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07/08/2015 06:05:00

Oggi è Sant'Alberto, patrono di Trapani. Il programma della festa

Oggi è   la festa di Sant’Alberto degli Abbati, patrono della città di Trapani e dal 2007, con decreto della Santa Sede, patrono secondario della Diocesi. 

 

Oggi la processione seguirà un itinerario che inserisce antiche strade del centro storico dove la devozione al Santo trapanese era molto sentita tra cui via Biscottai che si vestiva di luci in onore di Sant’Alberto ( secondo alcune fonti citate dalla parrocchia “San Lorenzo”, Alberto degli Abbati apparve nell’antica Rua del Rodo, attuale via Biscottai, rassicurando la sua protezione e la guarigione dalla peste che aveva infettato la città); inoltre, al momento del rientro della processione, a Palazzo Cavarretta si terrà uno spettacolo di luci e musica ( ore 22.00 circa).

 

 

Questo il programma di oggi

- Ore 11.00 in Cattedrale: S. Messa. Benedizione dell’acqua di S. Alberto e bacio della reliquia.

- Ore 19.30 in Cattedrale: Concelebrazione Eucaristica, presieduta da S. E. Mons. Pietro Maria Fragnelli, Vescovo di Trapani.

- Ore 20.45: Processione della statua-reliquiario di S. Alberto, con il seguente itinerario: Cattedrale, Corso Vitt. Emanuele, Via Serisso, Viale Regina Elena, Via Lauria, Via Biscottai, Via Carrara, Corso Italia, Via S. Elisabetta, Piazza Cuba, Via Barone Sieri Pepoli, Via Garibaldi, Via Torrearsa, Corso Vitt. Emanuele, Cattedrale.

 

DOMENICA 9 AGOSTO

- Ore 20.00: Trasporto della statua-reliquiario di S. Alberto dalla Cattedrale al Santuario, con il seguente itinerario: Cattedrale, Corso Vitt. Emanuele, Via Torrearsa, Via Garibaldi, Piazza Vitt. Veneto, Viale Regina Margherita, Piazza Vitt. Emanuele, Via G. B. Fardella, Piazza Martiri d’Ungheria, Via Conte A. Pepoli, Santuario della Madonna.

 

 

Alberto fu uno dei due santi antichi dell’ordine carmelitano: per la santità e l’esemplarità della vita veniva chiamato insieme a s. Angelo pater ordinis. Non sono molte le notizie della sua vita, ma restano almeno alcune tracce sicure della sua vicenda. La biografia più antica fu scritta probabilmente poco dopo il 1385. Questa fu alla base di un secondo testo manoscritto di un anonimo carmelitano ancora conservato nella Biblioteca Apostolica Vaticana. In seguito altri si disposero a scrivere di s. Alberto; conosciamo le biografie di Vincenzo Barbaro, Teodoricus de Aquis, dal quale ultimo dipendono le biografie di Giovanni M. de Poluciis de Novellara e la Legenda aurea, opere tutte del XV secolo. Nello stesso periodo alcune notizie furono raccolte anche negli elenchi di santi, che vanno sotto il nome di Catalogus sanctorum.

La tradizione confermata da alcuni documenti dice che Alberto nacque verso la metà del XIII secolo a Trapani da Benedetto degli Abbati e da Giovanna Polizi, dopo ventisei anni di matrimonio sterile; questa nota ci richiama grandi esempi biblici: Samuele (1Sam 1,1-2,11) e Giovanni Battista (1,5-25; 57-80). La madre lo promise al Signore avviandolo verso la consacrazione e ne sostenne l’impegno di fronte al progetto di matrimonio del padre, che lo avrebbe più volentieri visto sposo ed erede della fortuna familiare. Alberto entrò tra i carmelitani, già presenti nella città natale e beneficati dalla stessa famiglia. Divenuto presbitero fu inviato a Messina. Tuttavia diversi documenti lo danno presente a Trapani l’8 agosto 1280, quando fu testimone del testamento di Ribaldo Abbati, il 4 aprile 1289 risulta testimone del testamento di Perna, seconda moglie del fu notaio Ribaldo, mentre l’8 ottobre dello stesso anno sottoscrisse come testimone il contratto di enfiteusi di alcune terre in favore di Palmerio Abbati, miles. Alberto viene ricordato come uomo di preghiera, predicatore celebre e ricercato in tutta la Sicilia. Un documento del 10 maggio 1296, una donazione di Palmerio Abbati a favore di donna Perna, lo ricorda provinciale di Sicilia.
Non si ha memoria della partecipazione di Alberto ai vari momenti cruciali vissuti dall’Ordine in quel periodo, o di come egli abbia contribuito al consolidamento e allo sviluppo dell’ordine, ma certamente la sua opera di predicatore e di uomo di carità, di frate che forte dell’esperienza di Dio è capace di riconoscere i bisogni e le necessità degli uomini contribuì molto a far crescere l’apprezzamento dell’ordine in Sicilia. Forse non fu solo per l’antichità che gli venne poi attribuito il titolo di pater ordinis.

Alberto morì a Messina il 7 agosto 1307. L’anno non è del tutto sicuro, ma verosimile. La tradizione ricorda l’episodio della disputa sorta tra i chierici e il popolo al momento di celebrare le esequie: l’affetto e la devozione popolari avrebbero voluto celebrare Alberto come santo, mentre i chierici preferivano una normale messa funebre. La leggenda racconta che, nel bel mezzo della disputa, apparvero degli angeli che intonarono l’Os justi, l’antifona d’introito della messa dei confessori, quasi a dar ragione al sentimento popolare e a confermare la fama di santità di Alberto.

La traslazione delle reliquie sarebbe avvenuta nel 1309 o, com’è più probabile, nel 1317. Il cranio fu portato da Messina a Trapani dal provinciale Cataldo di Anselmo, di Erice. Reliquie di s. Alberto furono sparse un po’ ovunque. Un po’ in tutta la Sicilia si ricordano memorie del passaggio e dei segni miracolosi compiuti da Alberto: ad Agrigento esiste il pozzo le cui acque furono rese dolci dal Santo; a Corleone si conservava il recipiente dell’assenzio; a Petralia Soprana una pietra dove avrebbe riposato; a Piazza Armerina sarebbe stata eretta la prima cappella in suo onore.

Sono molti i miracoli attribuiti al santo da vivo e dopo la morte.
Mentre era a Messina riuscì a eludere l’embargo posto alla città di Messina nel 1301 da Roberto di Calabria, poi re di Napoli: per intervento di Alberto una o più navi – le fonti ne ricordano da una a dodici – riuscirono a rompere l’assedio e a portare vettovaglie ai messinesi affamati.
Una caratteristica del ministero di Alberto furono le guarigioni: donò la vista ad un ragazzo accecato, il quale si fece poi carmelitano; diverse donne furono curate da ascessi alle mammelle, altre furono guarite da febbri. Un giudeo epilettico si convertì dopo l’intervento del santo. Accanto alle guarigioni fisiche le leggende ricordano quelle spirituali e in particolare l’attività di esorcista.



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