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25/10/2016 07:00:00

Gli vendono la casa all'asta. Ex panettiere si incatena davanti al Tribunale di Marsala

 Il 75enne ex panettiere marsalese Salvatore Marino si è incatenato, ieri mattina, a un palo davanti il Tribunale di Marsala chiedendo di parlare con il procuratore Vincenzo Pantaleo per raccontargli la sua vicenda. Marino, che si è incatenato al pennone sul quale viene issata la bandiera italiana, afferma di avere deciso di attuare questa plateale forma di protesta perché “non si riesce a sfrattare” il panificatore al quale, diversi anni fa, ha affittato il suo locale in corso Gramsci. “Se non ho la disponibilità del locale – spiega – non posso venderlo e di conseguenza avere il denaro necessario a pagare il debito con la banca, alla quale, nel 1988, avevo chiesto un prestito di 30 milioni di lire. Un debito, poi ceduto dalla banca a un’agenzia di riscossione crediti, che qualche anno fa era arrivato addirittura a 135 mila euro. Ora non so più neppure a quanto è aumentato. Intanto, per quel debito iniziale di appena 30 milioni di lire, mi hanno pignorato e messo all’asta una casa che vale 500 mila euro”. E proprio per mercoledì è prevista la vendita all’asta. Marino chiede la sospensione del pignoramento dell’immobile e il rinvio dell’asta. “Chiedo giustizia” ha scritto in uno dei due cartelli che ha esposto in piazza Borsellino. Nell’agosto 2009, l’ex panettiere balzò agli onori della cronaca per avere dichiarato di volere vendere un rene per fare fronte alle difficoltà economiche. Marino ha sospeso la sua protesta dopo circa sei ore. “Sono tornato a casa – afferma – dopo che mi hanno fatto firmare un foglio con una richiesta ufficiale per essere ricevuto dal procuratore di Marsala insieme ai miei legali”. Sei anni dopo il prestito chiesto al Bds, la sua situazione debitoria era già di 47 milioni di lire. Negli anni, il debito aumentò notevolmente e nel 2006 la banca gli chiese 105 mila euro. Stessa cifra, nel 2010, gli ha chiesto di pagare la Tolomeo Finance, cui la banca cedette una serie di crediti. Il debito, poi, aumentò 119 mila euro. E per questo Marino, nel 2013, denunciò la Tolomeo Finance al nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza, a cui chiese di valutare se c’è stato anche anatocismo (aspetto civilistico della medesima questione). “Ho un patrimonio di almeno mezzo milione di euro – dichiarò Marino, già nel 2009 - ma ho tutto pignorato, casa e negozio. Non so neanche come comprare i medicinali per mia moglie che è ammalata. Per questo ho deciso di vendere un rene”. L’uomo spiegò che i suoi problemi ebbero inizio ai primi del 2000, quando, a causa di un grave problema familiare, iniziò a non pagare l’Inail e altre imposte. “La prima – racconta - mi notificò un pagamento di tre milioni di lire, che qualche anno dopo divennero 14. E pagai. Poi, venne fuori che la Serit pretendeva il pagamento delle imposte. Avevo già versato 32 mila euro, ma ne dovevo pagare altri 120 mila”. Scattano, quindi, le procedure per il pignoramento di tutti i suoi beni: il negozio, la casa e un quinto dell’abitazione dei genitori. “Queste ipoteche - spiegò Salvatore Marino – mi hanno impedito di vendere il negozio e incassare il denaro necessario per uscire da questa situazione”.



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