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26/04/2017 20:51:00

La crisi dell'Alitalia: ma che fallisca, un buona volta!

 di Leonardo Agate - C'é il rischio che l'Alitalia sia messa in liquidazione, e poi dichiarata fallita.
Su un accordo tra l'azienda e i sindacati, che prevedeva tagli di personale e riduzione degli stipendi, il referendum indetto tra i dipendenti ha risposto "no".

Adesso che si fa? Innanzi tutto non si capisce perché un accordo tra l'impresa e i rappresentanti dei lavoratori sia stato messo alla votazione definitiva dei lavoratori. Forse lo prevede qualche norma di legge, non ne sono sicuro. Ma l'operazione referendaria mi sembra come se a un gruppo di lavoratori venisse chiesto: "Alcuni di voi saranno licenziati; altri avranno riduzione di stipendio." Penso che il gruppo di lavoratori, a questa precisa proposta, direbbe: "No", come hanno fatto i votanti al referendum.

Il referendum fra i lavoratori dell'Alitalia dà una risposta scontata. Ma i rappresentanti dei lavoratori, per scongiurare il fallimento della ditta, avevano accettato la riduzione dei posti e quella degli stipendi.

Alitalia in principio fu la compagnia di bandiera italiana, di proprietà statale. I suoi passivi venivano accollati alla collettività, di cui facevano parte anche coloro che non viaggiavano con i voli di quella compagnia o che mai viaggiavano in aereo. Solo che le imposte le pagavano e le pagano tutti, viaggiatori e no.

Nel 2009, la compagnia fu privatizzata, divenendo società per azioni. Dal 2009 al 2014, cambiata la denominazione da Alitalia a Cai - Compagnia aerea italiana s.p.a., si tentò il risanamento e il rilancio, che non avvennero. Nel 2014, la società ha cambiato di nuovo denominazione: diventa Alitalia società aerea italiana, facendo entrare nell'azionariato, con il 49%, la compagnia emiratina Ethihad airways. Nemmeno la nuova gestione riesce a risanare l'azienda.
La nuova compagnia continua a perdere milioni di euro, che in pochi anni sono diventati miliardi. Onde il rischio - necessità di mettere in liquidazione l'azienda. salvo che lo stato non dia ai privati azionisti i soldi per ripianare le perdite.
Cari concittadini, ci abbiamo smenato troppo con il carrozzone Alitalia. E' ora di finirla. Si può viaggiare verso tutto il mondo , ed anche in Italia, con altre compagnie, che hanno prezzi più competitivi, perché sono meglio gestite.
Dell'amministrazione di Alitalia ho esperienza diretta. Ero segretario comunale negli anni '90 in un comune siciliano. Questo comune sottoscrisse con Alitalia un accordo, per il quale la compagnia avrebbe portato in quel comune artisti e compagnie di spettacolo e teatrali per alcuni anni, provvedendo anche in parte al vitto e all'alloggio. Il comune avrebbe pagato una parte del costo effettivo dei servizi. L'altra parte sarebbe stata addossata alla compagnia, che ne avrebbe tratto pubblicità per il servizio reso allo spettacolo e all'arte.
Sono passate alcune stagioni di spettacoli e di viaggi, e la compagnia ha cominciato a reclamare i propri compensi. Il comune prometteva, ma non aveva soldi. La compagnia ha interrotto la collaborazione. Scriveva di avanzare dal comune più di due miliardi di lire.
Se la compagnia avesse passato le pratiche a un buon ufficio legale, avrebbe costretto il comune a pagare il dovuto, con le buone o con le cattive.
Macché! Alitalia si ricordava una volta l'anno di reclamare il suo credito con lettere- diffide. Questo per alcuni anni, senza agire in giudizio. Il comune fu poi dichiarato dissestato, e il credito dell'Alitalia si ridusse al lumicino, falcidiato.
Intanto le perdite dell'Alitalia venivano ripianate dal ministero. Un'amministrazione davvero stolta del pubblico denaro.
Ma che fallisca, l'Alitalia, una buona volta!