Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Vincenzo Li Muli, Emanuela Loi e Claudio Traina, che il 19 luglio del 1992, a meno di 2 mesi di distanza dall’altra gravissima strage mafiosa, quella di Capaci, in cui persero la vita il giudice Giovanni Falcone, sua moglie e tre agenti di scorta, immolarono la loro esistenza sull’altare del dovere istituzionale, per difendere cioè le regole e le leggi della democrazia, la convivenza civile, la sicurezza, la libertà di tutti".
Lo ha dichiarato venerdì il Presidente del Consiglio Provinciale, Peppe Poma, in vista dell’imminente commemorazione appunto della strage di via D’Amelio a Palermo il cui 18° anniversario ricorre lunedì prossimo.
"Anche a distanza di tanti anni - ha aggiunto Poma - non è possibile cancellare il sentimento di dolore, che colpisce profondamente la nostra anima, per l’ignobile e gravissimo atto di assurda e ingiustificabile ferocia criminale che ha così crudelmente spezzato la vita di un esemplare uomo e magistrato ma anche di cinque giovani ed eroici esponenti delle Forze di Polizia nonché delle loro famiglie e dei loro cari".
"Il Consiglio Provinciale di Trapani - ha concluso il Presidente Poma - sente altresì il dovere di esprimere tutto il possibile calore umano, la più totale solidarietà ed il pieno sostegno istituzionale a tutte le Forze dell’Ordine e a tutti i Magistrati che difendono, pur fra mille difficoltà e sacrifici, i più importanti valori della nostra società".