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21/02/2013 05:09:12

Truffa, assolto il titolare di un centro di analisi di Trapani. "Zia Rosa", ritrattano molti testi

Assolti anche due medici di Partinico, Antonino Di Trapani e Domenico Greco, finiti sotto processo con la medesima accusa. Le indagini erano state avviate alcuni anni fa a seguito della segnalazione di un dirigente dell'Asp. Secondo l'accusa, Amenta avrebbe organizzato, con la complicità dei due medici, una maxi truffa ai danni del Servizio Sanitario Nazionale. Greco e Di Trapani avrebbero prescritto ai pazienti una serie di esami da effettuarsi presso i laboratori dell'Amenta in realtà non necessari. I prelievi sarebbero stati effettuati presso gli ambulatori dei due medici o a domicilio degli utenti. Il titolare del centro di analisi avrebbe incassato i rimborsi non dovuti. Tra il 2005 ed il 2006 furono erogate somme per un importo superiore ai 350 mila euro. Il pubblico ministero aveva chiesto al termine del dibattimento la condanna degli imputati ad un anno e sei mesi ciascuno.  Ma il giudice Angelo Pellino, accogliendo le osservazioni dei difensori, gli avvocati Vito Galluffo, Marco Clementi e Rosario Sorrentino, ha deciso di assolvere tutti con formula piena.

ZIA ROSA. Continua, non senza colpi di scena, il processo a carico di Rosa Cordaro, detta la "Zia Rosa", personaggio molto noto nel quartiere di San Giuliano di Trapani, chiamata a rispondere, insieme ai suoi tre figli ed altre dieci persone, di detenzione e spaccio di stupefacenti. Molti testimoni chiamati a deporre in tribunale hanno rivisto la loro posizione. Si tratta per lo più di tossicodipendenti, che hanno negato di essere clienti della "Zia Rosa". Hanno dichiarato di non ricordare da chi hanno acquistato la droga. Nel corso delle indagini avevano riconosciuto sia Rosa Cordaro che altri indagati. 
Il procedimento scaturisce da un'indagine della polizia Gli agenti della Squadra mobile filmarono, nel corso di appostamenti e pedinamenti, numerose cessioni di droga. Numerosi tossicodipendenti furono fermati dopo l'acquisto. Interrogati, indicarono gli spacciatori. Ma in tribunale quasi tutti hanno ritrattato. Sono stati inutili i richiami del giudice Franco Messina, che ha ricordato ai testi che la falsa testimonianza è un reato.Qualcuno ha riferito di avere subito, durante l'interrogatorio in fase d'indagine, delle pressioni da parte dei poliziotti. Un giovane tossicodipendente ha detto di essere stato indirizzato dagli agenti. Il giudice ha disposto la trasmissione del verbale alla Procura per procedere nei confronti dei testimoni reticenti per falsa testimonianza.

USURA. «Nelle telefonate alla titolare della rosticceria Diego Marino non ha mai minacciato. Il suo tono era di supplica. Tentava di recuperare il denaro che avrebbe dovuto ricevere per la vendita della moto con la cessione di una Volksvagen». Lo ha dichiarato Roberto Maggio, nel cui autosalone, tra la fine del 2007 e la primavera 2008, lavorò il 33enne marsalese Diego Marino, processato per usura davanti al Tribunale di Marsala. Difeso dall'avv. Arianna Rallo, l'imputato avrebbe prestato denaro ad un tasso del 30% mensile a due fidanzati, Vito Saladino e Vita Annalisa Daunisi, gestori di una rosticceria in piazza del Popolo.

VIOLENZE. Ancora ritrattazioni nel processo per le presunte violenze sessuali, con maltrattamenti, su una bambina mazarese di 4 anni.
Un'indagine che il 24 giugno 2011 sfociò nell'arresto dei genitori conviventi: un pregiudicato di 40 anni (T.L.C.) e la sua compagna di 27 (A.C.).
L'uomo, oltre che di abusi sessuali sulla bambina, è accusato anche di aver favorito la prostituzione di un'altra donna, che pare fosse sua amante. A.C., invece, deve rispondere di violenze sulla figlia, che secondo gli inquirenti, veniva maltrattava, legata a una sedia, picchiata e costretta persino ad assistere ad atti sessuali anche di gruppo e a guardare video porno.
Adesso, dopo il dietro-front dell'amante di T.L.C. (L.G.), che in aula ha ritrattato quanto dichiarando in precedenza affermando di avere parlato «per gelosia», affermando che si prostituiva ma non era sfruttata, a rimangiarsi le accuse di violenza sessuale è stata anche A.C., che ha detto: «Nessun attenzione sessuale nei confronti della nostra bambina. E niente sfruttamento della prostituzione».
La donna, ha anche affermato che alla piccola non sarebbe stata costretta a vedere film a luci rosse. Per la dottoressa Lombardo, consulente dell'accusa, però, «lo stato psicofisico della bambina faceva presumere che questa fosse stata vittima di abusi». A difendere T.L.C. sono gli avvocati Stefano Pellegrino e Adriana Giacalone. Pubblico ministero è, invece, Giulia D'Alessandro.  

PERDONO GIUDIZIALE. Accogliendo la richiesta dell'avvocato Ezio Di Marco, il Tribunale per i minorenni ha accordato il «perdono giudiziale» al 20enne Biagio Monti. Il giovane, assieme al fratello maggiore Filippo (attualmente sotto processo in Corte d'assise), era finito alla sbarra a seguito della morte di altri due giovani, Giovanni De Milito e Salvatore De Castro, entrambi 19enni, che la notte del 4 ottobre 2009, con una Fiat Stilo, andarono a schiantarsi contro un muro perimetrale di via Vespri. Secondo l'accusa, la tragedia fu conseguenza di una folle corsa tra due auto iniziata sul rettilineo di via Mazzini.


 



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