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28/09/2016 16:50:00

Convegno del Psi a Paceco sul precariato: "La stabilizzazione è possibile"

 Oltre un centinaio di precari dei comuni del trapanese ha partecipato ieri pomeriggio al convegno “Il precariato e la stabilizzazione possibile” che si è svolto nella sala conferenze della Cassa Rurale di piazza Porto Salvo, a Paceco (Trapani). Ai lavori hanno partecipato Gaetano Aiello, esperto in materia di lavoro e pubblica amministrazione, Vita Barbera, segretaria provinciale Psi, Maria Basiricò, assessore all'Istruzione e alle Politiche sociali del comune di Paceco, Nino Oddo, deputato questore dell’Ars, e Antonio Venturino, vice presidente vicario dell’Assemblea regionale siciliana.

Si è tornato a discutere di precariato, delle rivendicazioni e delle prospettive e delle ragioni della stabilizzazione definitiva di tutti i lavoratori, che da anni prestano servizio negli Enti Locali dell'Isola. Il vice presidente vicario dell’Ars Antonio Venturino è il primo firmatario di due disegni di legge, n. 741 e n. 742, fermi da oltre due anni in V Commissione Lavoro che prevedono un percorso definitivo per la stabilizzazione del personale precario, attraverso l'applicazione di norme chiare.

Ma si è discusso anche delle proposte avanzate dal Governo Crocetta sulla Resais ed un eventuale transito degli stessi precari alla società controllata dalla Regione. Sul punto è stato evidenziato che l’operazione potrebbe aumentare la spesa pubblica e allo stesso tempo priverebbe il personale in servizio negli enti locali del rapporto di lavoro pubblico sostituendolo con un rapporto di lavoro di natura privata attraverso l’applicazione del contratto aziendale “Cucal Resais” in sostituzione del contratto collettivo nazionale del comparto Regioni e autonomie locali. Inoltre, è stato affrontato il tema dell’Agenzia di somministrazione, nella quale, secondo le proposte del Governo nazionale, potrebbero confluire i precari. E’ stato fatto rilevare che anche in questo caso al lavoratore non verrebbe applicato il contratto degli enti locali, ma il contratto delle agenzie di somministrazione regolamentato dal “Jobs act”, con l’aumento dei costi relativi alla somministrazione dei lavoratori da parte dell’Agenzia.

“Manca soltanto un anno alla fine di questa legislatura – ha detto Antonio Venturino -. La situazione dei 22 mila precari che lavorano da anni nelle pubbliche amministrazioni siciliane è rimasta immutata. E la colpa è di una classe politica vecchia e nuova, incapace di interpretare in chiave diversa il proprio ruolo sempre più inteso come esercizio di potere e non come servizio alla comunità. La verità è che nessuno vuol mettere mano a una questione che libererebbe oltre 150 mila voti in Sicilia”.

Nelle proposte di legge, a firma Venturino, è previsto anche un albo per i precari e nel caso in cui i posti previsti in organico siano già completi, la creazione di un ruolo soprannumerario che permetta loro di proseguire il lavoro con gli enti, con la trasformazione del contratto a tempo indeterminato, valorizzando l’esperienza professionale acquisita. Sono proposte che affrontano una volta per tutte la questione per offrire una soluzione definitiva ai precari della pubblica amministrazione e quelli utilizzati in Attività socialmente utili. Da anni questi lavoratori hanno superato il limite massimo dei 36 mesi previsto dalla normativa italiana, in applicazione delle leggi comunitarie. Secondo la proposta di Venturino, sia il ruolo unico ad esaurimento che il ruolo soprannumerario non comporteranno aggravi di spese in quanto la stabilizzazione del rapporto di lavoro precario avverrà senza costi aggiuntivi per la Regione. Inoltre, le leggi regionali e statali previste per i precari vengono estese anche ai lavoratori socialmente utili (Attività socialmente utili). I soldi ci sono: 263 milioni e mezzo annui è la spesa calcolata dalla Regione per il triennio 2014-2016, quindi non è un problema legato alle somme.

“Occorre che l’Assemblea regionale, il Governo con il coinvolgimento dello Stato e i sindacati – ha sottolineato Antonio Venturino - mettano fine una volta per tutte a questo calvario istituzionale di Stato anche per un senso di civiltà, non si può utilizzare il personale per oltre 36 mesi senza incorrere nell’abuso come previsto dalla legislazione europea in materia che, ricordo, vale anche per la Sicilia. Se tutti questi lavoratori decidessero di avviare cause di lavoro la Sicilia rischierebbe il default”.