Quantcast
×
 
 
03/02/2017 07:26:00

Castelvetrano, sequestro da cinque milioni per gli Adamo, imprenditori e politici

 Gli uomini della Direzione Investigativa Antimafia di Trapani hanno notificato un decreto di sequestro di beni per 5 milioni di euro agli imprenditori Marco Giovanni Adamo, 71enne e Enrico Maria Adamo, 42enne, padre e figlio, originari di Castelvetrano. Enrico Adamo (nella foto) è ex consigliere comunale, in carica fino a pochi mesi fa, ed ex assessore. Eletto consigliere anche nel 2012, nella lista del Fli a sostegno dell'attuale sindaco di Castelvetrano Errante. Adamo è stato anche assessore in quota Pdl con la giunta di Pompeo, che ora il Pd vorrebbe candidare a Sindaco.  E' singolare che nella sua ultima dichiarazione dei redditi disponibile e riferita al 2015, Enrico Adamo, imprenditore, abbia dichiarato 11.000 euro. La potete leggere cliccando qui.

Il provvedimento è stato emesso dal Tribunale di Trapani – Sezione Misure di Prevenzione, su proposta avanzata dal Direttore della Dia, Nunzio Antonio Ferla, d’intesa con il Procuratore Aggiunto Bernardo Petralia, coordinatore del “Gruppo Misure di Prevenzione” della D.D.A. di Palermo.

Marco Giovanni Adamo, imprenditore molto attivo nel settore del movimento terra, con le proprie aziende, è stato impegnato in grandi opere pubbliche e private, che hanno interessato le provincie di Trapani e Agrigento, come ad esempio le condotte idriche per la distribuzione irrigua delle acque invasate nella diga Delia di Castelvetrano, il metanodotto tra Menfi (AG) e Mazara del Vallo e l’Acquedotto Montescuro Ovest, tra le province di Palermo, Agrigento e Trapani.

Secondo le risultanze giudiziarie degli ultimi decenni, Adamo si sarebbe sbarazzato delle imprese concorrenti con metodi mafiosi, potendo contare sull’appoggio del sodalizio criminale capeggiato da Matteo Messina Denaro, con cui è emerso aver avuto rapporti sin dall’infanzia.
Anche la mafia agrigentina avrebbe subìto la volontà del latitante castelvetranese con l’imposizione dell’impresa dell’Adamo a discapito anche di imprese di altri affiliati a quel sodalizio criminale.

Il figlio, Enrico Maria Adamo, avrebbe seguito le orme del padre, divenendo amministratore delle aziende di famiglia quando quest’ultimo temeva di poter essere raggiunto da provvedimenti giudiziari, perpetuando i rapporti con l’organizzazione mafiosa.
Infatti, Adamo  avrebbe consentito l’infiltrazione mafiosa delle imprese di Lorenzo Cimarosa all’epoca referente imprenditoriale di cosa nostra, nei lavori per la realizzazione del centro comunale polifunzionale di Castelvetrano, formalmente aggiudicati da una impresa ragusana, poi colpita da provvedimento interdittivo della Prefettura di Trapani.

Sotto il profilo patrimoniale è stata accertata l’esistenza di una palese situazione di sperequazione fra i redditi dichiarati dagli Adamo e la formazione del loro patrimonio. Peraltro, secondo il Tribunale di Trapani, anche i redditi d’impresa degli Adamo sono da considerarsi illeciti perché realizzati avvalendosi di metodi mafiosi. Ecco perché è stato disposto il sequestro dell’intero patrimonio dei citati soggetti (appartamenti, terreni, conti bancari, automezzi, un’imbarcazione da diporto e tre aziende) per un valore stimabile in oltre 5 milioni di euro.