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25/04/2016 06:30:00

Torrazza, quattro anni e ancora un nulla di fatto per la delimitazione della spiaggia

Ma che fine ha fatto la richiesta di ridelimitazione dei confini della spiaggia di Torrazza a Petrosino? A lanciare il monito nei confronti della Regione nei giorni scorsi è stato il sindaco di Petrosino, Gaspare Giacalone, con questo suo post su Facebook: “E’ scandaloso che siano passati infruttuosamente 4 anni da quando abbiamo presentato alla Regione la richiesta per rendere la spiaggia di Torrazza pubblica. Hanno nominato una commissione con il compito di definire il limite tra proprietà privata e demanio. Da allora, nonostante numerosi solleciti e la piena collaborazione, non ci sono stati significativi passi avanti. Questi sono i terreni che appartenevano prima a Calcedonio Di Giovanni, a cui hanno sequestrato un patrimonio di 450 milioni di euro ed è sotto inchiesta per intrecci con la mafia. Poi questi terreni sono stati venduti a Michele Licata, a lui hanno sequestrato un patrimonio di circa 130 milioni di euro per reati vari tra cui truffa, falso in bilancio ed evasione fiscale. Ho scritto nuovamente dicendo che Petrosino non è più disposta a tollerare ulteriori ritardi. La spiaggia di Torrazza deve essere libera ed appartenere a tutti i cittadini”.

 Per capire esattamente qual è la storia e la situazione degli interessi speculari che negli anni si sono creati attorno alla spiaggia di Torrazza, - già questo in realtà dovrebbe far accelerare il processo di chiarezza da parte della Regione e delle altre autorità competenti -, bisogna andare un po’ indietro nel tempo. Infatti, oltre alla storia recente dell’incapacità delle istituzioni regionali nel decidere e dare risposte in tempi rapidi ai cittadini, c’è anche una storia che da decenni vede protagonista la spiaggia di torrazza subire tentativi di speculazione, abusivismo edilizio e inquinamento ambientale. Già agli inizi degli anni ‘70, l’imprenditore di Monreale, Calcedonio Di Giovanni, a cui sono stati sequestrati beni per diverse centinaia di milioni di euro per fatti di mafia, voleva realizzare un mega complesso turistico con 8 piscine, shopping cen­ter, ristoranti, bar, campi da tennis, una spiaggia priva­ta e annesso un porticciolo turistico da 500 posti bar­ca, un qualcosa di devastante e incompatibile con la natura dei luoghi. Del Progetto di Di Giovanni a cui era stata già stata rilasciata nel 1973 la concessione edi­lizia dal Co­mune di Marsala, non se ne fece più nulla.

La storia a tanti anni di distanza si è ripetuta con il tentativo della Roof Garden dell’imprenditore Michele Licata - che ha subito il più ingente sequestro per reati di evasione fiscale e truffa in Italia -, di costruire a Torrazza su un’area di 18 ettari un complesso turistico alberghiero, rientrante nella zona umida dei Margi Nespolilla, dove Licata è riuscito a comprare tutti i lotti di terreno che si affacciano sull’area. Nel frattempo si era portato avanti con la costruzione del lido “Le torrazze” che doveva essere stagionale, ma che in realtà è stato costruito con pilatri di cemento per non essere smontato e per questo dopo le indagini della Procura di Marsala sequestrato proprio per non aver rispettato i requisiti di stagionalità. Ma non finisce qui, in seguito arriva il sequestro di tutta l'area della Roof Garden, compresi i due opifici e la zona che avrebbe dovuto ospitare il campo da golf. I reati contestati: lottizzazione abusiva dell'area dei Margi Nespolilla e abusivismo edilizio. Le costruzioni abusive della Roof Garden: i due edifici destinati ad opifici secondo il progetto presentato all'Assessorato regionale territorio e ambiente, lo stabilimento balneare ricadente sulla spiaggia di torrazza e la strada carrabile. Altro caso, sempre sulla spiaggia di Torrazza, la lunga battaglia per la demolizione di Casa La Francesca, una costruzione fatiscente proprio al centro della spiaggia e che è stata demolita dopo che il Tar di Palermo aveva respinto il ricorso presentato dai proprietari contro l’ordinanza del Comune di Petrosino. E dopo la demolizione di Casa La Francesca, nei mesi a seguire fu la volta del lido Le Torrazze, che venne definitivamente smontato.

Tornando all’attesa di una decisione da parte della Regione, ricordiamo che c’è in corso la riperimetrazione dell’area, presentata all’assessorato regionale Territorio e Ambiente dal Comitato Torrazza, per stabilire ciò che è spiaggia e ciò che non lo è, ciò che è demanio e ciò che è privato. A questa richiesta si e aggiunta anche quella del Comune che, procede su due fronti per arrivare all’obiettivo finale che è quello di avere la spiaggia libera e fruibile per tutti i cittadini: uno è la delimitazione della spiaggia, l’altro è un progetto di rinaturalizzazione dell’area, che ha come ultima ipotesi la procedura di espropriazione per pubblica utilità delle aree private ricadenti sulla spiaggia di Torrazza.

Finalmente, dopo anni di diffide e attese, a gennaio del 2015 l’assessorato regionale Territorio e Ambiente  passò le direttive agli uffici periferici del Demanio marittimo per avviare i procedimenti di delimitazione del demanio in tutto il territorio siciliano. L’ufficio di Trapani convocò i membri della commissione Demanio Marittimo che si è riunì al Comune di Petrosino. Tutto sembrava filare liscio, furono affidati i compiti al Genio civile per i rilievi topografici e al Comune per le visure catastali per individuare i proprietari frontisti confinanti con il demanio. Ma da allora non si sa più nulla se sono stato fatte o meno le misurazioni.

 Per aveve definitivamente "Torrazza Libera" non sono bastati quattro anni di battaglia del comitato spontaneo di cittadini, nato per difendere e rendere libera la spiaggia di Petrosino, che già di suo dovrebbe essere tutelata dal fatto che ricade su una zona a protezione speciale Sic-Zps. Ma a quanto pare questo fatto, che, nel merito dovrebbe essere fondamentale, interessa poco o nulla alle autorità regionali competenti. Evidentemente, questo caso lo conferma, la burocrazia in Sicilia è più forte se non sono bastate le battaglie portate avanti dall’amministrazione comunale che più volte, sin dal suo insediamento ha chiesto e sollecitato la Regione, e del circolo di Legambiente, anche se sulle modalità per arrivare alla spiaggia libera, associazione ambientalista e giunta Giacalone sono entrati spesso in polemica. Ora una nuova sollecitazione, nella speranza che venga ascoltata e presa in considerazione e non rimanga, invece, imbrigliata nelle maglie di quella buriocrazia che è in grado di bloccare le sorti di una Regione come quelle di una piccola comunità.