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27/01/2017 15:15:00

Italicum. Impiccati agli interessi personali dei parlamentari che aspettano il vitalizio

di Leonardo Agate - E così abbiamo la decisione della Consulta sulla legge elettorale votata l'anno scorso dalla Camera, sotto il governo Renzi.
Anche in questa occasione la riforma elettorale voluta da Renzi, e ottenuta con tre votazioni poste con la fiducia, é stata travolta dai giudici come avvenuto per altre riforme di Renzi, per esempio la riforma della burocrazia, e come é avvenuto con votazione popolare con la riforma della Costituzione nel referendum costituzionale. Insomma, delle grandi riforme di Renzi non ne resta in piedi una, dopo il vaglio dei giudici e il voto degli italiani. Un bel bagaglio di sconfitte, che peserà sul futuro politico di chi vorrebbe tornare a governare il Paese.
La sentenza della Corte Costituzionale sulla legge elettorale della Camera, cosiddetta Italicum, é autoapplicativa, nel senso che, essendo stati eliminate le parti ritenute incostituzionali, può essere utilizzata per votare subito. Il Senato, nel caso di votazioni al più presto, é regolato per l'elezione dal Consultellum, l'altra legge elettorale annullata parzialmente dalla Corte Costituzionale e, in seguito all'annullamento parziale, applicabile subito.
Dopo la sentenza della Corte Costituzionale, abbiamo le leggi per votare subito, tutte e due riviste dalla Corte Costituzionale, quella per la Camera ieri, e quella per il Senato nel 2014. Non ci sono ostacoli giuridici di nessun ordine per utilizzarle e andare al voto. Anche se il presidente Mattarella di recente ha auspicato pubblicamente che sarebbe opportuno avere due sistemi omogenei , per la Camera e per il Senato, non si può affermare che le due leggi siano disomogenee anche se parzialmente diverse. Tanto vero che la Corte Costituzionale ha parzialmente annullato l'Italicum tenendo conto della sua precedente sentenza del 2014 sulla legge elettorale del Senato. Non avendo la corte individuato altre negatività delle due leggi da essa riviste, il Parlamento potrebbe essere rinnovato in primavera, e ce ne usciremmo da questa continua caciara.
La Corte Costituzionale é il massimo organo di controllo giuridico sull'attività legislativa. Dopo di lei, non c'é che rivolgersi al Padre Eterno.
Senonché non é sicuro che le forze politiche vogliano andare subito alle urne, almeno non tutte. Mattarella, con il suo recente auspicio, darebbe vigore a quelli che vogliono ritardare il voto, che addurranno pretesti di maggiore omogenizzazione delle due leggi per l'elezione della Camera e del Senato. Poi, ci sarebbero quei parlamentari, che sono circa un terzo, che, svolgendosi le elezioni la prossima primavera, non raggiungerebbero la soglia minima di permanenza alle Camere per ottenere il vitalizio. Ci trascineremo, quindi, nelle prossime settimane tra disquisizioni giuridiche sui modi di modificare ulteriormente le due leggi riviste dalla Consulta, che non hanno bisogno di modifiche per essere applicate.
Il presidente Mattarella, però, non potrà più pubblicamente avallare l'aspettativa di nuove modifiche alle due leggi, per renderle più omogenee. Non ne ha il potere. Tutto a questo punto dipenderà dalle decisioni dei partiti e della maggioranza parlamentare. La caduta del governo, i seguito a sue dimissioni o per il venir meno della fiducia parlamentare, passerebbe la palla al presidente della Repubblica, che non potrebbe più opporsi allo scioglimento delle Camere, dato che la Corte Costituzionale ha fornito lo strumento mancante per l'elezione della Camera dei deputati.
Resteremo impiccati, non si sa per quanto tempo, ai personali interessi dei parlamentari che vorrebbero attendere il fatidico settembre prossimo in cui, verso la metà di quel mese, scatterebbe il via al vitalizio anche per chi non sarà candidato o rieletto nelle prossime elezioni. Chissà quanto importa di loro alla stragande maggioranza degli italiani.