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13/12/2013 07:32:00

TERRA BRUCIATA INTORNO A MESSINA DENARO. TRENTA ARRESTI, COINVOLTI POLITICI E IMPRENDITORI

Imponente operazione, "Eden" nella notte, a Castelvetrano, Campobello di Mazara e Palermo. Impiegate tutte le forze dell'ordine. Terra bruciata, ancora una volta, intorno a Messina Denaro: 30 arresti, tra cui il nipote e la sorella Patrizia, ritenuta a capo della cosca. Arresti anche a Palermo.  Arrestato il fratello di Doriana Licata. Sequestrati beni per cinque milioni di euro. Tutti i particolari e gli aggiornamenti.

12,45 - Parla il magistrato Teresa Principato: "Matteo Messina Denaro viaggia, ma non credo si allontani molto dalla Sicilia. Penso che per la frequenza dei contatti che ha con i familiari e con le persone a lui più vicine la sua presenza non sia episodica", dice ancora il procuratore aggiunto di Palermo, Principato. E aggiunge: "Ci sono persone che volutamente non abbiamo catturato. I solidali di Matteo Messina Denaro non sono solo questi e la nostra opera non è finita qui, perché ci sono persone con cui dobbiamo ancora fare i conti e vogliamo fare i conti".Patrizia Messina Denaro, la sorella del superlatitante trapanese Matteo, è "una donna di mafia forte, che da sola è in grado di commettere estorsioni con durezza e spregiudicatezza, facendosi forte del suo nome. Fa richieste di denaro ad anziane donne mentre seguono il feretro dell'anziana di cui pretende i lasciti". Lo ha detto il procuratore aggiunto di Palermo, Teresa Principato, che ha aggiunto: "E' in grado di esercitare un ruolo nell'organizzazione abitualmente gestito dal maschio, ma questo non significa che non ci siano altri uomini in grado di prendere il posto di Matteo Messina Denaro".

12,10 - L'operazione si chiama "Eden", ma verrà ricordata ricordata come il blitz della notte di Santa Lucia, dato che oggi, 13 Dicembre, ricorre la festa della santa, che in Sicilia è molto popolare. Non solo, è la prima volta che, nella caccia a Messina Denaro, l'operazione viene condotta da tutte  le forze dell'ordine: poliziotti dello Sco e delle squadre Mobili di Palermo e Trapani, carabinieri del Ros, finanzieri del Gico, con la regia unica della Dia di Palermo. Probabilmente, in una delle numerose perquisizioni, le forze dell'ordine si aspettavano di trovare proprio lui, Matteo Messina Denaro. Per questo l'operazione è stata pianificata nei dettagli e la sua preparazione è durata un anno. In manette la sorella, cugini, nipote e il suo cassiere di fiducia tutti attivi nel monopolio delle commesse nell'edilizia: dalle aree industriali alla ristorazione.

11,40 - L’Associazione Antiracket e Antiusura Trapani, esprime apprezzamento per l’importante operazione di Polizia Interforze che ha inferto un, ulteriore, durissimo colpo al clan mafioso capeggiato da Matteo Messina Denaro dedito, fra l’altro, al controllo, tipicamente mafioso, sulle attività economiche della provincia di Trapani, ed auspica una sempre maggiore presa di coscienza da parte dell’intera Società Civile sulla necessità di denunciare ogni atto di illecita imposizione da parte di criminali che, con il loro operato, opprimono i soggetti economici.
L’Associazione Antiracket e Antiusura Trapani conferma, pertanto, la propria disponibilità ad assistere gratuitamente, con la garanzia della massima riservatezza, in ogni sede istituzionale, le vittime delle estorsioni nonché quanti, trovandosi in difficoltà, intendano spezzare il rapporto perverso nel quale sono stati intrappolati.

10,20 - Riepiloghiamo i nomi degli arrestati, con le città di origine. C'è anche Michele Mazzara, il "Berlusconi" di Paceco. Ecco l'elenco delle persone raggiunte dal provvedimento di custodia cautelare: Antonella Agosta (Germania), Matteo Agosta (Palermo), Francesca Maria Barresi (Castelvetrano), Girolamo Cangialosi (Carini), Lea Cataldo (Campobello di Mazara), Lorenzo Cimarosa (Castelvetrano), Aldo Tonino Di Stefano (Campobello di Mazara), F. F. (Paceco), Floriana Filardo (Salemi), Giovanni Filardo (Castelvetrano), Valentina Filardo (Salemi), Francesco Guttadauro (Palermo), Girolama La Cascia (Castelvetrano, è accusata di favoreggiamento per non avere denunciato una presunta estorsione subita), Aldo Roberto Licata (Palermo), Antonino Lo Sciuto (Castelvetrano), Francesco Luppino (Campobello di Mazara), Giuseppe Marino (Palermo), Michele Mazzara (Paceco), Mario Messina Denaro (Castelvetrano), Patrizia Messina Denaro (Castelvetrano), Antonella Montagnini (Milano), Vincenzo Peruzza (Castelvetrano), Giuseppe Pilato (Erice), Rosario Pinto (Palermo), Nicolò Polizzi (Campobello di Mazara), Pietro Luca Polizzi (Castelvetrano), Francesco Spezia (Erice), Salvatore Torcivia (Palermo), Vincenzo Torino (Napoli), Giovanni Faraone (Palermo).

09,30 - Nelle carte dell'inchiesta spunta anche un capitolo che ipotizza il reato di scambio elettorale politico-mafioso. Un'ordinanza di custodia cautelare ha raggiunto Aldo Roberto Licata candidato alle ultime elezioni politiche. Era il numero tre della lista Grande Sud -Mpa che non superò lo sbarramento. Alberto Licata è fratello di Doriana, ex assessore provinciale a Trapani, candidata alle regione del 2012 con l'Mpa. Il seggio le sfuggì per un soffio. Di recente è approdata ai Democratici-Riformisti. Ed è alla sorella che Aldo Roberto avrebbe procurato un pacchetto di voti grazie all'aiuto di Nicolò Polizzi, indicato come mafioso di Campobello di Mazara.

09,15 - Nell'ambito della maxi operazione antimafia Eden, che ha dato un duro colpo al clan del latitante di Castelvetrano, Matteo Messina Denaro, la Guardia di finanza, insieme ai carabinieri e alla Polizia di Stato sta procedendo al sequestro preventivo di beni per un valore complessivo di circa 5 milioni di euro. I sigilli sono stati posti a complessi aziendali, riconducibili al latitante ed intestati a prestanome, costituiti da imprese operanti nel settore dell'edilizia.

09,05 - Ecco le aziende coinvolte nell'operazione: la Mg Costruzioni controllata da Lorenzo Cimarosa e Giovanni Lo Sciuto, e la BF Giovanni Filardo. Filardo, cugino di Messina Denaro, è uno dei nomi “noti” dell'operazione. Oggi torna in cercare dopo esserci finito una prima volta nel 2010, nei giorni dell'operazione Golem II, e soprattutto dopo essere stato assolto a novembre scorso. A garantire gli affari all holding di Messina Denaro sarebbe stata una rete di insospettabili. Tali sono, senza dubbio, gli ingegnereri Giuseppe Marino e Salvatore Torcivia che lavorano al Provveditorato regionale dell'amministrazione penitenziaria che ha sede a Palermo. Per loro l'accusa è di avere favorito una ditta legata alla mafia, la Spe.Fra, nei lavori di manutenzione all'interno del carcere Ucciardone.

Sarebbe stata Patrizia Messina Denaro a gestire i guadagni e a stabilire la suddivisione del denaro. Una parte sarebbe finita anche al nipote Francesco Guttadauro, figlio di Filippo e Rosalia Messina Denaro, altra sorella del latitante. A proposito di soldi, Patrizia non avrebbe esitato a spendere il suo cognome per estorcere 70 mila euro ad una donna che aveva ereditato una piccola fortuna dopo il decesso di un'anziana signora. La defunta era la madrina di battesimo di Patrizia Messina Denaro che non tollerò l'esclusione dal testamento.

08,40 - C'è dunque una donna al vertice della mafia trapanese: Patrizia Messina Denaro. È una delle quattro sorelle dell'ultimo padrino latitante di Cosa nostra. Da lui avrebbe ricevuto le direttive per guidare il clan, ma soprattutto per gestire gli affari. Patrizia avrebbe fatto da trait d'union fra il latitante e i mafiosi trapanesi finiti in carcere. A cominciare dal marito, Vincenzo Panicola. E sono loro i protagonisti di una stagione di fibrillazioni.

Si era sparsa la voce che Giuseppe Grigoli, il braccio economico di Matteo Messina Denaro, l'uomo del business della grande distribuzione targata Cosa nostra, avesse iniziato a parlare con i magistrati. E Panicola aveva incaricato la moglie di sondare il terreno, di capire quale contromisura prendere. In ballo, forse, c'era addirittura l'ipotesi estrema di eliminare Grigoli. Poi, arrivò il diktat di Matteo: “Non toccatelo, perché se parla può fare danno”.

Come arrivò l'ordine? Stavolta non ci sarebbero pizzini di mezzo. La comunicazione sarebbe stata diretta. A voce. Un incontro faccia a faccia o forse una telefonata. Una cosa, secondo gli investigatori, è certa: fratello e sorella sono entrati in contatto. Circostanza che emergerebbe dalle parole pronunciata dalla stessa donna che portò l'ambasciata di Messina Denaro in carcere al Panicola.

“Di' a tuo marito - le avrebbe detto il fratello latitante - di mettersi nella stessa cella con lui”. Per controllare Grigoli, per tenerlo buono. Per evitare che facesse danno. Anche se Patrizia non era d'accordo. “Mica se lo può accudire in carcere”, avrebbe risposto al latitante energica com'era. Il pericolo Grigoli alla fine rientrò.

08,15 - Tra gli arrestati c'è anche Aldo Roberto Licata candidato alle ultime elezioni politiche. Era il numero tre della lista Grande Sud -Mpa che non superò lo sbarramento. Alberto Licata è fratello di Doriana, ex assessore provinciale a Trapani, candidata alle regione del 2012 con l'Mpa. Il seggio le sfuggì per un soffio. Di recente è approdata ai Democratici-Riformisti, movimento parallelo al Partito Democratico. I fratelli Licata avevano anche fondato un proprio movimento "Onda nuova" e sono intimi con Gianfranco Miccichè. 

08,00 - Ecco i trenta soggetti raggiunti dal provvedimento di custodia cautelare: Antonella Agosta, Matteo Agosta, Francesca Maria Barresi, Girolamo Cangialosi, Lea Cataldo, Lorenzo Cimarosa, Aldo Tonino Di Stefano, F.F., Floriana Filardo, Giovanni Filardo, Valentina Filardo, Francesco Guttadauro, Girolama La Cascia (è accusata di favoreggiamento per non avere denunciato una presunta estorsione subita), Aldo Roberto Licata, Antonino Lo Sciuto, Francesco Luppino, Giuseppe Marino, Michele Mazzara, Mario Messina Denaro, Patrizia Messina Denaro, Antonella Montagnini, Vincenzo Peruzza, Giuseppe Pilato, Rosario Pinto, Nicolò Polizzi, Pietro Luca Polizzi, Francesco Spezia, Salvatore Torcivia, Vincenzo Torino, Giovanni Faraone.

07,40 -  Sono stati arrestati il nipote, Francesco Guttadauro; la sorella Anna Patrizia; l'imprenditore Giovanni Filardo; Pietro Luca Polizzi, considerato il suo autista. L'operazione è stata condotta dai carabinieri del Ros, i colleghi del reparto operativo di Trapani, gli investigatori della Dia, i poliziotti dello Sco, delle squadre mobili di Palermo e Trapani, i finanzieri del Gico. Il blitz, coordinato dal procuratore aggiunto Teresa Principato e dai sostituti Marzia Sabella e Paolo Guido ha avuto una preparazione lunga un anno.  A Palermo sono stati arrestati due ingegneri del Provveditorato regionale dell'amministrazione penitenziaria, Giuseppe Marino e Salvatore Torcivia:  il primo è figlio di un magistrato. Sono accusati di aver intascato mazzette per favorire una ditta di mafia, la "Spe.fra.", nei lavori di manutenzione e ristrutturazione all'interno del carcere palermitano dell'Ucciardone.

Arrestata anche la vigilessa Antonella Montagnini, in servizio al Comune di Paderno Dugnano, provincia di Milano: di tanto in tanto, un mafioso di Campobello di Mazara, Nicolò Polizzi, suo ex cognato, le chiedeva di controllare qualche targa sospetta. Polizzi aveva l'incubo di essere pedinato dalla polizia. Suo figlio Nicolò, anche lui arrestato questa notte dal Ros, aveva invece una passione smodata per la politica: in cambio di una cifra non precisata avrebbe procurato un consistente pacchetto di voti a Doriana Licata, candidata (non eletta) nella lista dell'Mpa di Raffaele Lombardo alle Regionali 2012. I carabinieri hanno arrestato per voto di scambio anche il fratello di Doriana, Aldo Roberto.

Il nipote Francesco Guttadauro, classe 1984, è considerato il "portavoce ufficiale" di Messina Denaro. I Ros  lo hanno visto muoversi con grande disinvoltura fra una rete ristretta di 17 persone fidatissime, tutte oggi arrestate: nel tempo libero, il rampollo di mafia se ne andava a passeggio con l'ex capitano del Palermo Fabrizio Miccoli.
Anna Patrizia Messina Denaro, invece, 43 anni, è accusata di estorsione: le intercettazioni della Dia l'hanno sorpresa a estorcere 70 mila euro agli eredi di una nobildonna ("Io qua sono, mi chiamo Messina Denaro e a me non mi rompe niente nessuno - così diceva - Ora io qua voglio le cose, ora voi uscite i soldi, perché a me i soldi mi servono"). Altre intercettazioni, della polizia, hanno ascoltato Anna Patrizia mentre riferisce al marito in carcere i desiderata del fratello latitante a proposito di Giuseppe Grigoli, l'ex patron dei supermercati Despar prestanome del superlatitante che aveva iniziato a fare delle dichiarazioni ai processi. "Che nessuno lo tocchi, lasciatelo... dice... più danno può fare. Di più, per dieci volte". Questo fu il messaggio portato da Anna Patrizia in carcere.

Da questa notte, Matteo Messina Denaro non può contare più sul suo cassiere di fiducia, l'imprenditore Giovanni Filardo, che nonostante l'arresto aveva continuato a fare lavorare le sue aziende nel campo del movimento terra e dell'edilizia, intestadole alla moglie Maria Barresi e poi girando alcuni introiti alle figlie Floriana e Valentina. Le indagini della Guardia di finanza di Palermo hanno portato tutta la famiglia in carcere. A nulla sono serviti gli appelli alla prudenza lanciati dal padre: "Leva e scava", diceva Filardo alle donne di casa, invitandole a mettere sottoterra i soldi. Quei soldi dovevano per forza girare nelle rete di Messina Denaro, per il sostentamento del latitante e dei familiari. A Patrizia, ad esempio, spettava uno stipendio di 1.500 al mese. I soldi non mancavano. A Filardo, con la sua "BF", si affiancavano Lorenzo Cimarosa e Antonino Lo Sciuto, che gestivano la "Mg costruzioni", impegnata in tanti lavori in provincia di Trapani, i più importanti quello per il parco eolico di Mazara e quello per realizzare il Mc Donald's di Castelvetrano.
Il provvedimento di arresto, firmato dal gip Maria Pino, dispone anche il sequestro di tre società, che hanno un valore di cinque milioni di euro.

07,00 -  Imponente operazione antimafia in provincia di Trapani. I provvedimenti di arresto, emessi dal gip di Palermo, riguardano esponenti di spicco del clan di Matteo Messina Denaro, considerato numero uno di Cosa nostra. Tra gli arresti anche alcuni familiari del boss trapanese. Le accuse nei confronti degli indagati sono di associazione di tipo mafioso, scambio elettorale politico-mafioso, intestazione fittizia di beni ed estorsione.

Le ordinanze di custodia cautelare, emesse dal Gip su richiesta della Procura distrettuale antimafia di Palermo, riguardano in particolare le famiglie mafiose di Castelvetrano e Campobello di Mazara.

Secondo gli inquirenti e gli investigatori, gli indagati esercitavano da anni un controllo capillare e con modalità riconducibili a Cosa Nostra sulle attività economiche ed imprenditoriali della provincia di Trapani, con ingenti interessi nel settore dell'edilizia.