Mazara, niente risarcimento e beffa per gli eredi delle vittime di un naufragio

Accadano solo in Italia certe cose. Sedici cittadini mazaresi dovevano ricevere un risarcimento di 191 mila euro a testa e invece devono pagare all'Agenzia delle Entrate 82 mila euro per omesso pagamento della registrazione dell'atto giudiuziario. Insomma, si sentono assolutamente presi in giro questi cittadini che trent'anni fa, esattamente il 16 febbraio del 1987, persero nel naufragio del mercantile Massimo Garau 4 propri familiari, in totale le vittime furono 19, tra cui 15 africani. Per quella vicenda al termine di più processi sia in sede civile che penale e durati più di venti anni in Cassazione sono stati prescritti i reati di omicidio colposo plurimo all'armatore Giuseppe Quinci e al ex funzionario del Registro Navale di Trapani Giuseppe Genovese. La terza sezione civile della Corte d'Appello di Palermo ha riconosciuto un risarcimento danni di 200 mila euro ciascuno ai 16 eredi delle quattro vittime. Il fatto è che l’armatore Quinci, ormai 80enne, non può pagare perchè non possiede nulla, mentre Genovese, di 79 anni, verserà 30 mila euro ciascuno agli eredi. Dopo un anno e quattro mesi dalla sentenze civile, l’agenzia delle entrate di Palermo chiede ai sedici eredi la somma di  5.729,75 euro ciscuno, applicando l’aliquota del 3% sulla somma stabilita dal tribunale e cioè 190.689 euro a testa che ogni erede avrebbe dovuto incassare. “All’Agenzia delle entrate –  afferma l’avvocato Galasso - chiediamo la sospensione dell’atto perché in questa vicenda c’è un reato gravissimo, quello di omicidio colposo plurimo, reato prescritto ma che anche in sede civile se ne deve tenere conto”.