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06/06/2016 13:20:00

L'omicidio del Maresciallo Mirarchi e uno Stato sempre assente

di Rossana Titone -  Le parole sono tante, le frasi commosse di circostanza e le circostanziate espressioni di condoglianze pure.
Un fiume in piena, i rappresentanti delle istituzioni hanno inviato comunicati compositi e composti in questi giorni. Il dato di fatto resta : Silvio Mirarchi è morto ammazzato. Hanno sparato per ucciderlo, il suo commilitone, per fortuna, è rimasto illeso.
Erano in due a perlustrare una zona di campagna ampia ma soprattutto non nuova a fatti delittuosi connaturati dal carattere mafioso.
Due. Solo due.
Poi ci scappa il morto e lo Stato si sveglia, inizia, a parole, a elogiare il lavoro delle forze dell'ordine, dell'Arma. Quelle stesse forze che loro stessi depotenziano, a cui non mandano mai i rinforzi perché hanno un costo e allora si lasciano soli, pagati male loro.
Loro che servono la Patria, che si immolano sull'altare della speranza e della legalità,loro che sono umani, che versano sangue e che muoiono.
Ci possono essere funerali di Stato, autorità nazionali che sfileranno e provenienti anche da Marte ma ciò non toglie che qui è morto un uomo per servire un territorio, per amore di una legalità troppo spesso decantata e poco praticata.
Un uomo che barbaramente è' stato strappato alla famiglia, ai figli, ai colleghi che brutalmente sono stati messi con la faccia innanzi la cruda verità : si muore perché lo Stato è' assente.
Ci si ricorda di quanto siano alti i valori umani solo quando c'è il morto di mezzo, solo quando si ammazza, si sputa sangue.
Lo Stato è presente quando c'è una bara a cui poggiare dei fiori, puzzano pure quelli.
E in questa città c'è puzza. Tanta puzza. Un fetore di sangue misto a marciume.
Tra qualche giorno si andrà avanti, si dimenticherà, si guarderà ad altro perché fa comodo così, perché è più facile guardare avanti e commettere nuovi errori che guardare al passato, fare mea culpa, e cambiare la rotta.
Non tutti sono figli della stessa Italia, qualcuno si piange di più, qualche altro di meno.
La retorica e' retorica, le polemiche pure e oggi non è il momento dell'una e nemmeno dell'altra.
Si guardi questo territorio come possibilità di cambiamento fattivo predisponendone intelligenze e mezzi ovvero il processo involutivo ci porterà al suicidio sociale collettivo.
Il Ministro Alfano ci risparmi le sue lungaggini italiote, non vorremmo si distraesse dall'accoglienza indiscriminata e scellerata degli immigrati.
Se proprio deve dire qualcosa lo faccia scrivendo le proprie dimissioni.