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03/03/2015 06:25:00

Mafia, processo Eden. Oggi le richieste di pena per Patrizia Messina Denaro e gli altri

 E' giunto alle battute finali il processo Eden a Marsala, che cerca di fare luce sul cerchio magico che si muove intorno al superlatitante Matteo Messina Denaro. Questo pomeriggio i Pm termineranno la loro requisitoria e definiranno le loro richieste di pena. 

La requisitoria è cominciata la settimana scorsa ed è tenuta dai pm della Dda Paolo Guido e Carlo Marzella. Imputati sono Anna Patrizia Messina Denaro, Francesco Guttadauro (rispettivamente sorella e nipote del boss latitante), e Antonino Lo Sciuto. E inoltre Vincenzo Torino, accusato di intestazione fittizia di beni, e Girolama La Cascia per false dichiarazioni al pubblico ministero. Quest’ultima, come detto, secondo l’accusa, sarebbe vittima di estorsione ad opera di Anna Patrizia Messina Denaro, che avrebbe preteso una parte (70 mila euro) dell’eredità ricevuta da un’anziana ex insegnante e possidente, Caterina Bonagiuso, che della sorella del boss latitante fu madrina di battesimo. Nel testamento, la Messina Denaro non viene citata, ma la La Cascia ha dichiarato di averle versato la somma affermando che poco prima di morire la Bonagiuso le disse di dare quella somma alla sua figlioccia. “E’ escluso, però – ha detto il pm Marzella nella sua requisitoria – che nel febbraio 2012 la Bonagiuso fosse in grado di parlare”. L’anziana morì pochi giorni dopo. Il pm ha, poi, affermato che la La Cascia ha mentito più volte quando è stata ascoltata da investigatori e magistrati (“E guarda caso, quando la Bonagiuso le avrebbe detto di fare quella donazione alla Messina Denaro non c’era alcun testimone..”).

In avvio di requisitoria, il pm Guido ha, invece, ricordato quanto emerso del corso del processo sulle voci che in carcere, a Rebibbia, nel 2013, si erano diffuse su un possibile pentimento di Giuseppe Grigoli, ex “re dei supermercati Despar” in Sicilia occidentale condannato per associazione mafiosa e ritenuto braccio economico di Matteo Messina Denaro, e i colloqui sull’argomento tra Anna Patrizia Messina Denaro e il marito detenuto Vincenzo Panicola. In uno di questi colloqui, intercettati in audio-video, Panicola chiede alla moglie se è vero, come faceva intendere Grigoli in carcere, che era stato “autorizzato a parlare” da Matteo Messina Denaro. Dichiarando che era stato costretto a versare denaro alla mafia, non che fosse colluso. Facendo i nomi di Vincenzo Panicola e Filippo Guttadauro, entrambi cognati di Matteo Messina Denaro. Panicola chiede, quindi, alla moglie di rivolgersi al fratello Matteo per sapere se quanto diceva Grigoli corrispondeva a verità. “E Anna Patrizia Messina Denaro – ha affermato il pm Guido - a cavallo tra un colloquio e l’altro con il marito, ha incontrato il fratello latitante in più di un occasione tra il maggio ed il giugno 2013”. Il 19 giugno 2013, quando Grigoli era detenuto a Voghera, gli inquirenti ascoltano Anna Patrizia Messina Denaro che dice: ‘’Che nessuno lo tocchi. Lassatilu ire. Chiù dannu po' fari, chiossai, pi deci volte. Una catastrofe. No, unn'avi raggiune, (non era stato autorizzato, ndr). Perciò se qualcuno ti spia, ci dici lassatilu ire’’. Insomma, il boss non aveva autorizzato Grigoli ad aprire bocca, ma una ritorsione immediata avrebbe potuto provocare grossi danni al clan Messina Denaro. Di questi fatti, in aula, aveva parlato il commissario di polizia Carmelo Marranca, che riferì delle indagini e delle intercettazioni effettuate dallo Sco, dalla Squadra mobile di Palermo e da quella di Trapani. Dalle intercettazioni, spiegò l’investigatore, emerse che Grigoli, quando era detenuto nel carcere romano di Rebibbia (aprile 2013) avrebbe "rigurgitato" informazioni su Panicola, facendo intendere che stava collaborando. Ciò mise in fibrillazione soprattutto Vincenzo Panicola, che parlando con la moglie, si pose il problema se le dichiarazioni di Grigoli potessero essere state davvero autorizzate dal fratello di Anna Patrizia. A gesti si accenna anche ad una ritorsione violenta contro Grigoli. “Ma poteva essere – ha affermato il pm Guido - una strategia per consentire a Grigoli di conservare i beni, che in parte erano anche quelli di Matteo Messina Denaro”.

 



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