Quantcast
×
 
 
15/07/2015 20:36:00

Le polemiche sulla nuova brutta Unità

 Caro Giacomo,
il tuo pezzo su Tp24.it, riguardante la nuova uscita dell’Unità, e la tua speranza che la testata venga presto, anche subito, chiusa, scomparendo dalle edicole, mi è piaciuto per la passione che ci hai messo, di antico lettore tradito nei suoi ideali. Però, non riesco a capire come mai ti eri fatto certe illusioni. Una persona intelligente come te, avrebbe potuto da gran tempo tenersi a debita distanza dalle quelle illusioni. Se hai voluto leggere l’Unità, sia pure come secondo giornale, passi. Ma non potevi illuderti che quel giornale di partito ti potesse dare quella libertà di pensiero cui ambisci. Tutti i giornali di partito, da che mondo è mondo, non fanno altro che falsificare la realtà, per tirare acqua al proprio mulino. L’Unità, in questo, non ha mai sbagliato un colpo. Ci furono gli anni dell’invasione dell’Ungheria da parte dell’Armata Rossa e ci furono quelli di un’operazione simile in Cecoslovacchia, e quel giornale non fece altro che difendere la tesi di Mosca, che si sarebbe trattato di una legittima difesa dai i controrivoluzionari borghesi. Pure in quegli anni, i reportage di Montanelli avvertivano che si trattava, invece, dello stesso popolo comunista, che non accettava più la servitù del partito.

Finché ci fu Togliatti, non erano consentite, sull’Unità, prese di posizione che divergessero dalle sue direttive. Pe questo, un comunista sanguigno come Elio Vittorini, se ne distanziò, non volendo fare il piffero della rivoluzione a tutti i costi, compreso quello della libertà di pensiero. Per lo stesso motivo Ignazio Silone abbandonò il partito, attraverso l’unica valvola di sicurezza, che era l’abbandono. Morto il duce del comunismo italiano, Togliatti, l’Unità ospitò pure gli scritti delle diverse anime della sinistra, dapprima timidamente, poi con maggiore ampiezza. Ma era venuto meno l’ideale, come erano caduti gli ideali degli altri partiti. Ci fu pure chi si fece, sulle scelte del passato, nuove domande critiche. Erano però passati decenni. Fino ad arrivare a quei duri e puri comunisti che chiesero scusa per gli errori. Non si capisce bene quanto valgano quelle scuse tardive, e quanto non siano state dettate dall’opportunità di indossare una nuova veste democratica, per esigenze di occupazione di posti di potere. Giorgio Napolitano fu uno di questi, ed i dubbi sulla strumentalità del suo pentimento permangono. Solo Dio può sapere se é stato sincero.

Allora, caro Giacomo, avresti fatto meglio a comprare come secondo giornale un’altra testata. Non che ce ne siano state di effettivamente libere ed incondizionate da esigenze economiche e partitiche, ma almeno il Corriere ti avrebbe fatto leggere il resoconto dei fatti, visti da destra e d sinistra sulla stessa pagina. Te ne sarebbe venuta una meno parziale informazione.

Di fronte a questa nuova Unità resti esterrefatto dalla sua direzione governativa. E’ governativa solo perché è il segretario del suo partito ad essere al governo. Non sarebbe, altrimenti, un organo di partito. Scrivi sostanzialmente: “Ma è peggio del Giornale!” Già, molto peggio, aggiungo io. Il giornale che Montanelli abbandonò a Berlusconi poteva essere letto, perché buona parte dei suoi migliori collaboratori restarono nella testata, e non lo seguirono nella nuova avventura editoriale. Un lettore appena appena scafato avrebbe potuto saltare gli articoli sulla politica di Berlusconi, ed avrebbe potuto leggere articoli di contenuto simile a quelli pubblicati sotto la direzione di Montanelli. Vi restarono Mario Cervi, Enzo Bettiza, Livio Caputo e tante altre belle firme. Tuttora, Il Giornale si può leggere con beneficio, saltando gli articoli concernenti Berlusconi.

Se adesso l’Unità non ospita più articoli delle varie anime della sinistra, se non saltuariamente, e mescolati alla gran massa di articoli inneggianti al capo, avviene perché Matteo Renzi ha rottamato le altre anime, e con la sua nuova e pimpante ha insufflato il nuovo spirito nelle membra stanche del partito. Che vorresti, un organo di partito che metta il bastone tra le ruote al carro del capo del suo partito? Campa cavallo!

Dino Agate