonardo, l’ex militare in pensione riuscì a riavere i suoi soldi. In pratica, tutti i suoi risparmi. Il denaro, secondo Procura e sezione di pg della Guardia di finanza, sarebbe stato spillato in più soluzioni “abusando dello stato di infermità o deficienza psichica” del parrocchiano. Nell’ultima udienza, su domanda di uno dei due difensori dell’imputato, l’avvocato Luigi Pipitone (l’altro legale è Stefano Pellegrino), si è parlato anche il capitolo del presunto “vizio del gioco”. Un’ipotesi contestata dai difensori sin dalle prime battute del processo. Alla domanda dell’avvocato Pipitone: “Quante volte ha visto don Vito Caradonna acquistare Gratta e vinci?”, Gaspare Marino (era stato lui a parlarne agli inquirenti) ha risposto: “Solo una volta, a Enna, dove eravamo andati in pullman per una gita parrocchiale”. Il 9 novembre sarà interrogato l’imputato. Poi, i testi della difesa. Lo scorso 21 settembre, in Tribunale, era stato ascoltato un altro prete, don Enzo Amato, a cui Caradonna aveva chiesto un altro prestito. “Don Vito – dichiarò don Enzo Amato - mi chiese un prestito di 45 mila euro per esigenze di parrocchia. Prestito che io gli concessi, con bonifico dal conto della mia parrocchia a quello della sua, dopo aver avuto l’avallo del vescovo (Domenico Mogavero). Dopo circa un mese, mi restituì il denaro”. Nel marzo 2012, quando scattò l’accusa di circonvenzione d’incapace, il giudice delle indagini preliminari Francesco Parrinello dispose, per don Vito, il divieto di dimora nel Comune di Marsala. Misura cautelare poi revocata. Da un accertamento alla Camera di commercio, inoltre, è emerso che furono ben 17 gli assegni a vuoto protestati al sacerdote, per un ammontare complessivo di 170.454 euro. E anche la Banca d’Italia confermò l’esistenza di “anomalie” nel tourbillon dei crediti - mutui, affidamenti, etc. - accordati al prete. Un continuo bisogno di denaro che ormai l’aveva condotto dentro un vortice che poco aveva a che fare con la sua funzione di “ministro del culto cattolico”. Anzi, questa veste gli sarebbe stata utile per chiedere denaro a chiunque riteneva nelle condizioni di potere aderire alle sue richieste.