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10/08/2010 07:47:55

Ayala attore per un giorno a Segesta

Questa sera il giudice Giuseppe Ayala, pm del primo maxiprocesso e collega dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, smette le vesti di magistrato al Festival diretto da Enrico Stassi. L'appuntamento e' per domani sera alle 21 con ''Chi ha paura muore ogni giorno. I miei anni con Falcone e Borsellino'', tratto dall'omonimo libro di Giuseppe Ayala che con Angela Tuccia porta in scena la straordinaria
esperienza vissuta al fianco dei due magistrati, dando vita ad un ''incontro-spettacolo'' incentrato sulla Sicilia, su Cosa Nostra, sulla politica e la giustizia italiana di allora e di oggi. Dopo quasi vent'anni da quel drammatico 1992, tragicamente connotato dalle stragi di Capaci e di via D'Amelio, Ayala racconta la sua verita', mettendosi alla prova con un mezzo comunicativo per lui nuovo: il teatro.

 

 

"E se e' vero - dice il direttore artistico del Calatafimi Segesta Festival, Enrico Stassi - che i teatri antichi erano quei luoghi in cui l'identita' comunitaria della polis trovava conferma di se', attraverso il Rito del teatro e il Mito, interrogandosi sui grandi temi dell'uomo e della societa', non vi e' alcun dubbio che lo spettacolo-testimonianza di Giuseppe Ayala ha nel Teatro Antico di Segesta la giusta ''ecclesia''; sia nell'accezione filologica del termine (l'assemblea del popolo che connotava la democrazia ateniese), che in quello piu' figurato di edificio in qualche modo ''sacro''". Ad essere rappresentata e' una storia di vittorie enormi, di alcuni fallimenti, di molte speranze deluse e tanti luoghi comuni, primo fra i quali che ''le stragi fermarono il pool anti-mafia''.

 

Coadiuvato dalle musiche originali di Roberto Colavalle e Matteo Cremolini e dalla proiezione - grazie al contributo di ''Rai Trade'' - di filmati storici, lo spettacolo e' idealmente diviso in tre sezioni. La prima e' dedicata ai giudici Falcone e Borsellino e al loro rapporto con Ayala, un legame cementato dal tanto tempo trascorso lavorando fianco a fianco, ma anche dai viaggi e dalle serate vissute assieme, fino alla loro tragica scomparsa. Nella seconda parte dello spettacolo ''rivive'', in parte, lo storico maxiprocesso del quale Ayala fu pubblico ministero, e che - svoltosi in un'aula bunker appositamente costruita - fu considerato la prima, grande reazione dello Stato a Cosa Nostra.

Il processo termino' dopo quasi due anni, il 16 dicembre 1987. Per leggere interamente la sentenza servi' piu' di un'ora: 2.665 anni di condanne al carcere vennero divisi fra i 360 colpevoli, senza includere gli ergastoli comminati ai 19 boss principali. Infine, il pubblico diventa protagonista. Ayala, infatti, scende in platea e risponde alle domande, tutte; senza vincoli o argomenti tabu'; osserva gli spettatori, il loro stato d'animo, le reazioni, sedendosi in mezzo a loro, come uno di loro. Del resto, a chi gli ha domandato se si fosse mai sentito un eroe, ha sempre risposto: «Sono solo una persona, come tutti gli altri». I testi dello spettacolo sono dello stesso Ayala con il contributo di Ennio Speranza. Di Gabriele Guidi la direzione artistica e la produzione.
 



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