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21/12/2015 16:10:00

Vito Mezzapelle racconta la sua ricerca per la vitivinicoltura siciliana

 La crisi generalizzata del mercato vinicolo deve essere affrontata con strategie aziendali e politiche i cui obiettivi prioritari devono essere la qualità e la tipicità delle produzioni enologiche, la ricerca di un giusto rapporto qualità prezzo, maggiori attenzioni e sforzi nella fase di commercializzazione e promozione anche mediante lo sviluppo del legame vino di “qualità-territori e paesaggi di qualità” (zonazione viticola) e anche il potenziamento delle attività di ricerca e sperimentazione. Solo certe combinazioni di vitigno/portinnesto, suolo e clima, nonché di capacità tecnica dell’uomo (cultura vitivinicola), consentono la massima espressione qualitativa della vite, ottenibile soltanto con l’acquisizione di informazioni con metodi analitici. Non è possibile creare un legame vino-territorio, senza informazioni certe, ad esempio considerando solo il nome di una zona o tramite svariate informazioni dettate da tradizioni e usanze locali.

In questi giorni è giunto a conclusione il mio progetto di ricerca portato avanti per mio dottorato, “Genotype x environment interaction in grapevines: proanthocyanidins accumulations and polymerization in different biotypes of two Sicilian cultivars.

Il progetto ha visto coinvolto il Dipartimento di Scienze Agrarie ed Ambientali della Facoltà di Agraria dell’Università di Milano, l’Assessorato Regionale dell’Agricoltura, dello Sviluppo Rurale e della Pesca Mediterranea (sede di Marsala) e il Dipartimento di Viticoltura ed Enologia dell’Università di Fresno della California (Stati Uniti)

Sono stati valutati differenti biotipi (presunti cloni) delle cultivar Nero d’Avola e Frappato selezionati nell’ambito per progetto “Valorizzazione dei Vitigni Autoctoni Siciliani”, coltivati in due differenti ambienti, Marsala e Sambuca analizzando così differenti combinazioni genotipo x ambiente. Sono state condotte analisi chimiche, spettrofotometriche e cromatografiche, e sensoriali per rintracciare l’identità di tali vitigni; in particolar modo le analisi sono state rivolte allo studio dei tannini (proantocianidine) delle bucce d’uva e dei relativi vini, ovvero a quelle molecole presenti nelle uve e di conseguenza nei vini, che causano la sensazione di astringenza in bocca (secchezza, ruvidità). Tale caratteristica decresce all’aumentare della grandezza di queste molecole.

I risultati, presentati il 15 dicembre scorso, integralmente in lingua inglese, in presenza di una commissione di valutazione composta da tre docenti universitari, Enrico Peterlunger, Rosa La Rosa e Luca Espen, hanno evidenziato interessati differenze tra i vari biotipi oggetto di questo studio.

In questo lavoro, le interazioni genotipo x ambiente sono state significative e cruciali nel determinare la qualità delle uve e dei vini ed in particolare per l’accumulo dei tannini e la loro polimerizzazione durante la maturazione delle bacche. Sono state confermate alcune conoscenze già precedentemente riportate da alcune ricerche estere: i tannini delle bucce vengono sintetizzate prima dell’inizio della maturazione delle uve, dopo quest’ultima fase polimerizzano (diventano meno astringenti) e diminuiscono probabilmente per effetto di fenomeni ossidativi o per formazione di legami tannini-proteine delle cellule della buccia.

Il sito sperimentale di Sambuca, in cui i livelli termici ambientali sono risultati superiori a quelli di Marsala, ha causato un accumulo di proantocianidine nelle bucce più alto rispetto a Marsala, ma durate la maturazione è risultata più marcata sia la loro diminuzione sia la loro polimerizzazione.

A livello di biotipi, a Marsala il biotipo C e, a Sambuca, il biotipo B, hanno mostrato tannini più polimerizzati rispetto agli altri biotipi. Per i biotipi della cultivar Frappato non è stati registrati differenze rilevanti.

Per quanto riguarda i vini, dalle analisi condotte i California con tecniche innovative, sono emerse importati informazioni, utili per attuare giuste scelte aziendali in relazione all’obbiettivo enologico che si vuole perseguire.

Per la cultivar Nero d’Avola, il biotipo B appare essere quello maggiormente adatto per la produzione di vini importati che richiedono un periodo di invecchiamento nel corso del quale l’astringenza dei tannini diminuisce rendendo il vino meno aggressivo. Il biotipo A della cultivar Frappato sembra essere molto adatto per la produzione di vini di pronta beva, che non richiede periodi di affinamento, di facile consumo, essendo caratterizzato dal possedere tannini poco aggressivi,

Enol. Vito Mezzapelle



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