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11/11/2014 06:15:00

Dieci anni con il punteruolo rosso. Almeno 30mila le palme abbattute finora in Sicilia

 Da quando nel 2005 il punteruolo rosso fece la sua prima apparizione in Sicilia, il numero di palme presenti nel territorio è andato diminuendo in maniera esponenziale.
Il terribile coleottero originario dell’Asia meridionale divora le palme della nostra regione, causandone la morte. In questi ultimi dieci anni, il curculionide ha causato la morte o il danneggiamento irreparabile di migliaia di esemplari di palme secolari.
Si stima che, da quando la Sicilia ne è stata colpita per la prima volta, siano state sacrificate e abbattute almeno 30mila palme. I numeri provengono direttamente della Coldiretti.
«Un vero flagello - precisa la Coldiretti - che ha interessato il verde pubblico e privato in Sicilia, Campania, Calabria, Lazio, Liguria, Abruzzo e Molise».
Basti pensare che, secondo un’indagine del Servizio Fitosanitario dell'Assessorato Regionale all'Agricoltura, soltanto nel corso del 2013 sono state emesse 1727 ordinanze di abbattimento di piante malate.
E questo è un problema che colpisce una buona parte dei comuni siciliani: secondo i loro dati, infatti, sono ben 161 su 390 i comuni siciliani in cui è stata riscontrata la presenza dell’insetto.
Il punteruolo vive all’interno della palma, dove compie tutto il suo ciclo vitale, riproduzione compresa.
La pianta risente della presenza dell’insetto ed i risultati sono evidenti. I sintomi esteriori dell’attacco continuo e duraturo da parte del punteruolo sono rappresentati dall’anomalo portamento della chioma della palma, la quale perde la sua simmetria verticale e successivamente si mostra completamente divaricata, con l’aspetto ad ombrello aperto.
Dato il lungo periodo in cui le larve vi restano, esse risultano difficilmente raggiungibili dai comuni antiparassitari. Da qui la necessità di impedire preventivamente l’ingresso della larve e in particolare l’esigenza di prestare la massima attenzione per individuare in tempo il momento dei loro primi insediamenti.
Gli interventi di difesa possono sortire qualche risultato solo se attuati con tempestività
I trattamenti chimici preventivi, nonostante la loro possibile efficacia come barriera chimica, presuppongono l'impiego di prodotti dotati di una certa tossicità. Pertanto, risulta chiaro come l'intervento in aree urbane ponga vincoli nella scelta del principio attivo, subordinando l'efficacia del prodotto stesso alla tutela della salute pubblica.
Proprio per questo il terribile punteruolo rosso sta tristemente vincendo la sua battaglia: infatti, gli strumenti sono pochi ed i farmaci a disposizione poco adatti.
A detta di molti esperti, il vero problema risiede nell’assenza di fondi per sconfiggere il punteruolo.
La "cura" di ogni singola pianta può costare anche due o tremila euro, pertanto i privati preferiscono abbattere la pianta malata per sostituirla con un'altra di una specie diversa e meno soggetta all'attacco del coleottero.
Inoltre, un vero problema consiste nella continua compravendita di piante già malate, e quindi destinate a perire, che fungono da mezzo di trasporto da una zona all’altra per il punteruolo rosso. E’ in tal modo, infatti, che esso guadagna territorio.
Si esprime così, a riguardo, Giuseppe Barbera, professore di colture arboree dell'Università di Palermo: “Non potendo lottare con armi batteriologiche e non potendo fare una lotta chimica, non resta che cercare di preservare le piante storiche, quelle più significative nei giardini o nelle piazze storiche. Tuttavia il fatto è che ci sono grandi ritardi nelle amministrazioni, e non solo per mancanza di fondi ma anche perché non ci sono professionalità adeguate. Forse è un settore che meriterebbe una maggiore attenzione”.
Nel frattempo, in mancanza di misure adeguate, il punteruolo rosso continua indisturbato la sua opera di distruzione.



Ambiente | 2024-06-13 18:00:00
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