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25/05/2016 06:30:00

Il flop del Marsala. Dai giocatori alla società, fotografia di una crisi inguaribile

  Mentre Trapani è in festa per gli ottimi risultati dei granata che si giocheranno l'accesso alla serie A, a trenta chilometri, la Marsala calcistica sprofonda. Una stagione incolore, improduttiva, condita da risultati altalenanti, una società poco organizzata e inesperta, una tifoseria arrabbiata, e una città alla continua ricerca di un "Morace" per risollevare le sorti di una piazza ormai non più appetibile (perchè di nomi di industriali facoltosi ce ne sarebbe una sfilza a Capo Boeo, forse scettici a investire i propri soldi nello sport cittadino, ma ci sarebbero). Nel playout perso contro la Palmese era tornato per una volta il pubblico delle grandi occasioni. Domenica, infatti, è stata l'ultima partita di questa stagione travagliata e culminata con la retrocessione. Una società che si è divorata quanto di buono fatto lo scorso anno con la conquista della Coppa Sicilia a gennaio 2015 e la vittoria del torneo di Eccellenza a marzo dello stesso anno. La Serie D era quanto di più caro conquistato dalla città che, dopo quattro lunghi anni, si riaffacciava nel semiprofessionismo potendo finalmente apprestarsi a disputare nuovamente un campionato nazionale varcando lo Stretto di Sicilia per le trasferte. Oggi, lo spettro e il baratro della retrocessione, purtroppo, è cosa compiuta. Si possono distinguere tre diversi capi d'imputazione per l'avvenuta retrocessione sul campo degli azzurri. Si va dalle responsabilità che detiene la società, alla gestione tecnica per finire agli attori protagonisti o, come meglio preferite, alle risorse tecniche che vanno in campo: i calciatori. Come è acclarato, volontariamente a dicembre ed in coincidenza con l'apertura del mercato, si è voluto smembrare la rosa (via l'intero asse centrale che teneva in piedi il centrocampo) che aveva deluso nel girone d'andata non essendo riuscita a raccogliere il minimo di punti pattuito ad inizio stagione - come a più riprese ha detto il Direttore Generale Matteo Gerardi. E' stato spiegato che l'esodo di giocatori da Marsala, che ha dato il via alla rivoluzione tecnica, è stato dettato da ragioni finanziarie che attanagliavano la società con le casse societarie non proprio floride. Sono giunti a Marsala sostituti non molto all'altezza e poi nessun juniores tesserato capace di convincere mister Pergolizzi, a volte, di fare a meno di uno tra Convitto e Perricone. Sono mancati i ricambi di qualità. Anzi si è proprio esagerato: Giovenco e Di Maggio ceduti in prestito per fargli fare esperienza nella stessa categoria, si disse. Poteva risultare prezioso il loro contributo in chiave salvezza. La società non l'ammetterà mai, ma pensava di ottenere la salvezza mettendo davanti a tutto il "risparmio". Di buono c'è che almeno con i soldi risparmiati in inverno, si finirà di pagare le ultime due spettanze arretrate ai tesserati (tra questi, c'è chi ha avuto l'anticipo fin dal suo arrivo - parole proferite dal presidente Giuseppe Bonafede). C'è poi un altro fatto da non trascurare, ossia le presenze allo stadio. Ogni domenica alle partite casalinghe il "Municipale" si presentava semivuoto. A questo punto viene da pensare che i marsalesi, sportivi dal "palato fino" e che di calcio ne hanno visto in tutti questi anni, non erano convinti dalla bontà del progetto messo in piedi dalla società. Anche chi in possesso dell'abbonamento comperato con largo anticipo in estate, dopo una manciata di gare alla quale ha assistito, si è arreso preferendo rimanere a casa. La società è andata in difficoltà economica finanche per i mancati introiti al botteghino la domenica. Un campionato di "D" costa parecchio e la società, da questo punto di vista, è stata penalizzata. Pergolizzi non è esente da colpe. Possiede sì un concorso di colpe assieme alla squadra ed è reo di aver avallato tutte le scelte e le valutazioni tecniche (errate) che ha imposto il sodalizio in nome del più noto "restyling finanziario". All'allenatore palermitano, tendenzialmente, si rimprovera di essere stato un "aziendalista" permettendo l'indebolimento della rosa e di aver anteposto l'interesse ogni mese di una busta paga non prendendo in considerazione, invece, la via delle dimissioni volontarie come fatto nelle recenti esperienze di Pavia ed Ascoli non più tardi di un paio di anni orsono. Tutto ciò fa riflettere. Ma c'è dell'altro. In questi ultimi quattro mesi e mezzo, il trainer palermitano ha litigato con direttori di gara, colleghi allenatori e rappresentanti avversari. Nervosismo immotivato, tradotto: collezione di allontanamenti dall'area tecnica nel girone di ritorno che hanno portato a delle pesanti squalifiche con il Giudice Sportivo che non poteva che calcare la mano, l'ultima dopo i fatti tra primo e secondo tempo in casa col Roccella. Ben 4 giornate e chiusura di campionato senza il primo allenatore la domenica seduto in panchina, saltando le gare essenziali per la salvezza diretta in serie D. Rosario Pergolizzi, in qualche modo, ha fatto mancare il suo supporto ai calciatori nel momento clou, catartico. Nell'istante in cui l'obiettivo della salvezza entrava nel vivo. E' mancata, di certo, serenità in Pergolizzi. A partire dalle scelte, devoto al modulo 4-3-3 e la sua ostinazione a persistere con questo sistema di gioco non traendo il giusto piglio da chi scendeva in campo. Capitolo squadra. Ci siamo soffermati, superficialmente, sul trend del girone d'andata. Non abbiamo detto del ritorno. L'andamento del girone di ritorno poi è stato fortemente contrassegnato dalla patologia della "pariggite" casalinga e, per svariate volte, terminando la gara avendo il vantaggio della superiorità numerica, dell'uomo in più in mezzo al campo (vedi Marsala-Città di Gragnano 2-2). L'unico acuto casalingo del girone discendente lo si deve far risalire a Marsala-Cavese 1 a 0 del 17 aprile 2016 (bordata di sinistro di Licata). Ritorno concluso con tre vittorie su diciannove gare complessive. I calciatori hanno assunto un atteggiamento molle nell'ultimo mese, quasi a dire che la salvezza si potesse raggiungere senza troppo sforzo o fatica. Questo spogliatoio gravava intorno ai vari Riccobono, Gambuzza e Giardina, gente esperta, che certe situazioni o dinamiche sanno come vanno affrontate. E' capitato, quindi, che nel penultimo incrocio di campionato a Lamezia Terme contro l'agonizzante Vigor Lamezia si sbaglia l'approccio alla gara e non si scende in campo. Per la cronaca, i "giovanotti" biancoverdi di Gatto servono la lezione di calcio ai "superbi" calciatori del Marsala per 3 a 0. E contro il Rende in casa si sbaglia anche il secondo match-point per la salvezza diretta. Bastava vincere, e gli azzurri, non avendo chiuso prima la partita, subiscono così il gol-beffa a cinque minuti dal termine di Musca su punizione. Cosentini salvi e Marsala, che la settimana successiva usufruiva di un turno di riposo e complici pure i risultati maturati sui campi delle altre rivali alla salvezza diretta, ai playout. Niente da fare. Contro la Palmese domenica scorsa, dopo il vantaggio di capitan Riccobono, si è assistito al solito copione di questo girone di ritorno: eccessiva rilassatezza non appena si è avanti nel punteggio rinunciando ad affondare in attacco pensando di farne un altro di gol, piuttosto che subirlo. Risultato: vieni punito per ingenuità quanto prima. Novanta minuti sono lunghi. Centoventi minuti di più. Questa lezione non è mai stata appresa. Azzurri autolesionisti. Come da più parti viene detto, e qualunque cosa accada in questa torrida estate, discorso valido soprattutto in caso di ripescaggio, una cosa è sicura: Nessun tribunale sportivo potrà far dimenticare una retrocessione sul campo di tale risonanza, roboante e così amplificata. E' storia, negativa sì, ma storia. Indelebile ormai.

La città (in piazza Loggia lunedì mattina non si parlava d'altro), il movimento ultras cittadino e i tifosi lilibetani, ovviamente, si sono indignati parecchio alla notizia della retrocessione nel campionato regionale di Eccellenza e così la contestazione è dilagata soprattutto sui social networks. Ovviamente variegate le opinioni e dalle innumerevoli sfaccettature. C'è chi punta il dito e va sul personale contro qualche calciatore che non si è dovutamente impegnato, chi si scaglia sulla società e su Gerardi e c'è chi addossa le maggiori responsabilità al tecnico. "farebbero meglio a mettersi tutti da parte ed istituire nuovi ingressi al timone della società, con la mentalità di gestire imprenditorialmente il Marsala facendo "impresa"". Dice un tifoso parlando dell'assetto societario. I tifosi in questi mesi hanno investito molto per seguire la squadra: "Ho perso tutto il mio tempo l'anno scorso dietro al Marsala, motivo per cui lasciavo le mie figlie e mia moglie a casa la domenica, il giorno stesso della partita. E pensare che quest'anno non è servito a niente, perchè si è tornati nella vecchia categoria che si è lasciata appena un anno fa, mi mette un profondo senso di tristezza. Sono deluso"

Ed ancora c'è chi prova a "pungere" Gerardi e i suoi fidi collaboratori con una sottile linea che sa di sarcasmo: "Nessuno si azzardi a dire che il Marsala non è una società seria perchè le società serie programmano. Retrocessione programmata a dicembre e a maggio obiettivo che è stato raggiunto"

Emanuele Giacalone

twitter.com/Emanuele_G90

 

 



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