Quantcast
×
 
 
28/11/2013 11:29:00

Legge sull'editoria, continua il dibattito all'Ars

 Sono nove gli articoli del ddl sull'editoria approvati dall'Ars, col voto contrario dei 5stelle, nella seduta di ieri, 5 invece gli articoli accantonati. Via libera anche diversi emendamenti dell'opposizione, col parere favorevole del governo, rappresentato a sala d'Ercole dall'assessore alle Attività produttive, Linda Vancheri.
Qualche imbarazzo per la commissione Attività produttive quando è passato un emendamento all'art. 2, presentato proprio dalla commissione, che considera imprese dell'informazione locale le piccole e medie aziende «operanti» in qualsiasi comune della Regione, mentre la norma iniziale parlava di aziende «avente sede legale ed operativa». A quel punto, il presidente della commissione, Bruno Marziano, ha chiarito che lo scopo dell'emendamento non era quello di sostituire il comma dell'art. 2 ma di integrarlo; il presidente dell'Ars, Giovanni Ardizzone, preso atto della precisazione della commissione sull'errata formulazione dell'emendamento, ha rassicurato che «l'incidente» sarà risolto prima del voto finale. L'art5, già esitato, prevede che le imprese sono sostenute attraverso contributi una tantum in conto interessi e prestazioni di garanzie per investimenti: questi interventi a partire dal 2014 possono essere attivati, in quanto compatibili, a valere sulle risorse relative del programma comunitario Fesr 2014-2020; per il 2013, invece, un emendamento del governo ha autorizzato la spesa di 200 mila euro.
Accantonata al momento la norma (art. 7) per i contributi al consolidamento delle passività onerose, anche se l'aula ha già approvato alcuni emendamenti del governo che specificano che si tratta, anche in questo caso, di una tantum, e che per il 2013 stanziano 200 mila euro. Un emendamento, primo firmatario Nello Musumeci e approvato col parere favorevole del governo, include anche contributi a consorzi radiofonici costituiti nella Regione siciliana in aree omogenee e contigue che trasmettono in tecnica digitale. Per la comunicazione istituzionale (art. 9, approvato col voto contrario del M5s) il capogruppo dei 5stelle, Giancarlo Cancelleri, ha parlato «di norma folle, nell'era di Internet». I grillini hanno contestato anche la norma (art. 10, approvato) per le attività di media-monitoring per enti pubblici.
Tra le norme accantonate c'è quella che prevede la pubblicazione dei bandi pubblici (art. 11) non solo sui quotidiani nazionali ma anche su quelli locali. Ancora una volta è stato Cancelleri ad alzare i toni. «Questo ddl ha un nome e un cognome - ha detto dal pulpito - e lo sappiamo tutti in quest'aula. È un vestito cucito addosso a qualcuno». A quel punto il deputato del Pd, Gianfranco Vullo, ha chiesto a Cancelleri di dire con chiarezza «chi è il sarto e o quanto meno a chi è stato costruito il vestito», mentre il deputato Lino Leanza (Art. 4) ha difeso il disegno di legge spiegando che si tratta di un provvedimento non per i grandi gruppi ma per le piccole e medie imprese dell'informazione locale «in particolare per 110 piccole tv che rischiano di chiudere i battenti». In riferimento a questo articolo, il presidente dell'Ars, Giovanni Ardizzone, ha ricordato che «più volte questa norma è stata impugnata dal commissario dello Stato perché violerebbe il principio del codice degli appalti». La norma ha rischiato di essere cancellata quando i 5stelle hanno fatto proprio un emendamento soppressivo della commissione Attività produttive che lo aveva ritirato, chiedendo e ottenendo il voto segreto: ma l'aula ha bocciato l'emendamento.
Per quanto riguarda la revoca dei benefici, la norma (art. 8), al momento è stata accantonata; il deputato Michele Cimino, intervenendo in aula, ha chiesto la riscrittura del testo per introdurre il divieto di pubblicare sui siti web e dunque l'immissione in rete di commenti anonimi o non identificabili. L'esame del ddl proseguirà martedì prossimo