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30/12/2016 06:30:00

Top News 2016. Da Michele Licata, alla coppia dei Rolex, alla 104. Un anno di truffe

I fatti di cronaca, le inchieste, la politica, la caccia a Matteo Messina Denaro. E poi notizie più curiose. Sono le top news del 2016 di Tp24.it. Una carrellata dei fatti più seguiti dai nostri lettori quest’anno e su cui abbiamo dedicato molta attenzione, con approfondimenti e aggiornamenti.

Truffe piccole e grandi. I Rolex fasulli, le fatture false di Michele Licata, i furbetti della 104. E’ stato un anno molto impegnativo per le procure e le forze dell’ordine nel fronteggiare l’italico costume della truffa e dell’evasione fiscale milionaria.
Il re rimane sempre Michele Licata, l’imprenditore del settore turistico alberghiero che da un paio d’anni è sotto il controllo della guardia di finanza e a cui sono stati sequestrati tutti i beni per le truffe messe in campo con il suo impero e il suo giro di connivenze e la maxi quanto cafona evasione fiscale.Inchieste che sono cominciate nel 2015, e sfociata adesso in un processo che non ha lasciato indenne il re delle strutture ricettive.
Quattro anni, 5 mesi e 20 giorni di carcere. E’ questa, con precisione, la pena inflitta dal gup Riccardo Alcamo a Michele Licata, l’ex “re” del settore del settore ristorazione-alberghiero in Sicilia occidentale, processato con rito abbreviato per una colossale evasione fiscale, truffa allo Stato e malversazione. All’imprenditore, per il quale pubblico ministero Antonella Trainito aveva chiesto 6 anni e mezzo, è stata concessa l’attenuante d’aver pagato, anche per mezzo degli amministratori giudiziari, i debiti tributari. Michele Licata, però, è stato interdetto per due anni dai pubblici uffici e soprattutto dagli uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese, nonché di contrattare con la pubblica amministrazione. Idem, anche se solo per un anno, le figlie Clara Maria e Valentina, che hanno patteggiata la pena detentiva. La prima ha concordato una pena a 1 anno, 4 mesi e 10 giorni, la seconda a 1 anno, 1 mese e 10 giorni. Il patteggiamento prevede la sospensione della pena. Il giudice Alcamo ha, poi, disposto la pubblicazione della sentenza, seppure per estratto, mediante affissione nei Comuni di Marsala e Petrosino (dove sono le aziende finite nell’occhio del ciclone) e per 15 giorni nel sito internet del Ministero della Giustizia. Il magistrato ha, quindi, ritenuto giusto dare congrua pubblicità alla sua sentenza. L’evasione fiscale contestata al “gruppo Licata” (Iva e tasse non pagate tra il 2006 e il 2013) è stata stimata da Procura e Guardia di finanza in circa 6/7 milioni di euro, mentre i finanziamenti pubblici per la realizzazione di alberghi e ristoranti “indebitamente” percepiti ammonterebbero a circa quattro milioni di euro. Il reato di malversazione è stato, invece, contestato a Michele Licata per aver sottratto alle sue società denaro per fini personali. Circa un milione e 800 mila euro. Denaro che, però, dice l’avvocato difensore Carlo Ferracane, “è stato già stato restituito”. A Michele Licata non è stato concesso di patteggiare la pena, limitando così i danni, perché, a giudizio dell’accusa, le sue colpe sono rilevanti. Sarebbe lui, infatti, il “deus ex machina” della colossale evasione fiscale e della truffa allo Stato, nonché il “dominus” del gruppo imprenditoriale. Per tentare di attutire la “botta”, a fine gennaio, i legali del gruppo Licata (avvocati Carlo Ferracane, Stefano Pellegrino, Salvatore Pino e Gioacchino Sbacchi), hanno chiesto lunghi rinvii per consentire all’amministrazione giudiziaria di versare all’Agenzia delle Entrate tutte le tasse evase. Ancora, però, per saldare il debito con lo Stato, occorre pagare circa un milione e mezzo di euro. Il procedimento approdato davanti al Gup Riccardo Alcamo è quello relativo al sequestro “preventivo d’urgenza” di somme di denaro, quote societarie, beni mobili e immobili, per un valore di circa 13 milioni di euro, nonché quote sociali e beni mobili e immobili di quattro complessi aziendali per un valore stimato in circa 90 milioni di euro, effettuato il 21 aprile 2015 da Procura e Fiamme Gialle. Questo primo sequestro ha riguardato il ristorante-sala ricevimenti “Delfino”, il “Delfino Beach”, l’agriturismo “La Volpara” e il “Baglio Basile” (albergo-ristorante-sala convegni-centro benessere con piscina). E “per equivalente” anche quote delle relative società, nonché de “L’arte bianca” e “Sweet Tempation” (panificazione) e “Rakalia” (assistenza residenziale). In novembre, dopo il coinvolgimento di altri familiari, seguì il sequestro disposto, sempre su richiesta della Procura di Marsala, della sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Trapani (beni per un valore di 127 milioni). Dopo questo ulteriore sequestro, gli investigatori definirono Michele Licata “abituale evasore fiscale socialmente pericoloso”. L’indagine sfociata nel crollo dell’impero finanziario di Michele Licata è stata condotta dalla sezione di pg della Guardia di finanza della Procura di Marsala e dal nucleo di polizia tributaria delle Fiamme Gialle del Comando provinciale di Trapani. A coordinare il lavoro dei militari sono stati l’ex procuratore Alberto Di Pisa e i sostituti Nicola Scalabrini (nella fase inziale) e Antonella Trainito.
Licata non è l’unico. Quest’anno si è distinta a Marsala una coppia di sposini che era dedita alla vendita di Rolex falsi.
Auto di lusso, vacanze e festini a cinque stelle: questo era il tenore di vita dei coniugi Benedetto Giovanni Teresa, detto Benny, e Ilenia Pollina, di 29 e 25 anni, secondo la Guardia di Finanza, dovuto al boom di vendite di orologi di marca contraffatti. I finanzieri, coordinati dalla procura marsalese, li hanno posti ai domiciliari, su ordine del gip con l'accusa di vendita di merce contraffata e auto riciclaggio. La coppia aveva un sito internet ed un profilo Facebook dedicati alla promozione della merce, i contatti erano gestiti tramite Whatsapp, e i pagamenti avvenivano tramite bonifici bancari, in contrassegno o mediante accrediti su carte prepagate, spesso intestate a terzi. La Gdf ha ricostruito negli ultimi tre anni oltre 750 mila euro di transazioni legate alla vendita di orologi di lusso in tutta Italia: Rolex, Omega e Audemars Piguet.
Nel tentativo di riciclare le somme di denaro Teresa e Pollina avrebbero creato nel 2015 una società, la Luxes Srl, mai operativa, senza dipendenti, priva di una reale sede societaria e con un prestanome quale rappresentante legale,per farvi confluire, sotto forma di versamenti in conto capitale, le somme illecite. Sono state sequestrate le quote societarie della Luxes, un'autovettura e conti correnti per un valore oltre 200 mila euro.
La coppia Teresa - Pollina nell'ultimo periodo è diventata molto nota - e discussa - in città per il tenore di vita tenuto. E poi c'è la loro villa, Villa Exotic, che è location di feste e banchetti.
Per chi se li può permettere, gli orologi Rolex sono il massimo simbolo di eleganza e raffinatezza; per tale ragione, quindi, sono presenti sul mercato un gran numero di falsi. Le differenze fra un modello vero e un'imitazione non sono sempre molto evidenti, ma con qualche semplice consiglio è possibile determinare quante sono le possibilità che il vostro acquisto si riveli un affare o una truffa. Tuttavia, per gli orologi contraffatti ma di alta qualità, bisogna chiedere la consulenza di un professionista. Ilenia Pollina è stata anche candidata alle Elezioni Regionali del 2012, con la lista Rivoluzione Siciliana, di Cateno De Luca e Martino Morsello, senza essere eletta.
Poi, dicevamo, della truffa sulla 104, che ha coinvolto diversi marsalesi e mazaresi. L'inchiesta è partita da Agrigento, e per falso e truffa sono indagate oltre 250 persone.
Sono due i filoni d'inchiesta sui beneficiari della legge 104 in provincia di Agrigento. Coinvolte oltre 400 persone. Sono la gran parte docenti, un centinaio di medici ritenuti compiacenti, e dipendenti e funzionari di pubbliche amministrazioni. Complessivamente 252 hanno avuto notificato dai poliziotti della Digos, su delega della Procura di Agrigento, l'avviso di proroga delle indagini preliminari. Il secondo filone riguarda altri 150 nominativi di insegnanti di scuola primaria.
L'inchiesta avviata dalla Procura di Agrigento ha messo in luce un collaudato sistema legato alle invalidità per ottenere benefici della Legge 104. Dopo gli oltre cento indagati della prima tranche (e che portò all'emissione di decine di misure cautelari per medici, professionisti, dirigenti Inps) è partito anche un altro filone che mira ad accertare eventuali abusi nell’assegnare status di malati a chi non possedeva il requisito e accertare se queste persone abbiano ottenuto illecitamente i benefici a scapito di altre persone avente i titoli. Per tutti l’accusa è - a vario titolo - di falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici in concorso tra loro.
Ci sono anche indagati in provincia di Trapani, a Marsala e Mazara. I nomi: Giuseppe Candioto, nato a Campobello di Mazara il 9 Febbraio 1953, residente ad Agrigento; Antonino Umile, nato a Marsala il 28 Settembre 1951 e residente ad Agrigento; Vincenzo Lo Re, nato a Palermo il 20 Maggio 1956, e residente a Mazara del Vallo; Giovanni Cuccia, nato a Castelvetrano il 21 Maggio 1973 e residente a Marsala; Filippo Becchina, nato a Castelvetrano il 22 Novembre 1948 e residente a Sciacca; Valentina Bruno, nata a Mazara del Vallo il 31 Agosto 1974, e ivi residente. Per tutti, come per gli altri indagati, vale ovviamente la presunzione di innocenza.