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07/01/2012 05:52:22

Scrive Paolo Ruggirello sul suo nome, le intercettazioni, i titoli accattivanti

Perché non rispettate la completezza dell’informazione e anziché fare titoli accattivanti, che all’impatto colpiscono il lettore spiattellando a caratteri cubitali il nome del deputato che avete preso di mira, non spiegate le cose come stanno?
Uno degli arrestati dice al boss Bonafede di aver preso un impegno con me, per sostenermi, dal momento che io avevo fatto una segnalazione di una persona “vincitrice di concorso e che già era impiegata all’Asp”. Eravamo in campagna elettorale, vorrei scommettere fra chi, di tutti i candidati, non abbia avvicinato persone per conquistare consensi. Parlate di cose normali come se fossero reati. Siate onesti. Mi spiegate il senso di dedicare un intero articolo a me, che non sono indagato, che non c’entro niente in tutta questa vicenda quando la notizia eclatante riguarda l’arresto di 11 persone per mafia! E tra 11 persone di cui scrivere andate a scegliere quella che ovviamente attira di più l’attenzione!
Questo tipo di giornalismo di pseudo assalto, che non verifica la verità della notizia, che viola in certi aspetti la privacy di una persona va assolutamente condannato e fareste bene a rispettare le persone anzichè attaccarle con i vostri strumenti mediatici ai quali è difficile replicare. Non è un gioco corretto il vostro e per quanto concediate il diritto di replica sapete perfettamente che nulla può essere paragonabile ai vostri brillanti titoli da prima pagina.
Perché non vi preoccupate invece di chi ha lavorato a fianco alle persone coinvolte negli arresti e oggi fa finta di non conoscerle, rinnegando la stessa appartenenza politica?
Ricordate che le vostre parole possono avere conseguenze gravi e sarebbe il caso che, ogni tanto, ripassiate il vostro codice deontologico, che impone al giornalista l’imparziale interpretazione dei fatti, la tutela della privacy in merito ai dati personali nonché alla sua corrispondenza. Come condannate e giudicate voi l’attività di un politico allo stesso modo possiamo fare noi con voi, perché non sempre riportate le cose come stanno ma come possono avere più audience e non si può continuare a subire questo tipo di atteggiamento fatto di allusioni, che intacca l’immagine di un uomo pubblico.
On. Paolo Ruggirello


Gentile corrispondente,
Ma quale privacy….il suo nome mica ce lo siamo inventati o lo abbiamo spiato: è scritto nell’ordinanza di custodia cautelare dell’inchiesta che ha portato in cella, tra gli altri,  il Sindaco di Campobello, Ciro Caravà. Si tratta  di un episodio certamente marginale, ma che la riguarda da vicino. C’è questo ex funzionario della Prefettura in pensione, Giovanni Buracci, che parla con il capomafia Leonardo Bonafede, del quale è fido consigliere. E’ il 2008. Si vota per le Regionali, Bonafede chiede a Buracci di attivarsi per fare votare il loro amico Sindaco, Caravà. E Buracci replica – mortificato - che in verità suo genero ha già un impegno con il candidato Paolo Ruggirello, che ha aiutato la figlia in un concorso pubblico all’Azienda Sanitaria Provinciale. La giovane era finita nona. I posti erano otto ("Siamo arrivati in ritardo con la raccomandazione" dice Buracci). Allora contattano Ruggirello. Che in tre giorni - dicono - gli dà un appuntamento in ospedale (non nella sua segreteria) e li fa incontrare con il manager  ("quello che fa i concorsi"), che tranquillizza la signora: "Io la cosa la prendo molto a cuore".
Tutto qui (lei ne racconta una versione un po' troppo sintetica e inesatta). Non è coinvolto in alcun malaffare, lei, Ruggirello. Neanche è indagato, ci mancherebbe. Per così poco? Chi è che non prende voti a forza di “segnalazioni” agli aspiranti infermieri –ausiliari – precari? Lei lo scrive: è un comportamento assolutamente normale.
E per noi è assolutamente normale raccontarlo. Ed è un lavoro, mica un gioco. E non è neanche la fine del mondo. Ma bisogna raccontarlo. Con la dovuta attenzione, trattandosi di un deputato regionale del nostro territorio.
Altro che titoli cubitali. Su queste vicende dovrebbero suonare le campane. Come in un allarme antincendio. O per il focolaio di un'infezione. Perché è in questi piccoli comportamenti assolutamente ritenuti "normali" che dovrebbe nascere l’indignazione. Ma i cittadini sono un po’ sordi, un po’ distratti. E quelli che sono attenti lo fanno unicamente per capire cosa ci può essere di utile per loro. Altro che campane, neanche le bombe funzionano. E Campobello ne è la dimostrazione.
Noi siamo purtroppo in mezzo. In mezzo cioè tra i pseudo politici e i cittadini. Che Natale di ansia abbiamo passato. E' per questo che abbiamo risposto solo ora nonostante lei ci abbia scritto il 21 Dicembre. Il fatto è che ci ha messo in allarme.  E che saranno mai le conseguenze gravi di cui ci ha scritto Ruggirello, ci chiedevamo in redazione tra un panettone e una tombola.  E gravi per chi? Per noi? Per lui? Gli viene un coccolone per cose che già sa? E qual è questo memento mori al quale non possiamo sfuggire? “Mò mo segno” verrebbe da replicare, come Massimo Troisi.
Nell’attesa che qualcosa accada (nel dubbio, ci raffoziamo la mutanda, seguendo l’adagio dei nostri nonni) continuiamo a raccontare, interpretare e giudicare. Ci pagano (male) anche per questo. Certo, lei può fare anche lo stesso nei nostri confronti, ma come i suoi colleghi deputati regionali sarebbe pagato (tanto, troppo) per fare altro. Ecco, una promessa per il nuovo anno: qualche “segnalazione” in meno, qualche ora di lavoro in più per il territorio. Vedrà che la sua immagine di uomo pubblico ne guadagna, eccome se ne guadagna.

Grazie dell'attenzione, e continui a seguirci

Giacomo Di Girolamo

 



Editoriali | 2024-05-16 06:00:00
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