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02/04/2016 14:38:00

L'obiettivo (con una B) e l'uomo-merce

 

E mentre l’Accademia della Crusca si consuma sull’ortografia della parola obiettivo questa subisce un cambiamento che ne snatura il significato. Sì, perché noi siamo così, ci azzuffiamo per un accento o una doppia, ma non ci frega se nel frattempo questa parola è passata da un’accezione positiva ad una negativa. Avere un obiettivo è stato, fino a qualche tempo addietro, un atteggiamento vincente, costruttivo, motivante, ora si scopre, quasi d’improvviso, che questo termine è responsabile di un evidente declino del Sistema, quella che muove le organizzazioni, i palazzi del potere, le aziende. Non saprei neppure dire quando tutto questo sia cominciato, forse una decina d’anni fa, forse prima ancora. Una cosa è certa: bisognerebbe subito prendere dei provvedimenti, restituire al sostantivo la dignità originaria e smascherare i responsabili. Poniamo che tutto sia iniziato con i corsi di tecniche di vendita, avete presente quei full-immersion in cui ti silurano il cervello inoculando il germe del potere della mente, delle potenzialità da supereroe latenti che saltano fuori se hai ben chiaro l’obiettivo da raggiungere. Ecco, fino a quel punto il termine conservava una flebile valenza positiva, non si può certo criminalizzare l’impegno rivolto al conseguimento di un risultato. In un contesto aziendale avere degli obiettivi diventa presto necessario, irrinunciabile, obbligatorio. Il successo finale deve però prevedere una ricompensa, altrimenti si vanifica l’interesse e non parlo di targhe, trofei e menzioni speciali, ma denaro cash o per camuffare l’accordo tra le parti, viaggi e premi godibili. La svolta si è già consumata, ma non ho ancora finito. Gli obiettivi non risparmiano le istituzioni bancarie, tutto il personale, dipendenti, funzionari e capi area si muovono in funzione dell’obiettivo, talvolta anche giornaliero, ed ecco che si comincia a non guardare più in faccia nessuno. Pensionati, piccoli risparmiatori che si fidano di banche e bancari perché ignorano questi meccanismi e non sanno che quel dipendente non è libero di consigliare il meglio per te, perché il suo posto di lavoro dipende dal raggiungimento di un obiettivo che qualcuno ha stabilito a prescindere. Nella grande distribuzione fioriscono obiettivi sempre più stringenti, nessun settore merceologico ne è esente, e poco conta se vendi scarpe, creme o libri, anzi, qualcuno fiuta l’affare e parte il filone dei libri motivazionali e ipnotizzanti. È tutta merce, solo merce e si ragiona in termini di pezzi venduti. Gulp! L’onomatopea mi soccorre. Ogni cosa è stata fagocitata, ma non abbiamo ancora toccato il fondo, perché non ho ancora parlato della Sanità, ripeto per i più distratti, sanità, salute della gente, degli esseri umani. Obiettivi e budget anche lì, in quell’ufficio a tutela della salute dei contribuenti si possono spendere solo un tot di soldi e se fai risparmiare l’Azienda ti spetta un bel premio, non mi stupirei se uno di questi giorni mi sentissi dire: che problemi ha lei? Cistifellea, no, mi dispiace per questo semestre abbiamo finito con le cistifellee, se vuole però ho ancora qualche fibroma. Doppio gulp!

Com’è potuto accadere tutto ciò? E noi dov’eravamo nel frattempo? A sì, ora mi ricordo, a disquisire se obiettivo si può scrivere con una o due b.

 

Katia Regina

 

 



Libri e fuffa | 2024-05-14 06:00:00
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