Bulgarella, gli hotel, la mafia. Il ruolo di Peppe Poma,ex vice presidente della Provincia
Continuano ad emergere nuovi particolari sul caso Bulgarella-Unicredit, dopo le perquisizioni dei carabinieri del Ros di Firenze, su delega della Direzione distrettuale antimafia della Procura di Firenze. L'imprenditore Andrea Bulgarella è oggi indagato di associazione a delinquere finalizzata a commettere «un numero indeterminato di reati» quali truffa, appropriazione indebita, ricettazione, con l’aggravante di averlo fatto - è l’accusa - ai fini di agevolare l’attività delle associazioni di tipo mafioso.
Molto ruota intorno alla società Abitalia Hotels del Gruppo Bulgarella, con la quale il costruttore ha eseguito, per esempio, i lavori di ristrutturazione e restauro dell'Hotel Gran Palazzo di Livorno. Nell'aprile 2014 l'albergo è inaugurato. Nel maggio dello stesso anno, Andrea Bulgarella - sono le intercettazioni a rivelarlo - parla al telefono con un noto imprenditore del settore turistico-ricettivo e, scrivono i pm della Dda, «manifesta l'intendimento di rilevare ed ammodernare con lui tre alberghi a Firenze, Montecatini e Viareggio».
Secondo le notizie a disposizione del "Tirreno", Bulgarella si muove in Versilia, interessato ad operazioni nell’ambito alberghiero. E, nel farlo - così la testimonianza raccolta dal cronista - si fa accreditare da un avvocato viareggino molto conosciuto. Movimenti che l'imprenditore siciliano mette in atto nonostante che i conti della società "Abitalia" vengano definiti catastrofici nella fotografia che ne fa Giuseppe Poma, anche lui indagato (per ricettazione, con l’aggravante del favoreggiamento alla mafia) dalla Dda di Firenze. Il trapanese Poma, 66 anni, cognato di Bulgarella, viene considerato dalla Procure antimafia come vicino ai fratelli Salvo, gli esattori della mafia. Poma si interessa alle referenze bancarie richieste da Bulgarella a Unicredit per accedere a finanziamenti pubblici (maggio 2015) ed esprime perplessità perché vuole evitare il coinvolgimento della società Abitalia dai bilanci, a suo dire, catastrofici. Peppe Poma è stato vice presidente della Provincia di Trapani e presidente del consiglio provinciale di Trapani.
Ed a proposito delle vicende finanziarie della società che ha costruito l'hotel viareggino, nello svilupparsi dell'intricata vicenda che passa dalla Banca di credito cooperativo di Cascina e dal suo commissariamento per mano della Banca d'Italia (2014), si trova anche la concessione di un fido nell'ottobre 2013 (50.000 euro) alla stessa Abitalia, senza acquisire - scrive la Dda - il previsto parere del controllo crediti. Direttore della banca era quel Vincenzo Littara. indagato dalla Dda (appropriazione indebita con la stessa aggravante del favoreggiamento) e sottoposto a perquisizione. Suo figlio, ingegnere Giuseppe Littara - estraneo alle indagini - ha collaborato con Bulgarella nei lavori dell'albergo di Viareggio.
Lavori dai quali transita anche un altro personaggio che ha ricevuto la perquisizione nella posizione di soggetto terzo: Girolamo Bellomo, detto Luca, 38 anni, palermitano, già arrestato. Bellomo era il fornitore di arredi per gli hotel di Bulgarella. Gli inquirenti definiscono i dati acquisti sulla sua attività come «estremamente rilevanti ai fini di prova dell'aggravante della finalità di agevolazione dell'attività della cosca mafiosa facente capo a Matteo Messina Denaro.
Risulta infatti desumibile che, attraverso l'incarico conferito a Bellomo, Andrea Bulgarella, in concorso con Giuseppe Poma e Salvatore Bosco, ha inteso agevolare la cosca mafiosa da cui aveva tratto vantaggi economici che gli hanno consentito di fare investimenti milionari in Toscana. Dagli atti di indagine emerge che Girolamo "Luca" Bellomo è solo un mero intermediario perché il materiale che lui fornisce dalla Sicilia al gruppo Bulgarella proviene da altre ditte, sia toscane che dell'Italia settentrionale, che poi lo ricompensano con il pagamento di una provvigione.
Il ricorso a tale tipo di rapporto di fornitura - si legge ancora nel verbale di perquisizione - «appare contrario ad ogni logica di convenienza economica e si può ragionevolmente spiegare solo se s'inquadra in un'ottica di favorire Bellomo per la sua stretta vicinanza alla famiglia mafiosa facente capo a Messina Denaro, a cui da tempo Bulgarella è legato da strettissimi rapporti».
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