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07/09/2017 08:47:00

Mafia e politica a Castelvetrano. Dieci giorni per gli "incandidabili" per la difesa

 Dieci giorni di tempo sono stati concessi dal tribunale civile di Marsala (presidente del collegio: Caterina Greco) agli avvocati difensori per presentare le relazioni volte a contrastare l’accusa nel procedimento avviato per decidere sul provvedimento di incandidabilità per 13 politici tra ex amministratori ed ex consiglieri comunali di Castelvetrano in carica nell'ultimo quinquennio.

Il provvedimento, emesso dal Ministero degli Interni, è la prima conseguenza al decreto con il quale è scattato il commissariamento per inquinamento mafioso del Comune belicino. Le richieste di incandidabilità riguardano l’ex sindaco Felice Errante, già dimissionario al momento del decreto, gli ex assessori Vito Fazzino, Giuseppe Rizzo, Girolamo Signorello, Angela Giacalone, Daniela Noto, Maria Rosa Castellano, e gli ex consiglieri Enrico Adamo (sotto inchiesta e destinatario di un provvedimento di sequestro dei beni), che fu assessore con il sindaco Gianni Pompeo, Francesco Martino, Calogero “Lillo” Giambalvo (il consigliere comunale assolto in primo grado e sotto processo in appello in quanto intercettato mentra esaltava la figura dei boss Messina Denaro), Salvatore Vaccarino (figlio del più noto ex sindaco Dc Antonio Vaccarino), Francesco Bonsignore e Gaspare Varvaro.

I loro nomi sono coperti da omissis nella relazione prefettizia che ha indicato non poche ragioni a sostegno dell'inquinamento mafioso dell'amministrazione comunale di Castelvetrano. L'incandidabilità non riguarda solo le elezioni comunali previste tra 18 mesi, ma anche le prossime elezioni regionali e provinciali.

Quindi, non limitata nel tempo. Al fianco dell’accusa, rappresentata dal pubblico ministero Giulia D’Alessandro, ieri anche un rappresentante dell’Avvocatura dello Stato. Dall’altra parte, in difesa dei politici, numerosi avvocati, tra i quali i castelvetranesi Salvatore Giovanni Di Stefano Messina, Giovanna Angelo, Cristina Sciuto e Giovanni Lentini. La conferma del provvedimento di incandidabilità, comunque, non sarebbe scontata. Ci sarà, di sicuro, battaglia tra le parti. Gli avvocati difensori, infatti, molto probabilmente, cercheranno di fare leva su una sentenza della Corte di Cassazione che in pratica ha affermato che non è automatica l'incandidabilità dei componenti di un Consiglio comunale sciolto per mafia. La sentenza della Suprema Corte, sezione I civile, è recentissima. E’ la n. 19407 dello scorso 3 agosto e respinge il ricorso del ministero dell'Interno contro la decisione di una Corte d'Appello di revocare la dichiarazione di incandidabilità nei confronti di un vicesindaco, un assessore e un presidente di Consiglio comunale considerati incandidabili dal Tribunale in seguito allo scioglimento del Comune per infiltrazioni mafiose. Per i giudici di seconda istanza non era dimostrato che gli amministratori non avessero controllato a dovere l'attività amministrativa, né che avessero fatto azioni indicative di un condizionamento da parte dei clan. Ritenuti troppo vaghi gli elementi a loro carico. Per la Cassazione, dunque, l'incandidabilità degli amministratori non è automatica, ma richiede una valutazione delle singole posizioni in nome del diritto costituzionale all'elettorato passivo, per verificare che collusioni o condizionamenti abbiano determinato una cattiva gestione della cosa pubblica. Anche per i 13 politici castelvetranesi, quindi, il Tribunale dovrà valutare caso per caso.



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