Intanto, mi preme capire quale vera motivazione la spinge a esprimersi con tanta negatività nei miei confronti, considerando che il sottoscritto non si è mai permesso di criticarla come persona e come professionista della scrittura, nonostante diversi articoli infelici che nel recente passato mi ha "graziosamente" riservato.
Oggi, sono più che mai indignato per il suo comportamento che nulla ha a che fare con il Giornalismo vero; quello sano, imparziale, che mira a raccontare i fatti e non a denigrare gratuitamente le persone che lavorano e che producono. E’ notorio il mio lavoro presso un importante azienda privata di Marsala.
Sono indignato perchè Lei non ha le carte in regola per giudicarmi. La sua Storia, il suo percorso ed il suo “spessore” non le permettono di esprimere giudizi di nessun genere sulla mia persona.
Ciò mi fà capire che dietro a questo tipo di attività giornalistica, che tende ad alimentare il discredito, la cultura del sospetto, a fare” odience”, c'è la seria intenzione di mirare odiosamente verso questo o quel soggetto che magari ideologicamente non la pensa come lei, e che in più, porta avanti progetti ed idee che producono sviluppo e lavoro.
Certo, nel lavoro come nella vita le critiche sono importanti se costruttive; il dissenso serve eccome…ma solo se in buona fede e non fazioso. Tutto questo si può capire se il lavoro si condivide, se insieme si conosce la fatica, se insieme si suda; in caso contrario se non si conosce, se si è superficiali è meglio non dire nulla, è meglio non criticare.
Dalle non verità e dalle inesattezze che leggo e continuo a leggere sul suo portale purtroppo deduco che lei di lavoro, di fatica e di sudore, ahimè, ne sa ben poco. Puntare il dito contro qualcuno è sempre stata la scelta più semplice per apparire. Ma dov’è la sostanza, l’orgoglio, la convinzione….
Non spetta a me spiegare le attività della Soc. Lilybeo, tutto è agli atti che possono essere visti in qualsiasi momento con grande trasparenza. Io posso solamente asserire con fermezza che l’attività fin qui svolta è stata improntata sulla massima concretezza e sul massimo rispetto della Legalità.
Le consiglio, per il futuro, di evitare di usare la parola “cricca”, questo tipo di linguaggio amplifica i malumori e indirizza verso il vicolo cieco di un antagonismo che non serve a nessuno, tantomeno ai lettori che vogliono solo essere informati.
Sui miei incarichi: è chiaro che la nomina comunale è una nomina politica come tutte le altre, questi incarichi ci sono stati e ci saranno con tutti i Governi, sia di destra che di sinistra; ma le scelte sono basate su percorsi professionali, competenze e capacità che, per quanto mi riguarda, credo di aver ampiamente dimostrato negli ultimi 20 anni, sia nell’attività enologica che svolgo occupandomi di cantine ed aziende vitivinicole, sia nel campo arbitrale dove oltre alla Presidenza della Sezione AIA di Marsala ho ricoperto anche il ruolo di Assistente Arbitrale in Serie A portando con orgoglio il nome della nostra città in tutti i migliori stadi italiani.
Non credo che, curriculum alla mano, ci possa essere qualcuno che mi possa attribuire incapacità tali da non essere all’altezza di coordinare un progetto culturale (Holden), o di non essere in grado di fare una buona “comunicazione” su un progetto riguardante la Marineria marsalese (Palangaro).
Che male c’è oggi a seguire degli uomini o delle idee, uomini che portano avanti un modello di politica legato a tre principi assolutamente non negoziabili: la moralità, i progetti ed il vero coinvolgimento democratico (vedi progetto Cittadino Responsabile) dove 130 famiglie si stanno impegnando per migliorare le condizioni di vivibilità del loro quartiere.
E’ questa la Città che vogliamo…una Città dove il domani può essere segnato da un nuovo passaggio.
Caro direttore, venga tra noi, la invitiamo alla fatica…per crescere e condividere insieme.
PS. Meglio essere una briscola che…un due di Coppe.
Massimo D’Aguanno
Gentile corrispondente,
è proprio vero, siamo scesi di un gradino. Se fino ad ieri potevamo lamentarci dell’assenza di un’opinione pubblica capace di indignarsi per le cose che non vanno, e di reagire di fronte ad una classe sottopolitica che pensa solo al suo sostentamento, oggi abbiamo fatto un salto di qualità.
E lei, con questa sua risposta , ne è la dimostrazione. Perché se è vero che al popolo manca l’indignazione, in quelli che come lei hanno ruoli pubblici manca assolutamente la capacità di vergognarsi.
Due strade aveva, D’Aguanno, per rispondere alla nostra inchiesta. Produrre smentita (anche querela di falso, perché no) e materiale (risultati del progetto del palangaro, suo curriculum, etc.). Oppure provare vergogna. Come a scuola: in silenzio, dietro la lavagna. Ha scelto una terza via, banale: quella del livore rumoroso e piccino. Con tanto di appello al caro leader e di richiamo al prestigio della classe arbitrale….
Si è avventurato in un ragionamento che la compromette ancora di più, perché conferma, appunto, la sua non professionalità per gli incarichi ricevuti con fondi pubblici, il suo dover rendicontare al capo - Massimo Grillo - ogni passo, ogni scelta. Ne guadagna in carriera, certo. Ne perde in libertà. Vergognarsi servirebbe anche a questo, a sentirsi più liberi.
Se fosse davvero libero capirebbe che non c’è furore ideologico o malcelata strategia da parte nostra nei suoi confronti. Noi raccontiamo solo storie. Che riguardano tutti. Perché sono storie di cattiva politica, di comportamenti negativi, di furbate ai danni della collettività. Non è poi mica colpa nostra se i nomi di sottogoverno che Grillo riesce ad indicare sono sempre gli stessi. Anche noi gradiremmo un po’ di varietà.
Non si scrive di qualcuno perché gli si vuole male, o perché si è contro. Si scrive di qualcuno perché c’è un fatto da raccontare. Ma già nel momento in cui le do questa spiegazione, mi vergogno: perché se lei fosse davvero un professionista della comunicazione queste cose dovrebbe saperle. E’ l’abc.
Invece lei è fermo alla legge del taglione: tu scrivi male di me, perché io ti ho fatto qualcosa. Non è così purtroppo. Quello non è giornalismo, è cortile.
Parliamo di lei, D’Aguanno, perché lei è protagonista di un fatto che raccontiamo. E soprattutto perché certi comportamenti vengono da un gruppo, quello di Massimo Grillo, che ha sempre professato a parole profondi valori etici, ma che continuamente dà dimostrazione di confondersi anche nelle più piccole vicende.
Altro che patto etico. Questo è un “patteggiamento” etico. Ci si divide incarichi e affari in nome della trasparenza e della moralità. Il fatto che si tratti di poca roba rispetto a quello di cui si occupano le cronache nazionali non significa che il disvalore percepito non sia lo stesso. Anzi, guardandoli da vicino, i vostri comportamenti sono ancora più da biasimare. Ecco perché abbiamo parlato di cricca. E continueremo a farlo nelle prossime occasioni in cui vedremo qualcuno approfittare di un ruolo pubblico per avvantaggiarsi ingiustamente.
Grazie dell'attenzione, e continui a seguirci.
Giacomo Di Girolamo
p.s.: “Odience” ovviamente non si scrive così. E’ “audience”. Ma non si preoccupi, non è suo limite linguistico. E’ una congiura dell’alfabeto.