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04/12/2009 09:31:58

Chirurgo marsalese rinviato a giudizio per peculato e truffa

Il processo a carico del medico, davanti al Tribunale di Marsala, prenderà il via il prossimo 11 gennaio. I fatti contestati vanno dal 2003 e il 2007. Secondo gli inquirenti  Maggio, di 56 anni, è accusato di non avere versato all'Asl le somme pagaDSCN0354.JPGte dai pazienti per le prestazioni sanitarie effettuate, in regime di intra-moenia, presso il suo studio privato di contrada Matarocco, che per altro è risultato essere
“abusivo” e in pessime condizioni igieniche (questa foto si riferisce proprio al suo studio). Il dottore Maggio, inoltre, è stato accusato dell'appropriazione indebita di 20 confezioni di farmaci ospedalieri e di attrezzature per esami diagnostici dell’ospedale di Marsala. Le indagini scaturirono dalla denuncia di una paziente, a cui il medico marsalese fece credere di aver somministrato una Tac, quando in realtà non l'aveva fatta. Nello studio di Maggio inoltre furono trovate mille confezioni di farmaci scaduti, alcune anche dal 1974. L'indagine, coordinata dal pm Giulia D'Alessandro, è stata condotta dalla sezione di pg della Guardia di finanza. A seguito di quel blitz all'interno del suo studio, l'indagine fu estesa anche all'ospedale San Biagio, dove nell’aprile 2008 fu sottoposto a sequestro preventivo l'ambulatorio oncologico per cure chemioterapiche non “autorizzate”.

Nella stessa inchiesta furono indagati l'ex direttore sanitario dell'ospedale di Marsala, Salvatore Fiorino, ora in servizio al nosocomio di Alcamo, e il docente di Oncologia dell'università di Palermo, Ignazio Carreca, per abuso d'ufficio e inosservanza delle norme sulla sicurezza nei luoghi di lavoro. Secondo i pm, l'attività di chemioterapia, effettuata nell'ambulatorio, non era stata autorizzata dalla Asl di Trapani. Inoltre le fiamme gialle, a cui la procura ha delegato l'indagine, hanno riscontrato carenze igieniche e accertato inosservanza della legge sulla sicurezza nei luoghi di lavoro. Entrambi gli indagati hanno firmato una convenzione che prevede che nell'ambulatorio si faccia soltanto lo screening delle patologie oncologiche e le cure 'palliative', non la chemioterapia, per la quale, invece, i pazienti dovevano essere avviati nei centri e negli ospedali autorizzati. Fiorino e il professor Carreca non avrebbero vigilato sulla corretta applicazione del protocollo d'intesa. Nella stessa inchiesta sono coinvolti 8 medici.