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10/01/2017 06:20:00

Le spese pazze di Giulia Adamo/2. Ecco perché è stata condannata

 Giulia Adamo, ex sindaco di Marsala, e deputato regionale, nei giorni scorsi è stata condannata dalla Corte dei conti a risarcire all’Ars circa 157 mila euro per le “spese pazze” disposte quando era capogruppo all’Ars.
L’ex sindaco di Marsala si è difesa in questo processo davanti la corte dei conti dicendo, in sostanza, che gli atti di disposizione delle spese da cui è derivato il danno erariale non sarebbero a lei riconducibili “sia perché, in taluni casi, dalla documentazione processuale non è individuabile la persona che ha agito, sia perché, in talaltri, la documentazione stessa conduce a identificare tale persona nel deputato Lentini”.
I giudici hanno rilevato che le tante disposizioni sono state sottoscritte da Salvatore Lentini perchè era il tesoriere del gruppo, allora sarebbe stato anzi normale che tutte le disposizioni fossero firmate da lui.
Ma il punto è un altro, rileva la Corte dei conti. Non è da tenere in considerazione chi ha materialmente sottoscritto e adottato le disposizioni di spesa “ma è l’identificazione della persona titolare del potere di disporre, vale a dire della persona che, secondo il modello organizzativo adottato dal Gruppo, aveva effettiva signoria sull’utilizzo delle risorse in questione per erogazioni, pagamenti e rimborsi”. In sostanza Giulia Adamo essendo capogruppo, aveva il potere di dire sì o no, e per questo era responsabile delle spese.
E’ importante un altro passaggio della sentenza.
“Se si considera che appare almeno poco ragionevole sostenere che il Presidente di un Gruppo parlamentare sia e resti avulso dalle questioni inerenti alla gestione delle pubbliche risorse finalizzate ad assicurare il regolare funzionamento del Gruppo stesso, anche alla luce del fatto che la “figura dei presidenti dei gruppi consiliari, delineata dagli statuti regionali e dai regolamenti consiliari interni, si caratterizza, a sua volta, per il forte rilievo politico e per l’importanza delle funzioni di rappresentanza, direttive e organizzative ad essi attribuite”  – appare evidente che, in assenza di atti formali recanti espressamente un diverso assetto organizzativo, l’effettiva applicazione del predetto principio generale trova riscontro nelle dichiarazioni rese dallo stesso deputato Lentini, secondo cui “Tutte le spese sono comunque autorizzate dal Presidente del Gruppo” “.
La difesa ha sostenuto che “se l’On. Adamo fosse stata avvertita dell’esistenza di un eventuale obbligo di redigere apposita rendicontazione o di indicare per iscritto le motivazioni delle singole spese non avrebbe avuto alcun motivo per sottrarsi a tale obbligo”. Per i giudici però “l’obbligo di cui parla il difensore compete, infatti, al responsabile della gestione” e “dagli atti non emerge contestazione alcuna da parte dell’odierna convenuta riguardo alle operazioni compiute dal tesoriere, sicché si deve ragionevolmente ritenere che le stesse siano state autorizzate o almeno condivise”.

Per i giudici contabili Giulia Adamo, da presidente del gruppo, “ha disposto (del denaro pubblico, ndr) senza darne efficacemente conto o ristorando spese non ammissibili”.
I difensori di Adamo hanno rilevato alla Corte dei Conti che l’ex sindaco marsalese “è stata eletta deputato regionale in quanto persona impegnata nell'attività politica”, invocando, in sostanza, l’assunto secondo cui la “più importante conseguenza del principio di separazione tra politica e amministrazione è costituita dal fatto che il politico non può essere chiamato a rispondere per errori di carattere amministrativo, i quali sono riferibili ai funzionari incaricati” e che diversamente “opinando le cariche politiche dovrebbero essere riservate a soggetti che siano dotati di titoli di studio specialistici nel settore giuridico, quale non è l’On. Adamo, che è laureata in filosofia e svolge la professione di dirigente scolastico”.
Ma i giudici stroncano questa linea ribadendo che il potere è del parlamentare che lo “ha esercitato il relativo stabilendo cosa pagare e cosa rimborsare”.
E poi, rilevano sempre i giudici, che la responsabilità non si può selezionare in base alla formazione culturale.

Ieri abbiamo visto le spese del 2010 e del 2011. Per il 2012 la Procura generale della Corte dei Conti ha contestato spese per 116.087,14 euro ritenute “non pertinenti le finalità istituzionali del Gruppo” guidato all’epoca da Giulia Adamo. I giudici ne dichiareranno irregolari per 75.485,06 euro.
La parte massiccia del danno erariale consiste nei “Contributi al partito”.
Per la Procura generale della Corte dei conti erano irregolari 52.100 euro i contributi erogati all’Udc attraverso 12 disposizioni di pagamento, “poichè riconosciuti a favore di un soggetto giuridico diverso e distinto al gruppo”. Da queste però i giudici contabili escludono i pagamenti avvenuti a settembre, per 4 mila euro, perchè Giulia Adamo si è dimessa da deputato regionale il 24 agosto del 2012. L’importo che costituisce un danno erariale arriva dunque a 48.100 euro.
Tra le altre spese per cui è stata condannata Giulia Adamo ci sono anche somme versate a favore del deputato Nicotra per 2.800 euro, stessa cifra anche per il deputato Giuffrida e a Giovanni Trovato, per 1.400 euro.
Ci sono poi spese per la campagna pubblicitaria dell’Udc, per le manifestazioni e la campagna elettorale tra il 2011 e il 2012. Se non sono stati considerati danni erariali i servizi acquistati dalla Ipa di Palermo, e da Canale 2 di Marsala, perchè non era chiaro che si trattasse di eventi indipendenti dal gruppo, lo sono invece i 3 mila manifesti stampati per la campagna elettorale del 2011. Si tratta di 2.280 euro che il gruppo ha pagato per la campagna elettorale dell’Udc. I giudici contabili scrivono che “va assolutamente esclusa la sussistenza di un interesse del Gruppo parlamentare, quale organo dell’Assemblea regionale siciliana, che possa essere considerato meritevole di soddisfazione per mezzo del denaro pubblico: non si vede, infatti, come si possa ritenere la spesa per la campagna elettorale per le elezioni comunali direttamente rivolta alla finalità di concorrere all’espletamento delle molteplici e complesse funzioni attribuite al Consiglio regionale”.
C’è anche l’affitto di una sala per cinque manifestazioni politiche per un totale di 7.865 euro. Il gruppo ha erogato fondi anche per la campagna elettorale a Corleone, 1.000 euro. E ancora 1.500 euro per i festeggiamenti del 19 marzo 2012. Costituiscono danno erariale anche le spese per “attività di volantinaggio e attacchinaggio” per il congresso provinciale dell’Udc del gennaio 2012. Sono 4.800 euro. Non mancano poi spese per alberghi e ristoranti per un totale di 6.963,40 euro.
C’era di tutto in questo scorcio di legislatura. Spese fatte con i soldi dei siciliani. Invece, secondo la Corte dei conti, Adamo ha utilizzato soldi come se fossero suoi: “ha tenuto una condotta, non occasionale, la cui estrema disinvoltura va reputata oggettivamente incompatibile con la natura pubblica delle risorse in questione e con il connesso dovere di “dare conto” del loro utilizzo, apparendo tale condotta sicuramente più aderente alla gestione di denaro proprio”.