Paolo Messina.
Messina, impiegato del Comune di Campobello, è stato arrestato questa estate con l'accusa di traffico internazionale di stupefacenti.Paolo Messina, 53 anni, con la collaborazione di un esponente di spicco della camorra, latitante in Sudamerica, trattava il prezzo di ogni partita di droga con i capi dei cartelli colombiani e peruviani. E pare - secondo alcune ricostruzioni - che organizzasse alcune feste a luci rosse e dei coca party a cui partecipavano molto giovani rampanti della politica trapanese, versante Pdl (che qui in provincia, d'altronde, è pressocchè egemone).
Messina non parla. Chi parla è tale Perla Genovesi.Parmigiana di 32 anni, ex militante di Forza Italia ed ex portaborse del senatore pidiellino Enrico Pianetta. Perla Genovesi è stata arrestata durante l'operazione Bogotà condotta dai carabinieri di Palermo . Non un ruolo marginale il suo, "ma concreto - confermano i carabinieri di Palermo - agiva come vero e proprio corriere della droga, coordinava, si spostava tra l'Emilia ma aveva fatto diversi viaggi anche tra Milano, Roma e la Sicilia". Il particolare più surreale è che solo 6 anni fa la Genovesi, candidatasi per Forza Italia e alla presidenza del quartiere Pabo e al Comune di Fidenza, fece dichiarazioni sulla droga un po' incoerenti e stridenti con le vicende più recenti. Guardate nel video cosa affermò nel giugno 2004, a proposito dei "brutti drogati" che infestavano, a suo dire, il quartiere Pabo di Fidenza.
Anche lei arrestata a luglio, nell'operazione Bogotà,aveva una relazione con Messina. Questo è uno stralcio di quanto lei ha dichiarato ai sostituti procuratori di Palermo Marcello Viola e Geri Ferrara: "Ho partecipato a molte feste, organizzate da Paolo Messina o da suoi amici. Alcune di queste feste erano in particolare state organizzate per motivi elettorali, dato che ricordo che si sono tenute per le elezioni regionali del 2006 e per quelle provinciali e regionali del 2008. Ricordo che molte persone mi furono presentate come politici di punta del Pdl, in particolare un sindaco, degli assessori e alcuni consiglieri comunali di diversi comuni della provincia". Top secret sui nomi, ma a breve gli "invitati" saranno chiamati in Procura per chiarire - da persone informate sui fatti - cosa succedeva a quelle feste. I reati ipotizzati sono traffico di stupefacenti e sfruttamento della prostituzione. Ma l'indagine potrebbe allargarsi. A Palermo si continua a indagare sui festini siciliani organizzati dai trafficanti di droga. Ad alcuni incontri con gli amministratori locali avrebbe partecipato anche un boss imparentato con Paolo Messina, poi in seguito assassinato. Perla Genovesi precisa che ai politici trapanesi veniva offerta la cocaina di migliore qualità: «Non solo quella che si sniffa, ma anche quella si fuma», ha spiegato l' ormai ex trafficante
Perla Genovesi ha 32 anni, è originaria di Parma, è l' ex assistente parlamentare del senatore del Pdl eletto in Lombardia Enrico Pianetta. Frequentava con disinvoltura il bel mondo romano della politica e i trafficanti di droga. Nelle sue dichiarazioni, in parte già depositate al tribunale del riesame di Palermo, la Genovesi conferma le accuse nei confronti del gruppo dei trafficanti arrestati a luglio. Parla anche del suo ruolo, che per alcuni aspetti tende a ridimensionare: dice infatti di non essersi resa conto subito della caratura criminale di Messina e degli altri. Racconta però di alcuni viaggi in Spagna, in cui sarebbe stato coinvolto un ignaro candidato alle elezioni amministrative tenute a Parma, che era suo amico. L' uomo, interrogato dai pm di Palermo, si è addirittura sentito male quando ha saputo che nella sua auto era stato nascosto un carico di otto chili di cocaina. Perla Genovesi ha raccontato che quel traffico di droga era finalizzato proprio a finanziare la campagna elettorale. Di altri incontri, a base di sesso e droga, la Genovesi sarebbe stata testimone fra Roma, l' Emilia Romagna e Milano. Ma su questo versante l' inchiesta sarà presto trasferita per competenza alla Procura di Milano, anche perché il racconto della donna fa poi riferimento alle confidenze di un' amica, di professione escort. È quest' ultima ad avere raccontato a Perla Genovesi di incontri e feste fra Milano e addirittura Villa Certosa, nella residenza di Silvio Berlusconi.
MOGAVERO. «Il comportamento del premier è deleterio per il Paese», è l'affondo contro Berlusconi di mons. Domenico Mogavero. Il vescovo non è nuovo a nette prese di posizioni contro la discutibile vita privata, ma non solo del presidente del Consiglio dei Ministri. Stavolta è intervenuto, con una intervista rilasciata a «Il Sole 24 Ore» dopo che il premier al vertice Ue di Bruxelles aveva rivendicato il diritto di esibire e giudicare da solo la propria vita, assicurando non voler cambiare nulla in propri usi e costumi malgrado lo scandalo del «caso Ruby». «Avere un premier che fa simili dichiarazioni e mostra questo stile di vita, non da oggi - ha accusato il vescovo - è deleterio. Il suo comportamento, oltre che non ancorato a valori prima di tutto umani, tradire quelli cristiani nei quali pure lui si professa credente. Questo è un pessimo messaggio che arriva ai giovani. Un uomo di governo non è un privato cittadino. Essere alla guida di una nazione significa avere delle responsabilità e nel suo stile rispettare determinati canoni: pur avendo diritto alla sua sfera personale deve mostrare coerenza con i valori che professa».
«Berlusconi -ha continuato il vescovo - professa di essere cristiano ma come tale non si comporta affatto. Un tempo quando si voleva criticare certi comportamenti si diceva che "si predica bene e si razzola male", qui mi pare che si predichi anche male». Già in un recente passato il presule aveva chiesto le dimissioni del premier a causa dei ripetuti scandali che lo avevano coinvolto. Lo scorso anno, nel dicembre del 2009, in occasione della visita in città di don Antonio Sciortino, direttore di Famiglia Cristiana, Mogavero stigmatizzo il messaggio, definendolo "antievangelico ed anacronistico", del premier: «Io non pago le donne perché ne posso avere quante ne voglio senza pagare».