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22/03/2013 06:20:53

Una nuova stagione per il dialogo

  • Altrettanto significativo, specie sulla bocca di un pontefice, è il riferimento esplicito alla «promozione dell’amicizia e del rispetto tra uomini e donne di diverse tradizioni religiose». L’auspicio, naturalmente, è che le donne possano finalmente avere accesso ad una piena parità nella gestione della vita ecclesiale, rivestendo in tutto e per tutto gli stessi ruoli che, senza alcuna ragione plausibile, sono stati per secoli appannaggio dell’universo maschile, cosa che ha inevitabilmente prodotto un impoverimento della riflessione teologica cattolica ed una notevole restrizione della sua sensibilità umana, prima ancora che spirituale, liturgica ed esegetica.
  • Infine, la menzione delle persone che non riconoscono la propria appartenenza «ad alcuna tradizione religiosa», ma che perseguono comunque «verità, bontà e bellezza» (sì, bellezza: quasi un richiamo a quella «bellezza che salverà il mondo» di cui parla il principe Miškin nell’Idiota di Dostoevskij) che vengono definite «preziose alleate nell’impegno a difesa della dignità dell’uomo, nella costruzione di una convivenza pacifica tra i popoli e nel custodire con cura il creato». Nuovamente, tutte affermazioni che sottraggono al cattolicesimo quella posizione di presunta e presuntuosa preminenza che caratterizza il pensiero ed il linguaggio propri della teologia conservatrice, per erodere la quale, comunque, il lavoro che attende la base, prima ancora che il pontefice, è ancora assai lungo. Certo, un nuovo corso, in tal senso, sembra finalmente essere incoraggiato da chi occupa un ruolo di indubbia responsabilità pastorale ed istituzionale: di questo, chiunque creda nel dialogo e nella sua fecondità, non può che  rallegrarsi.
Alessandro Esposito - pastore valdese -(articolo pubblicato su MicroMega il 21 marzo 2013)