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13/05/2016 06:30:00

Caccia a Messina Denaro, Attilio Fogazza si pente. La sua famiglia in una località segreta

Quando si parla di pentiti di mafia e di ricerca del boss di “Cosa Nostra”, Matteo Messina Denaro, bisogna essere molto cauti. Da qualche giorno c’è la conferma, con il deposito da parte dei pm della Direzione distrettuale antimafia di Palermo, Carlo Marzella e Francesco Grassi, dei verbali di interrogatorio con le dichiarazioni di Attilio Piero Fogazza, della decisione del 44enne presunto killer di iniziare a collaborare con la giustizia. I magistrati, infatti, stanno ascoltando le dichiarazioni del rivenditore di auto originario di Salemi, arrestato lo scorso 15 dicembre assieme a Nicolò Nicolosi, di Calatafimi, perché ritenuti gli esecutori materiali dell’omicidio di Salvatore Lombardo, un pregiudicato di Partanna che è stato ucciso con due fucilate, davanti il bar “Smart Cafè”, il 21 maggio del 2009, per aver rubato un camion di merce da un supermercato Despar di proprietà del partannese Giovanni Domenico Scimonelli, ritenuto a sua volta il mandante dell’omicidio e già arrestato nell’ambito dell’operazione "Ermes" dell’Agosto del 2015. In quell’operazione antimafia che seguiva le precedenti Golem I e II e Eden I e II, finirono in carcere altre 10 persone tra cui il vecchio boss, Vito Gondola, ritenuto il capo mafia di Mazara del Vallo e a capo della compagnia di mafiosi che si occupavano oltre che del mantenimento, anche della comunicazione con il boss Messina Denaro tramite i famosi pizzini. Per i magistrati, le dichiarazioni di Fogazza sono ritenute attendibili e gli è stato riconosciuto il programma di protezione per se e la sua famiglia, che è stata allontanata da Gibellina in una località segreta. Quanto Fogazza possa sapere e raccontare di Messina Denaro, non  si sa. Quel che appare sicuro è che conosce molto bene l’imprenditore Mimmo Scimonelli ritenuto “uomo d’onore” di Partanna e principale anello di comunicazione della primula rossa di Castelvetrano.

Attilio Fogazza, di fatto dipendente di Scimonelli avrebbe ammesso di aver partecipato all'omicidio Lombardo e di "aver subito delle vessazioni" dall'imprenditore, che in passato ne aveva assunto la moglie al supermercato. Scimonelli, secondo gli inquirenti, sarebbe stata una delle pedine finanziarie utilizzate dal latitante di Castelvetrano. Fogazza - tra le altre cose - nei suoi verbali conferma la presenza di Scimonelli sulla scena dell'omicidio Lombardo: "Era avanti a bordo della sua auto, ed ha visto tutto dallo specchietto retrovisore", avrebbe detto. Scimonelli era ben inserito nel tessuto sociale ed economico del Belice, premiato al Vinitaly qualche anno fa, aveva contribuito alla creazione di un consorzio vitivinicolo e faceva parte del consiglio nazionale della Democrazia Cristiana di Angelo Sandri. Per gli inquirenti era l’uomo dei bancomat di Messina Denaro che andava in giro per l’Italia, tra Roma e Milano, ma anche in Svizzera, a Lugano, dove era solito creare delle società fittizie tramite le quali aveva a disposizione diverse carte di credito.
Scimonelli, lo scorso 2 maggio, è stato condannato a 17 anni di carcere nel processo scaturito dell’operazione antimafia “Ermes”. Prima di Fogazza, forse, a ribadire che qualche maglia della fitta rete di complici e fiancheggiatori del boss castelvetranese stesse cedendo, e’ toccato a Lorenzo Cimarosa, l’imprenditore edile, cugino acquisito del boss. Arrestato nel dicembre del 2013 con l’operazione antimafia Eden, ha cominciato a parlare, più che altro a rispondere alle domande dei magistrati. E’ un dichiarante, quindi, ma quanto le sue parole siano fino a questo momento improntate alla collaborazione attiva e alla facilitazione della cattura di Messina Denaro questo non è affatto chiaro, anzi per quello che ritengono i giudici non lo sono, ha iniziato a dichiarare, ma non è un collaborante. Lui stesso si definisce un pentito ma non un pentito di mafia, perchè non è mai stato mafioso, ma secondo i magistrati aveva un ruolo di primo piano nell’organizzazione.
Cimarosa deve scontare una condanna a 5 anni e 4 mesi, e, comunque, qualche settimana fa, la prima sezione della corte d’appello di Palermo gli ha concesso gli arresti domiciliari, consentendogli di tornare nel territorio dove, lui stesso nelle sue dichiarazioni ha detto che “Tutto gira intorno ai Messina Denaro”.


 



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