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16/12/2014 16:12:00

Caso Cuffaro, Orlando indaga sulla visita negata alla madre

il permesso di visita alla mamma malata negato all'ex governatore di Sicilia detenuto Salvatore Cuffaro approda in via Arenula.

Il ministro di Giustizia Andrea Orlando ha disposto accertamenti sul «no» del giudice di sorveglianza di Roma Valeria Tomassini, motivato tra l'altro dal fatto che la signora, novantenne, è affetta da demenza senile con deficit cognitivo e quindi non lo riconoscerebbe. Un «no» confermato dal tribunale di Sorveglianza di Roma a maggio, due mesi dopo il primo, e firmato da altre due giudici donna, Maria Gabriella Gasparri (estensore) e Albertina Carpitella (presidente). A sollecitare l'intervento del Guardasigilli sul caso, aprendo la mobilitazione, è stata l'ex ministro e deputata di Forza Italia Stefania Prestigiacomo, indignata per la visita vietata. «Il ministro – dice soddisfatta – mi aveva assicurato che sarebbe intervenuto».

Orlando ha incaricato degli accertamenti l'Ispettorato generale del dicastero di via Arenula. A scatenare l'indignazione generale, oltre al divieto di permesso per un detenuto modello che ha già scontato oltre metà della pena (sette anni per favoreggiamento aggravato alla mafia) erano state le motivazioni. Il giudice infatti a marzo, nel sottolineare che non sussistevano i requisiti di eccezionalità visto che la signora non era moribonda, ha anche aggiunto che «il deterioramento cognitivo evidenziato svuota senz'altro di significato il richiesto colloquio poiché sarebbe comunque pregiudicato un soddisfacente momento di condivisione», che tradotto significa che la mamma, che ha la demenza senile, tanto non capirebbe. Un concetto ripreso a pie' pari in sede collegiale, dopo il reclamo dei difensori di Cuffaro. Il «no» bis è stato depositato lo scorso 27 maggio. Stesso riferimento nel provvedimento al «deterioramento cognitivo» che renderebbe a parere delle toghe inutile la visita. Stesso riferimento al fatto che Cuffaro aveva incontrato la madre in occasione della morte del padre il 31 dicembre del 2012. Dunque oltre un anno prima. Quando - ma questo nel provvedimento non c'è - per il permesso firmato in ritardo non arrivò nemmeno ai funerali di papà Raffaele, solo alla tumulazione. Dettagli. Come dettaglio è evidentemente per le toghe il fatto che la mamma del detenuto sia affetta «da numerose patologie fisiche – si legge nel diniego bis – e da una grave sindrome depressiva insorta con la morte del marito e acuita dalla lontananza del figlio». Nulla da fare, però. «Reclamo infondato». E un ultimo bacio negato, visto che Cuffaro uscirà solo tra un anno, troppo per una novantenne gravemente malata.

«C'è sempre stato – dice l'avvocato dell'ex governatore, Maria Brucale – un atteggiamento di chiusura rispetto al detenuto, in contrasto con l'atteggiamento di rispetto di tutte le decisioni che Cuffaro ha avuto». Rispetto, massimo rispetto. Come quello che Cuffaro ha dimostrato anche lo scorso 5 dicembre, quando lui e la giudice Tomassini, che gli ha negato di rivedere mamma Ida, si sono ritrovati insieme come relatori a un dibattito ripreso da Radio Radicale , alla presentazione del libro di coordinato da Mario Ruotolo Il senso della pena. A un anno dalla sentenza Torreggiani della Corte Edu di cui Cuffaro è uno dei co-autori. Nessun accenno alla vicenda personale. Nessuno sfogo. Detenuto modello di fronte a tutto. Anche a una palese ingiustizia.



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