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15/10/2014 06:10:00

Dopo l'addio di D'Alì, fuggi fuggi dal Nuovo Centro Destra in Sicilia e non solo

 Altro che riappacificazione. Silvio Berlusconi non vuole riunirsi al Nuovo Centro Destra di Alfano. Mira al suo annientamento, come ha già fatto con Gianfranco Fini. Il NCD è dato ai minimi storici: 2%, anche se è al governo con il Pd, o forse proprio per questo. Berlusconi sta utilizzando la solita vecchia strategia: parole pubbliche concilianti, ma falchi al lavoro per recuperare pezzi da novanta nel territorio, come avvenuto a Trapani con Antonio D'Alì. Non è un caso se il "bentornato" a D'Alì lo ha dato proprio Silvio Berlusconi, nella sua pagina Facebook: «Saluto con gioia la decisione del senatore Antonio D'Alì. Le sue motivazioni politiche, come sempre assunte con elevato senso di responsabilità e nell'interesse del Paese, dimostrano che chiunque creda negli ideali del centrodestra oggi non può che avere come riferimento Forza Italia. Sono certo che Antonio D'Alì continuerà a svolgere con entusiasmo e dedizione il suo ruolo di riferimento politico nazionale per la Sicilia, come ha sempre fatto fin dalle origini del nostro movimento».
Queste invece le parole del senatore: «Ritengo che la mia storia politica di coerenza con i sentimenti dei miei elettori e di dedizione alla progettualità di sviluppo dell'Italia e della Sicilia in particolare, suggeriscano l'assunzione di una posizione più netta ed il rilancio di una sfida della mia attività nel partito di Forza Italia, che mi ha visto in prima linea sin dal 1994 e con Silvio Berlusconi nei cui governo ho avuto l'onore di militare e chi ha consentito di concretizzare in opere e in positivi modelli di sviluppo socio-economico l'amore per la mia città e per la splendida terra di Sicilia». 

La sfida tra Fi e Ncd è ormai ufficialmente aperta  e si giocherà, più ancora che in termini di opposizione-sostegno al governo o di eventuali alleanze alle amministrative, sul terreno della riforma elettorale. Berlusconi ha deciso di mostrare i muscoli per mettere i «traditori» con le spalle al muro. L'esclusione di alleanze alle regionali 2015  è il primo segnale di una strategia finalizzata a piegare Alfano.
In Parlamento da settimane va avanti l'operazione tesa a riportare a casa i transfughi che scelsero un anno fa la rottura per restare al governo. L'uscita allo scoperto di D'Alì pare non sia destinata a restare isolata. Alle parole di Berlusconi su D'Alì l'Occidentale, organo di stampa del Ncd, replica con sdegno: «Il vitello ucciso per il "traditor prodigo" è ancora più grasso di quello servito a cena per il ritorno di Noemi Letizia».
 La breccia  potrebbe aprire una frana se Ncd non troverà soluzioni solide per arginare le sirene berlusconiane. 

Alfano, dal canto suo, ostenta tranquillità.  Nell'ambito dell'assemblea costituente del Ncd, svoltasi a Palermo con la partecipazione anche dell'ex presidente del Senato, Renato Schifani, e dei coordinatori regionali Giuseppe Castiglione e Francesco Cascio, ha precisato: «In Italia ci sono quattro partiti di centrodestra: Fi che da grande partito sta diventando sempre più piccolo e si sposta a destra; la Lega di Salvini, che non è la Lega di Bossi, sempre più estremista e xenofoba; il partito di Giorgia Meloni e noi del centrodestra. Siamo noi che possiamo rappresentare il popolo moderato, capace di governare e di portare risultati. Non esiste più il vecchio centrodestra, nè la sinistra per come l'abbiamo conosciuta. Ora abbiamo un premier che ha organizzato la rivoluzione culturale in diretta tv, dalle regole del mercato del lavoro al tema della giustizia. Questo non significa che centrodestra e centrosinistra siano uguali, ma che è molto più facile governare con Renzi perché non è un bolscevico e ha smontato il conservatorismo della sinistra».