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13/01/2011 13:00:40

Indignarsi non basta, o è meglio che niente?

Ma non è su questo argomento che voglio scrivere. Mi intriga invece, e molto, l’ “indignarsi” che è una mia , se si può dire, “istigazione”di questo particolare momento cittadino ed anche, per vero, regionale e nazionale. E mi intriga, altresì, che l’indignazione contagi, che di questa virtù si parli, che cresca il numero di coloro che in tempo di oscurantismo sappiano indignarsi, reagire, risorgere, proporre e fare. Sono l’inerzia, l’abulia, l’indifferenza, l’esasperato ricorso al privato, al privilegio dell’interesse personale che mi preoccupano e, sempre se posso dirlo, mi scandalizzano.
Ecco, anche, perché l’editoriale del Corriere della Sera mi ha tanto interessato.
L’indignazione è più e altro dell’aggressione, della violenza, dell’assalto più o meno mediatico, della demonizzazione. L’indignazione è più civile, più forte, più lievitante di ogni violenza, anche di quella terroristica che crea certamente reazioni di più convinta violenza.
L’indignazione è, a mio avviso, il momento nobile, topico, dell’intelligenza e del cuore, della razionale spiritualità coerente e attiva dell’uomo.
L’indignazione nasce dalla coscienza e produce coscienza. Non è mai istinto primordiale. È frutto di un ragionamento e di un sentimento.
Per cui può essere utile al vivere sociale più di qualunque forma di rivoluzione violenta, verbale o armata che sia.
E allora indigniamoci, Marsalesi, Siciliani, Italiani per il quando e per il perché le cose non vanno secondo quello che vorrebbe il nostro pensiero e il nostro cuore.
E, fermandoci a Marsala, come non indignarsi per la storia, la lunga storia del Monumento ai Mille, che non si fa e che, se si farà, sarà veramente povera cosa per il caposaldo dell’Unità Italiana? Come non indignarsi per il Parco “morto” di Porta Nuova, per le isole archeologiche chiuse e mute, per i monumenti trascurati, per tanti servizi in crisi, per la sciatteria e il silenzio di molti amministratori, per i mancati restauri di lapidi e iscrizioni, per la sorte di Porta Mazara, dei suoi alberi e della sua storia?
Come non indignarsi per le affermazioni elettorali tipo: “Questa è la mia Marsala”, con fotografie che potrebbero ripetersi, rifarsi, negli stessi luoghi e nelle stesse situazioni?
Come non indignarsi per la persistente chiusura del posteggio di Porta Nuova, recintato e abbandonato alla sua solitudine mentre non si trova un posto in piazza?
Come non indignarsi verso chi dice di essere pentito di avere creato questa situazione amministrativa? Come non indignarsi delle liti fra parenti prima amici per la pelle e poi nemici sulla pelle dei cittadini?
Come non indignarsi? Certo, indignarsi non basta. Ma è meglio che niente. Se molti marsalesi cominciassero ad indignarsi e a dirlo, magari attraverso, anche, i “giornali on-line”, forse si comincerebbe, si potrebbe cominciare, a pensare ad un futuro diverso, a fare proposte con la forza maggiorata da tante indignazioni. Forse si potrebbe andare avanti, verso una “Prossima Città” più viva, più capace di valorizzare tutte le sue risorse, più avanti con iniziative concrete e solide.
Indignarsi non basta. Certo. Ma serve per pensare, se volete per sognare, una Città più viva, più moderna e attiva, più degna della sua storia e dei suoi cittadini migliori del passato e del presente.
Gioacchino Aldo Ruggieri