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16/12/2013 06:10:00

Operazione Eden. Il capo della mafia è sempre Messina Denaro. "Lo informano di tutto"

Il giorno dopo l’operazione Eden, che ha portato all’arresto di 30 persone che, chi più o chi meno, sono vicine al capo di Cosa nostra, Matteo Messina Denaro, abbiamo fatto notare come l’operazione sia stata, per la prima volta negli ultimi anni, condotta da tutte le forze di polizia, carabinieri, guardia di finanza, coordinati sotto un’unica regia.

Ma non solo il lato pratico dell’esecuzione degli arresti, anche il complesso lavoro di indagine è stato distribuito tra le diverse forse dell’ordine che sono riuscite, finalmente, a passarsi le informazioni tra loro e permettere alla Direzione Investigativa Antimafia di segnare un importante punto contro la famiglia mafiosa della provincia di Trapani.

Il faldone dell’indagine è costituito da intercettazioni ambientali e telefoniche del Comando Provinciale di Trapani, del Reparto Antricrimine di Palermo, del Servizio Centrale del R.O.S., della Sqaudra Mobile della Questura di Trapani, della Sezione Operativa della Dia, del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Palermo.

L’indagine, lunga è articolata, ha visto gli uomini delle forze dell’ordine impegnati fino agli ultimi giorni. Le ultime informative prodotte sono del 14, 19 e 23 Novembre.

L’inchiesta conferma, ancora una volta, il valore delle intercettazioni come strumento di indagine. I mafiosi, prima o poi, si tradiscono sempre. Non ce la fanno a stare zitti. L’ “attività tecnica di ascolto” è stata fatta nell’abitazione di Rosa Santangelo, nelle autovetture in uso ad Antonino Lo Sciuto e Lorenzo Cimarosa, Nicolò Polizzi, Pietro Polizzi, Francesco Spezia, Ferdinando Gallina, negli uffici della Hermes Srl, di Castelvetrano, nell’abitazione di Nicolò Polizzi, in carcere, dove parlavano con i familiari i detenuti Giovanni Filardo, Matteo Filardo Vincenzo Panicola.

Ma è chiaro che non basta solo intercettare. Ci sono stati pedinamenti, “servizi di osservazione”, si è cercato negli archivi della storia criminale e giudiziari di Cosa nostra (in ballo c’è la famiglia mafiosa per eccellenza della provincia di Trapani, quella dei Messina Denaro) e, fatto forse inedito, anche questo da sottolineare: l’importante contributo di conoscenza offerto dalle persone offese.

COSA NOSTRA TRAPANESE E’ VIVA. Le indagini confermano la vitalità e l’operatività di Cosa nostra trapanese, la struttura unitaria e verticistica del sodalizio, l’articolazione territoriale in mandamenti e famiglie, il ricorso sistematico all’intimidazione e l’indiscriminato assoggettamento e la conseguente condizione di omertà, il capillare e continuativo controllo del territorio specialmente esercitato mediante la sottoposizione ad estorsione dei titolari di attività di impresa, le variegate forme di infiltrazione nel tessuto economico e sociale.

IL CAPO E’ MATTEO. Al vertice c’è sempre lui, Matteo Messina Denaro. A lui è garantita, nonostante la persistente condizione di latitanza, la tempestiva e piena cognizione delle questioni di interesse del mandamento mafioso e l’esercizio delle prerogative di valutazione e decisione correlate alla riconosciuta sua funzione di vertice. Non si muove foglia che Matteo non voglia, anche se è latitante dal 1993. Ciò conferma ancora una volta che Messina Denaro viaggia, si sposta, ma vive e si nasconde nel suo territorio, tra Mazara, Castelvetrano, e Campobello, dove può comandare la cosca.

“LO INFORMANO”. A fare capire come Messina Denaro sia praticamente informato di tutto c’è un’intercettazione, una delle ultime in ordine cronologico. Si tratta di uno stringato scambio di battute intercorso tra Giovanni Santangelo e Rosa Santangelo. Sono gli zii di Matteo, il fratello e la sorella si sua madre Lorenza. E’ il 27 Novembre del 2013: “Lo informano! Lo informano! Lo tengono informato!” così si esprime Rosa Santangelo con riferimento a Matteo Messina Messina Denaro. Ed ancora,per capire il ruolo di assoluto rilievo del latitante in seno a Cosa nostra, ecco cosa dice Giovanni Santangelo su suo nipote, parlando con la sorella: “Rosa … vedi che lui comanda tutto ….Palermo, tutta la Sicilia di Trapani, tutta la provincia …”.

LA DIRETTIVA. E poi c’è quell’altra intercettazione ambientale, già famosa, effettuata nel carcere di San Giuliano, a Trapani, lo scorso Giugno. Patrizia Messina Denaro parla con suo marito, Vincenzo Panicola, che è detenuto. Patrizia porta a coniuge gli ordini di Matteo., suo fratello. “Che nessuno lo tocchi! Lasciatelo stare … dice … più danno può fare! Di più … per dieci volte … una catastrofe. Perciò se qualcuno ti chiede, gli dici: lasciatelo stare “. Si sta parlando di un altro mafioso, Giuseppe Grigoli, l’ex re dei supermercati Despar in provincia di Trapani. C’è il pericolo che parli, e allora Matteo ordina: lasciatelo in pace, se no fa più danno. E già, un possibile pentimento di Grigoli (ipotesi davvero remota: nessun membro organico di grosso calibro della famiglia mafiosa di Messina Denaro si è mai pentito) sarebbe per Cosa nostra una catastrofe.

CHIDDU VOLA. Non solo Matteo Messina Denaro detta ordini, ma tutta l’attività della sua famiglia è tesa al mantenimento della sua latitanza, e cioè a fargli arrivare i soldi, tanti, necessari per spostarsi nell’ombra. Per i Santangelo – Messina Denaro è un problema. E lo rivela sempre la zia di Matteo, Rosa Santangelo. Parla con la figlia Giovanna Filardo. E’ il 15 Aprile 2011. Matteo deve partire per un viaggio e ha bisogno di soldi, euro in contanti, subito. “Chiddru avi a camminnare! … Vannè, chiddru vola!! E … senza soldi un po vulare!! Lo hai capito?”.