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16/07/2012 14:25:21

D'Alì: "Oggi l'autonomia siciliana è diventata un gravissimo peso"

«Fuori dai soliti luoghi comuni - dice d'Alì - le nostre colpe di siciliani sono ben più gravi delle trascuratezze o delle ostilità altrui. L'incidenza negativa sulla economia delle famiglie e delle imprese siciliane ad opera delle politiche nazionali è superata di gran lunga dal disastro causato dalla inefficienza del nostro apparato pubblico regionale e locale»

D'Alì che sostiene da tempo e con preoccupazione che il sistema Regione Siciliana non funziona snocciola il cahier de doleance: «una Regione che ospita un numero enorme di dipendenti rispetto agli altri comparti del pubblico impiego e che ricorre in maniera scandalosa alle consulenze esterne, che non è capace di spendere i Fondi Comunitari; una regione dove le istanze dei cittadini si perdono nei meandri della burocrazia, dove il carico fiscale anziché essere alleggerito dalla opportunità di essere regione autonoma viene gravato dalle aliquote di addizionale più alte d'Italia, dove le poche risorse disponibili vengono utilizzate per sagre paesane piuttosto che per alleviare le difficoltà delle categorie produttive, dove enormi risorse sono bruciate per una formazione non allineata con le esigenze del mercato del lavoro piuttosto che sostenere, con spesa di gran lunga inferiore i centri di eccellenza culturale dell'isola, e si potrebbe proseguire con un infinito numero di esempi».

«La tanto auspicata, e a chiacchiere difesa, Autonomia Siciliana è divenuta un gravissimo peso per il cittadino siciliano - conclude d'Alì -, e i suoi gestori da considerare al pari di demagoghi che utilizzano le pur esistenti difficoltà economiche degli operatori e delle famiglie per scopi diversi dal generale interesse. La tragica conclusione, dal punto di vista storico ed istituzionale, potrebbe essere quella che la regione autonoma s’è trasformata da opportunità in un sostanziale fallimento, e che essa andrebbe rivista dalle fondamenta, se non addirittura soppressa. Una presa d'atto dell'insuccesso sarebbe il primo gesto di onestà intellettuale che la società siciliana tutta, e non solo la classe politica, dovrebbe fare; e da questa presa d'atto avviare il progetto di ripresa e riaffermazione della nostra capacità di essere società forte e positiva».


 



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