Quantcast
×
 
 
29/04/2024 06:00:00

No alla separazione delle intelligenze. Lettera al generale Vannacci

Caro Generale Roberto Vannacci,
Scriverle non mi diverte ma c’è un impegno sociale che ho deciso di portare avanti da anni e che non può sottrarmi alla responsabilità di vergare queste righe.


Vede, in questo frullatore chiamato tempo è più facile fare finta di nulla, tanto abbiamo la memoria del pesce rosso, che dire controbattere. Ma quando si sfiorano certi argomenti, violentandoli, non ci si può voltare dall’altra parte.
Io non credo che lei possa utilizzare la politica per assurgere a ruoli di rilevanza pubblica, ritengo anzi fortemente che dovrebbe smetterla di inquinare un dibattito che, con grande fatica, si sta avviando ad una rivoluzione culturale che mira alla inclusione scolastica e sociale.

E sono preoccupata, tanto, quando ancora sento parlare di ghetto, quando sento parlare di classi differenziali, quando per ignoranza non si cerca di abbracciare le diversità ma si respingono umiliandole e, peggio ancora, emarginalizzandole.
Poi la guardo, la osservo in tv, la ascolto nei suoi contributi, che nessuno ha richiesto, e penso che lei non sarebbe mai potuto essere diverso da quel che è. Non mi preoccupano le idee medievali sue, mi preoccupa il silenzio di un partito di Governo, la Lega, dove lei sarà candidato. Mi preoccupa chi avalla, compiacente, scelte aberranti e non le contrasta.
Lei è per la separazione delle intelligenze, invece il nostro Paese ha lavorato e lavora senza sosta per la integrazione, per la convivenza delle diversità, che sono insegnamenti di vita appresi a scuola e portati nella nostra società.


La “selezione”, quella di cui parla, è un metodo “spazzatura”, che non eleva ma fa regredire. Lei sta producendo un danno enorme, la scuola è punto fermo di crescita nei valori dell’inclusione, della coabitazione straordinaria tra ragazze e ragazzi diversi ma che guardano alla sensibilità senza mai escludere.

L’Italia ha abolito le classi differenziali tanti anni fa, era il 1977, sentirne parlare adesso è come volere uccidere la libertà.
Chiudere in ghetti gli autistici, i dislessici, i sordomuti, i paraplegici e tutte le altre persone con disabilità corrisponde al bisogno suo di mostrare i muscoli nei confronti dei più fragili. Vincere facile si chiama.

Lei è un qualunquista, perché emargina, perché si sottrae al cammino virtuoso e difficile dell’abbattimento delle barriere e dei muri mentali.
Ha ragione quando dice che c’è differenza tra chi corre 100 metri e chi, invece, non può farlo e magari non riuscirà a farlo mai. La differenza è in chi decide di non correre e di prendere per mano gli altri, per camminare insieme. I tempi forse sono diversi ma lo spettacolo è uguale per tutti. Si chiama vita.

Queste idee pericolose offendono, sono un attentato ai valori importantissimi della nostra Costituzione. Non la posso richiamare al senso di responsabilità sociale, perché è chiaro che ne è sprovvisto, poiché immagina soluzioni lontane dal nostro tempo, dove non alberga visione culturale e rispetto per la vita.

Quindi no, Generale Vannacci, non separeremo niente nel nostro Paese ma certamente auguro agli italiani, ricordando che non serve indignarsi e basta, di sapere dividere il voto da lei.

Rossana Titone