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31/07/2016 06:20:00

I processi per la strage di Capaci, adesso tocca a Matteo Messina Denaro

Dopo dieci ore di camera di consiglio, arriva una nuova sentenza per la strage di Capaci. Sono quattro gli ergastoli decisi dalla corte d'assise di Caltanissetta presieduta da Antonio Balsamo. Condanna a vita per Salvino Madonia, Lorenzo Tinnirello, Giorgio Pizzo e Cosimo Lo Nigro: sono loro i padrini sfuggiti alle accuse per 24 anni, gli ultimi componenti del commando che il 23 maggio del 1992 uccise il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e i tre agenti della scorta, Antonio Montinaro, Rocco Di Cillo e Vito Schifani. Assolto il boss Vittorio Tutino, anche per lui la procura chiedeva l'ergastolo, ma le prove nei suoi confronti non sono state ritenute sufficienti; il boss resta comunque in cella, a scontare altre condanne.

E mentre un processo "bis" si conclude, si prospetta già un "ter", che ha come indagato l'imprendibile Matteo Messina Denaro, il boss di Castelvetrano condannato all'ergastolo per le stragi del 1993, di Roma, Milano e Firenze. Proprio dal 1993, Messina Denaro è latitante. Di recente, i pubblici ministeri di Caltanissetta hanno chiesto e ottenuto una nuova ordinanza di custodia per il padrino trapanese, che è accusato di avere avuto un ruolo non solo nella strage di Capaci, ma anche in quella di via D'Amelio.

“Continueremo le indagini per cercare la verità sulle stragi - ha detto il procuratore aggiunto Lia Sava al termine della requisitoria del processo Capaci bis, esposta insieme all'aggiunto Gabriele Paci, ai sostituti Stefano Luciani e Onelio Dodero - ne abbiamo un obbligo giuridico e morale perché siamo consapevoli che nel procedimento concluso e in quello ancora aperto non può esserci tutto". Una nuova indagine sulle possibili "cointeressenze di ambienti esterni a Cosa nostra” all’avvio della fase stragista, anche se - hanno precisato i pm in requisitoria - ogni elemento raccolto fino ad oggi in questo senso non è da considerare “né esaustivo, né sufficiente”. Il nuovo procuratore di Caltanissetta, Amedeo Bertone diceice:

"Una sentenza che riconosce le ragioni dell'accusa anche se per una posizione è arrivata l'assoluzione. Complessivamente siamo soddisfatti per il lavoro svolto e aspettiamo di leggere le motivazioni. Le dichiarazioni dei collaboratori Spatuzza e Tranchina sono quindi state giudicate attendibili e confermo che la procura nissena non risparmierà energie e forze per cercare ulteriori verità su questi fatti".