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24/01/2013 05:44:43

Auto & truffa, udienza rinviata all'11 aprile. Continua il processo a Fabbri per l' "affaire" Hotel delle Palme

Sono undici gli imputati, che avrebbero truffato i clienti sull'asse Italia - Germania. L'inchiesta, nel luglio 2007, sfociò nell’emissione di otto misure cautelari. Due gli arrestati: i fratelli gemelli Giovanni e Giorgio Arena,
di 37 anni, entrambi pregiudicati, originari di Palermo ma residenti a Marsala, dove gestivano «di fatto» la «Autoelite srl».
L’obbligo di dimora fu, invece, disposto per Pietro Giuseppe Centonze, di 37 anni. Dell’organizzazione avrebbero fatto parte anche altre cinque persone, Elena Ventura, di 61 anni, palermitana, madre dei fratelli Arena e amministratore dell’Autoelite, Domenico Crimi, di 30 anni, Giuliano Balsamo, di 59, Gianvito Marino,
di 36, e Saverio Fici, di 41, tutti dipendenti dell’Autoelite. Altri quattro imputati  (titolari di agenzie di pratiche automobilistiche accusati di falso) sono Anna Concetta
Pinto, di 41 anni, Piero Genna, di 40, Girolamo Stassi, di 51, e Giuseppe Patrik Basile, di 37.   Le truffe, secondo l’accusa, venivano realizzate «mediante la stipula di contratti di vendita di auto di grossa cilindrata che non erano mai state nella effettiva disponibilità della concessionaria, autovetture vendute sulla carta e mai
consegnate, o di vendita di auto ricevute in permuta o in conto vendita, prive sia dei documenti di circolazione che di proprietà, ma accompagnata dal rilascio
di documento provvisorio di circolazione attestante falsamente la presenza presso l’agenzia di disbrigo pratiche automobilistiche dei documenti originali».
Il giro d’affari è stato valutato in oltre un milione di euro (venticinque sono state le vittime individuate).  A difendere gli imputati saranno gli avvocati Alessandro Casano, Paolo Paladino, Diego Tranchida, Luisa Calamia e Erino Lombardo.

HOTEL DELLE PALME. Continua il processo per bancarotta fraudolenta che vede imputati Giancarlo Fabbri, Antonio Onorati e Maria Caterina Scaduto e che ha al centro la gestione dell'Hotel delle Palme, ormai chiuso da un pezzo, in Via Trapani a Marsala. Ieri dove essere sentito il teste Cipriani, che però ha dichiarato di non poter venire perchè stava male. Il tribunale, presieduto da Roberto Natoli, ha disposto la visita fiscale. Il processo è stato rimandato al 7 Febbraio. In quel giorno, sentito Cipriani, dovrebbe cominciare la discussione. Cipriani, "faccendiere" romano, è gia  stato condannato questa estate con il rito abbreviato dal Gup di Marsala, Annalisa Amato, a 3 anni e 4 mesi di reclusione per bancarotta fraudolenta. Il Gup ha anche disposto il risarcimento del danno - tutto ancora da calcolare - in favore della parte civile, difesa dall'avvocato Arianna Rallo. La vicenda è quella relativa al raggiro di cui rimasero vittime i fratelli Hopps, che dopo essere finiti nei guai per alcuni contributi «indebitamente » percepiti nell’ambito di attività alberghiere, a causa delle conseguenti difficoltà finanziarie, nel 2006 decisero di vendere due alberghi, l’Hotel delle Palme di Marsala e Hotel Vecchio Borgo di Palermo. Cedendo anche le quote delle società Hopps Travel e Sta (Società Turistica Albeghiera) in cambio dell’azzeramento, entro sei mesi, a opera del compratore, dei debiti (circa 5 milioni di euro). Incapparono, però, in un compratore, Erasmo Cipriani, che non saldò i debiti con le banche e che al momento dell’acquisto si servì di un prestanome, Giancarlo Fabbri. Quello che si tiene a Marsala per ora è proprio il processo che cerca di fare luce sul ruolo di Fabbri, difeso d'ufficio dall'avvocato Valerio Vartolo, Antonio Onorati e Maria Caterina Scaduto.  L’indagine è stata condotta dalla sezione di pg della Finanza della Procura.

ABUSI SESSUALI. Continua a Marsala il processo per presunte violenze sessuali e maltrattamenti su una bambina di soli 4 anni, con imputati i genitori conviventi, un pregiudicato di 40 anni di Mazara del Vallo, T.L.C., e la compagna A.C., di 27 anni.
 Nell'ultima udienza ha testimoniato il consulente dell'accusa, una psicologa che ha tracciato un'analisi della bambina, dichiarando che ai tempi in cui risalgono i fatti (i due furono arrestati il 24 giugno del 2011) il suo stato psicofisico faceva presumere che fosse vittima di abusi. Per T.L.C. l'accusa è anche di favoreggiamento della prostituzione. La donna, invece, per violenze sulla figlia, che secondo gli inquirenti, veniva maltrattava, legata a una sedia, picchiata e costretta persino ad assistere ad atti sessuali anche di gruppo e a guardare video porno. Nel corso del processo, però, la principale teste d’accusa (L.G.), pare ex amante di T.L.C., ha ritrattato quasi tutto.
«Nessun abuso sessuale sulla bambina - ha detto in una delle ultime udienze - ed inoltre, per quel che mi riguarda, niente sfruttamento della prostituzione. Ho detto
quelle cose per gelosia. Alla bambina, al massimo, è stato dato qualche scappellotto… ». La donna, comunque, ha ammesso di essersi prostituita. A difendere T.L.C. è l’avvocato Stefano Pellegrino. Oggi testimonieranno la moglie dell'avvocato e il consulente difensivo.

 

TURANO. La Procura di Trapani  ha chiesto l’archiviazione del procedimento a carico dell’ex presidente della Provincia Mimmo Turano. L’accusa ipotizzata è quella di abuso d’ufficio. Le indagini sono state avviate tre anni fa a seguito di un esposto presentato da Massimo Fernandez, esponente del movimento Fratelli d’Italia. Fernandez, eletto consigliere provinciale, fu dichiarato decaduto alla prima seduta utile, da parte del Consiglio provinciale, in quanto ritenuto incandidabile. Su lui gravava una condanna penale. Fernandez riferisce di essere stato convocato, prima dell’esclusione, dal presidente della Provincia. Turano lo avrebbe sollecitato ad aderire al suo partito. «O passi con l’Udc o avrai problemi », avrebbe detto. Nelle settimane successive, il questore segnalò alla Prefettura la condizione di incandidabilità di Massimo Fernandez. Il Consiglio dichiarò l’esponente del movimento decaduto. Secondo Fernandez, la decisione sarebbe frutto delle manovre dell’ex presidente della Provincia. Ma la Procura della Repubblica, al termine delle indagini, non ha ritenuto però sufficienti gli elementi raccolti per avanzare un’eventuale richiesta di rinvio a giudizio ed ha chiesto l’archiviazione del procedimento. "L'archiviazione era stata chiesta molto empo addietro - commenta Fernandez - e prima di fornire ulteriore prova al giudice Fontana che ora avrà un quadro più chiaro della situazione. Mentre per il processo civile il tribunale ordinario ha detto che è di competenza del tribunale amministrativo".

DROGA. Rosanna Peraino, 43 anni, e Vincenzo Di Salvo 36 anni, sono stati condannati dal gup di Trapani a dieci mesi e ad un anno di reclusione per detenzione e spaccio di sostanza stupefacente.  Per la prima, che nascondeva la droga nel reggiseno, è stata disposta la sostituzione della pena detentiva con la misura della libertà controllata.  Di Salvo era anche accusato di tentata violenza. Maurizio Salafia, 33 anni, è stato condannato ad un anno e sei mesi per spaccio di droga. Era accusato di avere illecitamente detenuto diversi quantitativi di hashish.